Darcy Blaison

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Normale...
Questa era la risposta che davo a chiunque mi chiedesse come stavo in quel periodo.
"Come stai?"
Alzavo le spalle e rispondevo semplicemente "Normale."
Poi mi guardavano dispiaciuti come se la mia fosse una risposta negativa, ma non era così. Io non ero triste mi sentivo solo... normale.
Era questa la sensazione che lasciava l'aver vissuto qualcosa di incredibile che però ormai era finito.
Come quando terminava l'adrenalina dopo un giro sulle montagne russe, o quando tornavi a casa da un viaggio strepitoso.
Era normale sentirsi normali dopo che si aveva vissuto qualcosa di inconsueto.
Anche io avevo sperimentato un qualcosa del genere. Darcy Blaison era stato il mio distacco dall'abitudinario, dalla monotonia.
Era stato adrenalina e scoperta ma ora che l'effetto era svanito, mi toccava tornare normale, alla mia vita di tutti i giorni.
Mi svegliavo alle 7 e alle 7:40 partivo da casa per poi arrivare a scuola, a parte le mie amiche non c'era nessun'altro ad aspettarmi, seguivo le mie 6 ore di lezione senza venir distratta da nessun messaggio sul mio cellulare, il pomeriggio lo passavo solo a studiare dato che non avevo altri appuntamenti in programma, mangiavo e andavo a dormire tranquillamente, non c'era più nulla che non mi facesse prendere sonno e mi facesse passare notti insonni. Normale insomma.
Era tornato esattamente tutto come prima.
Darcy Blaison non faceva più parte della mia vita se non come una presenza poco invasiva che mi capitava di incrociare di tanto in tanto ma nulla di più.
Non passavamo più il tempo insieme, né chiacchieravamo o chattavamo.
Tutto esattamente come prima.
Ero tornata a quella che era la mia vita ma ancora dovevo riprendermi, perché alla mia realtà sembravo non essere più abituata.
Dovevo tornare quella di prima. Allegra, spensierata, senza preoccupazioni se non per la scuola e le amiche, piena di energia e voglia di fare.
Ma come potevo riuscirci se chiunque mi ricordasse di lui.
Io non ne volevo più sentirne parlare, ormai era una faccenda chiusa, archiviata.
Lui non mi aveva voluto nella sua vita e io lo accettavo, non potevo mica obbligarlo.
Se io non gli interessavo lui non mi sarebbe interessato.
Non ci ero rimasta male per la sua decisione ma mi infastidiva sentire parlare di lui.
Come se la mia vita senza Darcy Blaison non sarebbe andata più avanti. Se avevo vissuto 17 anni senza di lui potevo viverne altrettanti.
Non ne potevo più!
Non volevo sapere cosa faceva o cosa diceva, non mi importava di una persona a cui non importavo affatto, ma questo la gente non lo capiva.
Mi serviva un posto dove lui non potesse raggiungermi, né col corpo né con la mente. Un posto dove stare un po'... con la testa fra le nuvole.

Mi trovavo nel posto più alto della nostra città, sapendo che lì Blaison non sarebbe mai potuto venire dato che soffriva l'altezza e che quindi sarei stata tranquilla.
Era l'edificio che offriva una delle migliori viste. Mi appoggiai alla balconata facendo attenzione a non sporgermi troppo a causa di quella piccola sensazione di vertigini che provavo.
Da quel punto la città era bellissima, a volte alle cose non si dava mai la giusta attenzione.
Chissà se qualcuno avrebbe mai fatto davvero caso a me...
Perché non riuscivo a piacere come le altre ragazze? Che avevo io che non andava? Dove sbagliavo?
Sarebbe piaciuto anche a me avere un ragazzo, sapere cosa si provasse.
Pensavo che le sensazioni che provavo con Darcy si avvicinassero moltissimo ma a quanto pareva sbagliavo... mi ero fatta film mentali come sempre.
Ma non dovevo preoccuparmi di questo!
Avevo 17 anni. Dovevo divertirmi, avevo tutta la vita davanti, dovevo vivere il momento, essere dannatamente felice, pensare all'estate che stava arrivando, scegliere la meta, organizzare il da farsi, preparare le valigie, dovevo anche fare una lista per ricordarmi di fare tutte queste cose. O forse meglio di no...
Tutta questa faccenda mi aveva insegnato a non programmarmi mai più niente nella vita. Le liste portavano solo problemi...
Mi venne da ridere a questo pensiero. Mi accorsi che era da un po' che non ridevo così sinceramente e per giunta stavo ridendo da sola come una scema.
