L'orgoglio fotte la gente

1.6K 77 3
                                    

La situazione era tornata esattamente come prima della faccenda della lista e forse ancora prima, a quanto nemmeno ci rivolgevamo la parola.
Se prima fingevo di detestarlo, ora era vero sul serio, tanto che non volevo averci più nulla a che fare.
Malgrado l'irritazione che mi dava io non l'avevo mai detestato, lo trovavo terribilmente fastidioso quello sì, ma non aveva fatto nulla di grave per farsi odiare.
Ora invece sì, trovavo la sua presenza terribilmente fastidiosa e più volevo non incontrarlo, più il destino me lo metteva davanti.
Il destino, tutta colpa sua!
Io non ci avevo mai creduto al destino e non ci credevo nemmeno ora. Le cose succedevano e basta, nessun disegno dietro. Ma alcuni eventi accadevano in circostante talmente bizzarre e coinvolgevano persone così inaspettate che ne rimanevi stupito. Darcy Blaison, ad esempio.
Rieccomi pensare a lui! Ma per capire tutta la mia stizza di quel momento dovevo ripercorrere tutte le varie tappe.
Il destino, o qualunque cosa manovrasse quel gioco perverso, aveva sempre messo nella mia strada Darcy Blaison, sembrava come se mi facesse i lampeggianti su di lui.
Allora cominciai a focalizzarmi un po' di più su chi il destino, o qualunque altra cosa al posto suo, mi metteva sempre davanti.
Mi capitava di notare varie cose di lui ma poi subito distoglievo lo sguardo chiedendomi perché mai me ne dovesse importare.
Iniziai ad accorgermi che a volte i nostri sguardi si incrociavano e cercavo di capire se anche lui si faceva tutti quei complessi come me e la mia risposta era no, neanche ci badava.
Ero io che gli stavo dando più valore del dovuto arrivando addirittura a fare sempre più caso a lui. Lo riconoscevo in mezzo alla folla, mi capitava di passare spesso davanti alla sua classe, arrivando talvolta ad essere io a volerlo cercare.
Rimasi per parecchio tempo in quella fase di contemplazione e analisi del soggetto arrivando a impegnarmi più del dovuto e rendendo quelle giornate scolastiche meno noiose.
L'idea che mi ero fatta di lui cambiava ogni volta. A volte pensavo che fosse un ragazzo socievole, abituato a stare al centro dell'attenzione, altre invece, che fosse in realtà un ragazzo molto solo. Altre volte mi sembrava un tipo davvero demente, altre una persona davvero intelligente, quasi un genio incompreso. A volte mi sembrava essere interessato a me altre, invece, non sapere neanche chi ero e ignorarmi totalmente.
Era diventato il mio soggetto da psicoanalizzare e ogni volta che credevo di essermene fatta un'idea, lui mi dava dati nuovi che non riuscivo a mettere insieme, facendomi quasi impazzire.
Mai avevo trovato persona tanto complicata ma non era neanche mai capitato che una persona arrivasse a interessarmi a tal punto da studiarla volontariamente in segreto.
C'erano volte che conoscevo qualcuno e facevo attenzione a piccole cose involontariamente ma io Darcy non lo stavo conoscendo e quelle curiosità su di lei non n'è che ne facevo veramente caso, a volte scavavo in fondo per trovarle.
Non era una cotta, come poteva esserlo se a stento ci parlavamo, ma il mio atteggiamento era dettato più da un'enorme curiosità: quella di conoscere meglio il ragazzo che avevo sempre davanti.
L'unico modo per chiarirmi la situazione e chiuderla là per sempre sarebbe stata quella di conoscerlo sul serio.
Tentai ma i miei tentativi non andarono a buon fine. Nulla mi permetteva di arrivare davvero a conoscerlo.
Andava sempre a finire così: quando non volevi una cosa, quella accadeva e quando non la volevi, non accadeva proprio niente.
Poi fu proprio quando non ci pensai più che successe e che iniziò la nostra... qualunque cosa fosse.
"Voglio dire... Se c'è spazio per me nella tua vita."
Mi tornarono alla mente quelle parole di Darcy. Non serviva fargli spazio nella mia vita, lui ne faceva involontariamente già parte.
Lo conoscevo da quando eravamo piccoli ma solo ora mi faceva quello strano effetto pur senza volerlo.
"Se hai paura puoi sempre stringerti a me."
"È proprio di questo che ho paura."
Per tanti anni credevo che eravamo indifferenti l'uno all'altro quando in realtà non era affatto così.
Ripensai a tutti gli episodi della mia vita che lo avevano coinvolto prima di tutta questa storia della lista. Alcuni mi facevano innervosire, altri invece ridere, altri invece erano dei bei ricordi.
Basta! Ricordare quelle cose non mi avrebbe aiutato nel mio tentativo di far tornare tutto esattamente come prima.
"Pensi a lui non è vero?"
Neanche le mie amiche mi aiutavano.
"No." Negai.
"Stai facendo impazzire quel povero ragazzo." Proruppe Red.
"Sai che mi interessa..." dissi seccata.
L'avevo messo davanti ad una scelta: scegliere me terminando la lista o vincere la scommessa rimanendo con il suo orgoglio.
"Davvero vuoi far finire le cose così dopo tutto quello che ha fatto?" mi volle far ragionare Hannah.
Ma la faccenda era ben diversa. Fin dall'inizio le cose erano chiare, lui avrebbe dovuto finire tutta la lista e, anche se, quella volta in ascensore ci pensai a chiuderla lì, ora le cose erano mutate. Il fatto che non volesse fare l'ultimo punto mi infastidiva.
"Cambia semplicemente quel punto della lista."
Anche Darcy poteva semplicemente rispettare quel punto della mia lista.
"Perché mai dovrei? Non ci perderebbe nulla a fare quel punto. A parte il suo orgoglio."
Quell'idea che lui tenesse al suo orgoglio molto più di me mi infastidiva. Se lo tenesse pure il suo orgoglio, la sua scelta per me lui l'aveva già fatta.
Non voleva perdere quella stupida scommessa che lui stesso aveva fatto. Questo mi dimostrava che quello per lui era semplicemente stato un gioco e io non l'avrei lasciato vincere quindi meglio finirla lì.
"Lo sai che lui è molto orgoglioso quasi quanto lo sei tu."
"Voi non capite..." dissi loro. "Si è rivelato per quello che è. Una persona che tiene più al suo orgoglio che a me."
"Tu lo critichi quando invece stai facendo esattamente la stessa cosa." Mi accusò Red senza capire.
"Perché non lo cambi tu? Perché non rinunci tu al tuo orgoglio per lui?"
Io? Perché avrei dovuto farlo io? Io non avevo messo in piedi quella scommessa. Certo lui aveva fatto tante cose per me ma era stato lui a volerle fare, non l'aveva obbligato nessuno, così come adesso.
Però mi stavo appena lamentando del fatto che volendosi tenere il suo orgoglio dimostrava che non gliene fregava niente di me ma d'altronde io non stavo facendo la stessa cosa?
No, no, no! Erano due cose esattamente diverse. O forse no?
Era proprio vero: l'orgoglio fotteva la gente.

Mr. Player and IWhere stories live. Discover now