Una volta essermi ripresa notai che avevo la testa un po' più libera e che i pensieri si erano fatti più rarefatti a quell'altezza, ma quella sensazione non durò per molto.
"Non ti buttare..." fu la sua brillante entrata in scena.
Ma che ci faceva lui qui?!
"Non mi butterei mai per te, non sono così disperata." Sputai acida. "Che ci fai anche tu qui?"
"Il destino?"
Alzai un sopracciglio mostrando che la sua risposta non mi aveva convinto affatto.
"No, ok... cercavo te."
"Come hai fatto a trovarmi?" mi voltai nella sua direziona scocciata.
Stavo bene prima che arrivasse lui, lo ero sempre stata.
"Ho pensato che saresti andata nel posto più alto dato che ti ho detto che ho paura dell'altezza. Ed eccomi... la sto affrontando solo per scusarmi."
"Davvero?" chiesi scettica.
"No, in realtà ti ho mentito. Non soffro di vertigini. Te l'avevo detto solamente per farti accettare."
Girai il capo dall'altra parte, dovevo aspettarmelo. Tutto quello che aveva fatto o detto era stata tutta un'illusione ma per me non era stato così.
"Che sei venuto a fare qui?" sbuffai infastidita.
"A chiarire la situazione tra noi."
"Abbiamo già chiarito. Va tutto bene ora."
"Ah va tutto bene? Quindi il fatto che mi eviti, non mi parli e non mi vuoi vedere è perché tra noi va tutto bene."
Perché lo diceva come se la colpa di tutto fosse mia? Ma che si aspettava che facessi? Che lo accogliessi con degli applausi e gli facessi pure dei complimenti?
"Sì. Era così tra noi prima che tu facessi la mia lista, no?"
"Quindi dimentichiamo tutto e facciamo finta di niente. Proprio una decisione da ragazzina quale sei."
Ragazzina... odiavo essere definita così e questo servì solo a innervosirmi ulteriormente.
"Ma mi spieghi che sei venuto a fare?" dissi stizzita.
"Voglio parlarti, cazzo. Ci ho provato in ogni modo in questi giorni. E ora che posso, voglio dirti che tu non puoi essere arrabbiata con me." Mi ammonì.
"Ah no?" risposi con sarcasmo.
Certo che quel ragazzo aveva proprio una bella faccia da schiaffi! Io facevo quello che volevo. Se volevo essere arrabbiata con lui, lo sarei stata.
"Sei stata tu quella che ha voluto rovinare tutto per colpa del tuo stupido orgoglio." Ribaltò la medaglia.
"Sei tu quello che ha preferito tenersi il suo orgoglio e mi hai restituito la mia lista."
Gli ricordai
"Orgoglio?" mi canzonò. "Ma quale orgoglio? Io ho mandato a fanculo il mio orgoglio maschile già da tempo ormai, da quando ho cominciato la tua lista."
"Allora perché non l'hai finita?" dissi con tono arrabbiato.
"Ma non era quello che volevi fin dall'inizio? Non dicevi che io non sarei mai riuscito a finire la tua lista?"
"Sì, l'ho sempre saputo."
"E allora perché ce l'hai tanto con me adesso?"
"Perché speravo che tu mi dimostrassi il contrario!"
Il mio tono da arrabbiato passò ad essere deluso. Non era così difficile ma lui era troppo idiota per capirlo.
Passò qualche minuto di silenzio ma fu Blaison il primo tra i due a parlare.
"Mi ricordo che tu una volta hai detto che noi due siamo discutibilmente compatibili." Dissi senza capire dove volesse andare a parare. "All'inizio non mi sforzai nemmeno a capire che tipo di significato ciò avesse nella tua contorta mente, ma ora a pensarci... hai ragione! Ci sono tantissime motivi per la quale noi due non siamo compatibili, così tanti che..." disse pensandoci su un attimo. "Potremmo fare una lista, che ne dici?"
"Non avevi detto che trovi la mia lista stupida?"
"Ecco, esatto! Punto 1: Fai cose stupide." Mi disse. "Anche se sei intelligente. Ma la cosa grave è che poi mi ritrovo a fare queste tue stupidaggini che mai avrei pensato di fare."
"Guarda che nessuno ti ha mai costretto a fare niente."
"Tu lo sai che nessuno avrebbe mai fatto quella lista Ferres?"
Perché le sue parole riuscivano a colpirmi tanto? Lo sapevo benissimo che nessuno avrebbe mai fatto la mia lista perché nessuno era interessato a me ma non c'era bisogno di schiaffarmelo così in faccia.
"Beh certo, non sono la ragazza più bella del mondo ma questo non significa che se non ci fossi stato tu nessun'altro ci avrebbe mai provato con me..."
"Non volevo dire questo..." si lasciò scappare un verso frustrato. "Punto 2: Sei così dannatamente sensibile e io non ho esattamente un ottimo carattere e so che anche la minima parola sbagliata, la interpreteresti male e ti sentiresti ferita. Tu scegli sempre accuratamente le parole da dire, io ho poco tatto quando dico le cose."
"Beh certo..." esordì. "Perché dire ad una ragazza che la trovi divertente è un complimento."
Ricordavo ancora quando me l'aveva detto durante il nostro primo appuntamento e io da mente malata come ero non avevo smesso di pensarci e rimuginarci sopra così come ogni cosa che usciva su di me dalla su bocca.
"Vedi! Punto 3: Tu fraintendi sempre tutto e le ingigantisci mentre io non mi spiego bene e tendo a minimizzare. Io volevo dire che sei una delle poche persone con la quale passo dei bei momenti insieme."
"Perché ti faccio ridere." Precisai.
"Esatto!" esclamò facendomi imbestialire. "Cazzo Ferres... dove vai?"
Non lo ascoltai. Continuai a procedere verso l'uscita. Non sarei di certo rimasta lì ad ascoltare la lista di difetti che aveva da elencarmi.
"Certo che sei pazza, punto 4, e credo seriamente che tu soffra di qualche disturbo bipolare. Un momento sei calma e tranquilla e l'attimo dopo impazzisci. La gente pensa che tu sia normale perché non ti conosce davvero e non sa quanto tu in realtà sia folle. Le tue emozioni sono talmente altalenanti che non ce la faccio sempre a tenere il passo."
"E stare vicino a te non mi aiuta di certo." Risposi di rimando continuando a procedere ma le sue gambe lunghe fecero in modo che mi raggiungesse e mi fermasse.
"Odio correrti dietro." Mi ostacolò l'uscita. "Sono abituato a remarti sempre contro."
"Se eri venuto per rimediare sappi che non ci stai riuscendo." Lo informai.
"Vedi come fai? Te la prendi e poi scappi."
"Non resterò qui ad ascoltare te che mi rinfacci tutti i miei difetti."
"Sai che non mi riferivo a questo..."
"Che volevi che facessi? Tu avevi già preso una decisione pur sapendo che a me tu interessi. Non posso costringerti."
"Magari la prossima volta fallo e una delle cose che mi piacciono di te, te l'ho appena detto."
"Ma quando?"
"Ah signorina Ferres, non prestava molta attenzione. Male. Devo supporre che era distratta da altro."
"Sì dalla voglia di prenderti a schiaffi." Lo smontai subito.
Fare il bellimbusto non lo avrebbe aiutato, non stavolta.
La mia reazione gli fece capire che questa volta la situazione era più grave e non se la sarebbe cavata con qualche semplice battutina.
"Te l'ho detto prima. Mi convinci a fare cose stupide e per quanto io dica il contrario, mi piace."
"Perché devo fare sempre tutto io? Potevi essere tu a convincermi! È inutile che dai la colpa a me."
"Vedi! Un altro punto... Trovi sempre un motivo per fare discussione e vuoi sempre avere ragione tu."
"Non è vero!"
"Sì invece."
"Io non discuto sempre."
"Stai appena discutendo sul fatto che non discuti sempre." Mi fece notare.
"Non è colpa mia se non mi trovo sempre d'accordo con ciò che dici."
"No, il problema è che tu non ti trovi mai d'accordo con ciò che dico." disse marcando il mai. "E questo mi porta a pensare e a farmi sentire in torto, anche per le cose più stupide, anche quando so di aver ragione. Come ora, ad esempio."
"Senti Darcy se hai intenzioni di continuare ad andare avanti così, io non ho più intenzione di parlare con te!"
"Perché fai così? Sei incomprensibile! Più di qualsiasi altra ragazza e io finisco per impazzire ad interpretarti per capire cosa vuoi. È esasperante!"
Però ci riusciva sempre. Capiva quello che volevo ancor prima che lo capissi io a volte. Inoltre era giusto che sforzasse quei due neuroni che gli erano rimasti per qualcosa di buono.
"Beh anche per me è la stessa cosa. Mi complichi la vita più di quanto non lo sia già..."
"Bene hai trovato un altro punto, Ferres." poi proseguì. "Punto 7: Sei incasinata e questa cosa non va affatto bene dato che io sono un casinista per eccellenza. Ci influenziamo a vicenda e complicheremo le cose più di quanto noi stessi non facciamo già."
In effetti era vero. Darcy Blaison era entrato nella mia vita arrivando a portare ancora più scompiglio ma non era stato così male. Io non la vedevo in quel modo ma a quanto pareva lui sì.
"Ad esempio mentre io ti faccio perdere la testa, tu no."
Wow! Lui sapeva proprio come farmi sentire speciale e desiderata. Poi era ovvio che finivo per arrabbiarmi.
"Smettila di fare l'egocentrico! Tu non mi piaci e non mi fai assolutamente nessun effetto come io non lo faccio a te!"
"Mi lasci finire di parlare?" mi rimproverò. "Tu la testa me la rimetti a posto."
"Allora non mi sembra di aver fatto un buon lavoro dato che nemmeno capisci che questa non è affatto una cosa negativa."
"E invece sì che lo è! Preferivo il mio modo da pensare da idiota, dava meno preoccupazioni e problemi."
"Quindi io sarei un problema?"
"Non sei tu il problema ma..." si fece scappare un verso frustrato. "Vedi che non capisci mai niente."
"Sì bravo, dammi della stupida. Così di sicuro aggiusterai le cose."
"Con te non si può parlare! Io mi sto sforzando a trovare le parole giuste ma tu mi accusi e mi sbatti in faccia la tua acidità! Sei insopportabile!"
"Guarda che io sono fantastica, sei tu che non lo capisci!"
"Invece sì, lo capisco. Sei una fantastica rompicoglioni!" poi prosegue. "Ecco questo è decisamente un altro punto ma ammetto che in fondo mi piace."
"Che cavolo fai?" sbottai quando me lo ritrovai vicino, davvero vicino, troppo vicino!
"Una cosa che, a mio avviso, funziona sempre..." mi avvisò lui. "Ti costringo a stare zitta."
Vidi il suo viso avvicinarsi al mio mentre non gli staccavo neanche un attimo gli occhi di dosso.
Solitamente era in un momenti come questi, mentre i due si ritrovavano a litigare che arrivava il momento del fatidico bacio che aggiustava tutto.
Era davvero questa la sua intenzione? No perché non era il momento. Non aveva finito di elencarmi i punti della sua lista e io avevo intenzione di essere arrabbiata con lui ancora un po'.
Ecco che vidi le sue labbra a pochi centimetri dalle mie e fu in quell'istante che credetti mi avrebbe baciato ma...
No ovviamente! Lui era Darcy Blaison, non creava momenti romantici da film per accontentare un'inguaribile ragazza romantica come me.
Lui non poteva tapparmi la bocca con un bacio, lui doveva essere imprevedibile e l'unica cosa che premeva sulle mie labbra, in quel momento, era la sua mano.
Volevo rispondere che non lo ero affatto ma dalla mia bocca uscì solo qualche mugolio incomprensibile che esprimeva comunque tutta il mio contrappunto sia per le sue parole che per i suoi modi.
"Io sono senza dubbio un idiota e non rientro nella tua categoria di ragazzo ideale ma non credere nemmeno per un secondo che non capisca il tuo valore."
Era diventato serissimo. Ma chi lo capiva quel ragazzo? Prima mi dava della stupida e ora mi diceva questo. Non ero io quella bipolare ma lui!
"Anzi forse l'ho capito fin troppo bene. Io non sarei mai alla tua altezza anzi, credo che nessuno lo sarà mai."
Dov'era finito la sua strafottenza? Il tono arrabbiato? O almeno quello da presa in giro?
La situazione si stava facendo fin troppo seria e in casi come questi che l'unica cosa da fare era solo una: gli pestai il piede liberandomi dalla sua presa per tornare a dirgliene 4... facciamo 10.
Lui soffoca il dolore e continua con il suo elenco.
"Punto 10: Sei impegnativa, non impossibile né difficile. Ci vuole pazienza con te, qualcuno che non rinunci e io non credo di essere abbastanza paziente perché anche io ho i miei alti e bassi. E poi sembra che tu la faccia apposta ad infastidirmi rendendomi tutto più difficile."
"Sì." Dissi e forse la mia risposta non lo aveva soddisfatto affatto.
Lo infastidivo per vedere fino a che punto riusciva ad arrivare, fino a che punto teneva a me. A quanto pareva, fino al 19.
"Ecco un'altra cosa. Io sono per le cose semplici mentre tu ti diverti a rendermele difficili e inevitabilmente uno dei due finirebbe per impazzire! Quindi per la nostra salute mentale credo che la mia sia la scelta migliore che potessimo fare."
"Davvero pensi che sia un difetto così grande da non riuscire ad essere superato?"
Rieccomi sentita toccata dalle sue parole che forse non aveva neanche usato per ferirmi volontariamente. Ma diciamo che le caratteristiche che stava elencando erano tratti radicati del mio carattere e non pensavo che per gli altri potessero risultare questo grande ostacolo.
"No, dimentica, torniamo al numero 10 perché come al solito mi sono spiegato male. Questo non è affatto un problema, ma devo pur aggrapparmi a qualcosa."
Non sapevo se esserne rincuorata o meno. Da una parte ero contenta che Darcy non l'avesse vissuta con questo gran peso ma allo stesso tempo non voleva addentrarsi ulteriormente in quella cosa – perché una vera e proprio definizione non la trovavo – che c'era tra noi.
"Tanto lo so che lo fai perché ti piaccio." Wow che novità! "Inoltre ti fai decisamente un sacco di film mentali sul sottoscritto. Anzi lo sai che c'è? Questo è proprio un altro punto. Noi viviamo in sue universi differenti. Io nella realtà e tu nella tua fantasia. Tu pensi troppo e ti fai decisamente troppi film mentali. Non puoi prendertela con me se sono reale e non corrispondo a quelle che sono le tue fantasie. Sei tu che confondi il reale con l'immaginario."
"Smettila brutto pallone gonfiato! Non me la prendo di certo con te perché non riesci a soddisfare le mie fantasie." Forse un pochettino sì.
"Chiariamo... dipende dal tipo di fantasie."
"Smettila! Tu non sei di certo tra i miei pensieri." Mentì.
"Nemmeno tu."
Cosa? Se non ero nemmeno nei suoi pensieri perché adesso era lì con me?
"Tu sei il mio pensiero fisso. Mi chiedo cosa fai, che pensi e registro nella mia mente ogni cosa che dici ed è esasperante visto quanto parli. Ecco, questo è il punto 12: Sei logorroica. E odi quando qualcuno non ti ascolta o non si ricorda qualcosa su di te e io devo stare lì attento ad ogni tua parola e non è facile se ne dici talmente tante soprattutto per uno come me che, a detta dei miei professori, ha scarsa capacità di attenzione. Eppure starei tutto il tempo ad ascoltare quello che dici perché dalle tua bocca escono solo cose interessanti."
"Anche tu dici cose sensate..." Mi piaceva che sotto quel suo fare da idiota si nascondesse un ragazzo con qualche neurone (ma giusto qualche, però). "Peccato che poi fai certi scivoloni dicendo la cosa sbagliata nel momento sbagliato."
"È vero. Punto 13: tu fai e dici sempre la cosa giusta mentre io sempre quella sbagliata. Anche quando sbagli alla fine si dimostra giusto, io no. Sbaglio sempre, in continuazione. Sbaglio nelle mie azioni, nelle mie parole, sbaglio soprattutto con te. E non voglio farlo, non voglio farti star male per le mie azioni ma allo stesso tempo mi è inevitabile. C'è sempre stato un qualcosa che non mi ha mai consentito di fare la cosa giusta con te e quel qualcosa sono proprio io. Finirei per ferirti anche quando non voglio. Tu mi hai aiutato a rimettere un sacco di cose apposto e guarda io come ti ripago. Non sono bravo nelle relazioni e finisco sempre per commettere cazzate."
"L'ho notato..." gli diedi corda. "Però non è sempre così. Mi fai anche star bene, mi fai ridere e da quando sei entrato nella mia vita le giornate sono meno noiose e passano più velocemente. Mi dispiace Darcy ma in quello che dici ancora non ci vedo nulla di soddisfacente a farmi cambiare idea. Dì solo che non te ne frega niente e chiudiamola qua."
Non poteva aggrapparsi a scuse che non si reggevano in piedi. La verità era quella. Per me era stato qualcosa di importante, non per lui. Però allo stesso tempo non capivo la sua insistenza. Non voleva niente di più da me ma allo stesso tempo era lì per chiarire, che poi invece di chiarire a me stava confondendo di più le idee... come al solito.
"Non riguarda questo ma è il Punto 14: Vogliamo cose diverse." Spiegò forse centrando il punto. "Tu vuoi la tua bellissima storia d'amore, una relazione stabile con un ragazzo serio. Io questo l'ho già sperimentato e non ci ho trovato niente di buono. Tu vuoi una cosa seria, io una cosa molto più leggera. Voglio divertirmi e vivermi questi anni in libertà. Non voglio una relazione come la vuoi tu ma allo stesso tempo non voglio che rinunci a qualcosa a causa mia..."
"Sei un idiota a pensare che io rinunci a qualcosa per te, non sei così importante."
"Perché non lo ammetti semplicemente?"
"Che cosa?"
"Che ti sei legata a me più di quanto avresti dovuto e voluto."
"Non è affatto vero!" negai su tutte le furie. "Mi piaci ma niente di più di questo, non mi sono innamorata di te." O almeno credevo. "È una questione di principio! Non puoi chiuderla così cercando di passare tu per la vittima. Inoltre sono stata io a vincere la scommessa e non mi hai nemmeno riconosciuto la vittoria dicendo che io ho imbrogliato. Che poi, se vogliamo dirla tutta, quello che non ha mai giocato secondo le regole, sei tu! C'erano 20 stupidissimi punti e nemmeno li hai fatti come si deve..."
"Punto 15: Sei dannatamente orgogliosa e questo è un grave problema perché lo sono anche io. Pur di non cedere finiamo per dirci cose che non pensiamo. Per noi è più facile insultarci che dire più facilmente che ci piacciamo. E questa è una cosa stupida che non farebbe bene a nessuno dei due perché preferiamo perdere le cose belle che l'orgoglio."
"Però tu lo stai facendo." realizzai. "Stai mettendo un attimo da parte il tuo orgoglio."
"Sì, Ferres. Sto mettendo un attimo da parte il mio orgoglio per te ma tu non lo faresti, non metteresti mai da parte il tuo orgoglio per me. Perché lo usi come difesa, difesa per far entrare solo le persone giuste nella tua vita perché Punto 16: Ostenti tanta sicurezza ma hai sempre paura di perdere le persone che tieni, rimanere sola e chissà quante altre insicurezze nascondi, che non saprò mai perché non abbasserai mai le tue difese con me. Credi che tenerti dentro tutto vada bene, non confidi agli altri le tue insicurezze per paura che le usino contro di te. Hai difficoltà a fidarti e io sono la persona più inaffidabile sulla faccia della Terra. Forse se mi confidassi quello che senti, nei momenti sbagliati, potrei usarli contro di te e ferirti senza volerlo."
"Smettila di descriverti in questo modo, tu non sei così! Tu vai bene, vai. Lo sai che mi piaci come sei, te l'ho già detto. Quindi se vuoi usare qualche scusa per tirarti fuori da questa storia usane qualcun'altra. Accusarti di cose non vere non ti porterà a niente..."
"Dimmi come potrebbe funzionare, Ferres. Non ci troviamo d'accordo mai su nulla, altro punto. Io sono qui ad elencare i tuoi difetti mentre tu elenchi i miei pregi, non andiamo da nessuna parte così."
"Capirai, sono già conclusi i tuoi pregi per quanti ce ne hai." Tornai al mio solito tono.
"La stessa cosa vale per i tuoi difetti. Perché... Punto 18: Mi piaci. Non ti ho notato da subito lo ammetto ma quando hai mostrato il tuo carattere hai cominciato ad attirare la mia attenzione. Sei allegra e solare e cerchi di mettere sempre di buon umore le persone, sei sempre disposta ad aiutare gli altri, sei determinata e mi piace come nessuno riesca a smuoverti quando ti sei convinta di qualcosa, come ora ad esempio. Sei intelligente e brillante e stare in tua compagnia è stimolante, ti far venir voglia di non perderti niente di tutto ciò che la vita ha da offrirti. Sei coraggiosa come pochi. Sei sincera, a volte fin troppo, ma senza mai ferire con cattiveria. Sei affettuosa ma anche terribilmente acida. Mi piaci anche quando non dovresti piacermi. Per esempio quando non ti prepari in maniera impeccabile o quando mi rimproveri. Hai un carisma unico e riesci a trasmetterlo a chiunque ti stia intorno. Nessuna ragazza è mai riuscita ad incuriosirmi come fai tu. Riesci a far pendere tutti dalle tue labbra, fai cose sorprendenti e mi piace il fatto che sei incontrollabile e che nessuno riesca a fermarti. Sei travolgente. Mi piace l'effetto che hai su di me e anche quello che ho io su di te."
"Mi spieghi con questo dove vuoi arrivare?"
Non doveva convincermi dell'immensa e insanabile incompatibilità tra noi due? Dirmi che gli piacevo non mi sembrava rientrasse nei punti?
"Con questo dove voglio arrivare..." mi fece eco come se nemmeno lui lo sapesse.
Sembrava alquanto confuso e non faceva altro che confondermi.
"Che questo è un bel casino perché... Punto 19: Hai aspettative sia su te stessa che sugli altri. Sei determinata, testarda e anche viziata per questo non demordi mai, non accetti di sentirti dire no, non riesci a rinunciare a qualcosa che vuoi sul serio e non ti accontenti mai. Ed è giusto che desideri cose quasi impossibili ma io non farei altro che deludere quelle aspettative.
Come non fare l'ultimo punto della tua lista. Non l'ho fatto né per orgoglio, né per non perdere quella stupida scommessa e so che ti aspettavi tutt'altro. Che io venissi da te, magari superando davvero la mia paura delle vertigini per dimostrarti che non è più grande della paura di perdere te, che ti dichiarassi tutto il mio amore e che avremmo vissuto la storia perfetta che avevi progettato nella tua mente, o tutte quelle altre cazzate fa film ma non posso farlo. Non mi sento di dirtelo e ti mentirei. Ogni cosa che ho fatto era perché sentivo davvero di farla anche se l'ho fatta in un modo tutto mio e non come tu ti aspettavi. Non voglio perdere l'importanza delle cose che ho fatto solo per dirti un ti amo che non avrebbe alcun senso. Sarebbe inutile e non meriteresti di sentirtelo dire così."
"Forse tutto questo era meglio se ci pensavi prima, non credi?"
"Sei tu che fai delle stupide liste che nemmeno funzionano."
"La mia lista funziona. Sei tu che non hai fatto nulla nel modo giusto!"
"Ho fatto tutti i 19 punti ma non mi sembra di averti conquistato e che tu ora sia ai miei piedi, anzi mi stai accusando."
"La mia lista funziona, ti dico."
"Allora hai fatto una lista che funziona al contrario."
"Sì, infatti. Invece di innamorarmi di te, ti odio più di prima."
"Io mi riferivo al fatto che ha funzionato su di me e su te no."
"Ma come siamo arrivati a questo punto?"
Io ero rimasta a quando ci prendevamo ad insulti.
"Credo che qualcosa non sia andata nel verso giusto." Costatò lui.
"Colpa tua... Non hai fatto niente come doveva essere fatto."
Il mio tono si era addolcito, non ero più in posizione di attacco e non sapevo quanto questo mi convenisse.
"Volevi davvero questo? Che facessi tutto come volevi che fosse fatto? Avresti preferito che ti accontentassi, che facessi tutto a modo tuo? Non ti piaccio perché faccio l'esatto contrario di quello che chiedi?"
Per quanto criticassi il suo modus operandi ero felice che fosse andata così.
Non mi importava se non fosse niente come avevo sempre immaginato perché Darcy Blaison aveva superato qualunque mia aspettativa. Fare a modo suo mi era piaciuto anche di più del fare a modo mio.
"Ma chi ha mai detto che mi piaci infatti..."
Lui sorrise. "Ok allora... non hai preferito fare le cose a modo mio?"
Mi venne un brivido. Ricordo quando mi disse che avrebbe fatto le cose a modo suo e io avevo replicato che doveva fare a modo mio o non ci sarebbe mai riuscito. Non capivo come, ma dovevo ricredermi. Forse proprio per quello che mi era piaciuto tanto, perché non era minimamente come me lo aspettavo.
"Sì ma comunque hai perso, Blaison." Sbottai senza nemmeno concedergli di esultare per il suo piccolo momento di gloria. "Dovevi fare tutti i punti della lista per conquistarmi e non ci sei riuscito."
"Accetto la sconfitta." Affermò. "Solo perché sento di aver vinto qualcosa di più grande."
"Sai che questo è colpa tua?"
"Di entrambi." Provò a trovare un accordo lui.
"Sì ma più tua però."
"Ok, più mia." Sorrise.
Perché invece di picchiarlo e odiarlo, mi trovavo con la fronte appoggiata alla sua e non lo allontanavo? Anzi... forse ero stata proprio io ad avvicinarmi.
"Ti odio..." sbiascicai a denti stretti.
Non era affatto vero. Era più facile convincermi di odiarlo che ammettere che tenevo a lui.
"Se è così allora odiami." Rispose semplicemente lui ridendo sicuro che non era così.
"Non mi hai ancora detto il punto 20 qual è?"
"Il punto 20 è che malgrado tutto non riesco a stare lontano da te." Disse spiazzandomi completamente.
Non sapevo cosa dire e odiavo quando lui ci riusciva. Era la frase più bella che mi avessero mai detto e io non sapevo cosa rispondere.
Neanche io riuscivo a stare lontano da Darcy Blaison perché la mia vita senza di lui andava bene ma quando c'era lui andava ancora meglio e io non volevo rinunciare a lui ma non sapevo... non capivo quanto fossi io importante per lui.
Le sue parole erano bellissime ma il 20esimo punto era quello che mi mancava.
"Ti prego dimmi qualcosa..." disse rimanendo nella stessa posizione ma serrando gli occhi.
"Darcy..." lo chiamai.
"Sì, Leonora..." disse continuando a tenere gli occhi chiusi.
"Ti esce il sangue dal naso."
"Oh cazzo!" imprecò lui allontanandosi cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue ma con scarsi risultati.
I momenti romantici e Darcy Blaison non andavano affatto d'accordo.
"Non così! La testa la devi tenere all'ingiù."
"Così?" disse abbassando la testa e avvicinando il suo viso al mio.
Possibile che quel ragazzo non facesse mai niente nel modo giusto?
"Faccio io."
Presi un fazzoletto che avevo nella borsa e gli bloccai la fuoriuscita.
Lui si era appoggiato con entrambe le mani al muretto su cui ero poggiata io e fece come gli dissi, guardò in basso e sentivo il suo sguardo su di me mentre cercavo di arginare l'epistassi.
A causa della sua fastidiosa altezza che mi obbligava sempre a guardarlo dal basso verso l'alto, incrociai il mio sguardo con i suoi occhi pericolosamente troppo verdi.
Lo faceva apposta! Lo faceva apposta a guardarmi in quel modo, così non mi aiutava per niente.
Quel verde, quel dannato verde era il colore più fastidioso di tutte le sfamuture esistenti.
"Non puoi capire quanto ti stia odiando in questo momento..."
Solo specchiandomi in quegli occhi capì il casino di cui parlava Darcy.
Non capivo cosa mi avesse spinto a trovare del positivo in questo idiota, io che avevo sempre sognato il ragazzo perfetto.
Lui era tutto tranne che perfetto. Era idiota, casinista, enigmatico, confusionario, irritante e io mi chiedevo perché allora mi piacesse tanto.
Non lo sapevo. Infondo non l'avevo mai capito, continuavo a non capirlo e forse avrei continuato a non farlo perché lui mi dava mille motivi che me lo facessero piacere quanti quelli che mi facevano capire che lui non era per me.
Lo stava facendo anche ora.
Non era il punto in sé ad essere importante ma quello che c'era dietro. Non avevo mai pensato o voluto obbligarlo a farmi dire che mi amava, volevo sapere quanto lui tenesse a me dopo tutta quella storia.
Per me, dire tutto quello che pensavi e provavi alla persona che ti piaceva era una perfetta dimostrazione di 'Ti amo'.
"Allora adesso mi odierai ancora di più."
Ma ovviamente Blaison doveva sempre strafare mostrandomi il significato pratico della parola 'Ti amo'.
Non ebbi nemmeno il tempo di capire a cosa si stesse riferendo che poggiò delicatamente le labbra sulle mie e mi baciò. E questa volta ero abbastanza sicura che non me lo stavo immaginando!
Odiarlo? Avrei dovuto perché non faceva altro che confondermi. Elencava i miei difetti e poi passava ai miei pregi, diceva che voleva chiudere con me e poi veniva a cercarmi, voleva starmi lontano ma si avvicinava, mi faceva capire che per noi non c'era futuro e poi mi baciava.
Io invece di ribellarmi, per una volta, lo lasciai fare e anche se forse avrei dovuto, in quel momento, non riuscivo davvero ad odiarlo.
Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare quanto potessi risultare imbranata perché stavo vivendo il miglior momento del mondo.
Darcy era riuscito a stravolgere tutto: a farmi abbandonare il mio orgoglio, a impedirmi di pensare, a chiudermi la bocca e non farmi parlare, a mettere a posto i miei casini, a sorprendere ogni mia aspettativa, ad unire i due opposti, a calmarmi con i suoi modi e a mettermi per una volta d'accordo con lui. Perché sì, condividevo la sua scelta anche se il bacio non rientrava affatto nella mia lista.
Ma quando mai lui aveva rispettato le regole?
Lui faceva sempre di testa sua e mi piaceva proprio per questo.
Ora come ora non riuscivo a fare alcun film mentale. L'unico film che stavo vivendo era la pura e semplice realtà. Darcy Blaison aveva battuto la mia sfrenata fantasia, non ci potevo credere!
Quando il bacio terminò non riuscivo più a smettere di sorridere come un'adolescente alla sua prima cotta perché in effetti era proprio così.
Che stupida! Avrei voluto che il tempo non andasse avanti mai.
Non potevo nemmeno descrivere quando mi sentissi destabilizzata.
"Potresti dirgli di fare meno casino?" soffiò sulle mie labbra riferendosi ai battiti accelerati del mio cuore in quel momento.
Casino, già.
Perché la mia vita era sempre stata un Caos.
Era dal Caos che era nato tutto.
Prima lo amavo e non l'amavo.
Innamorarmi di lui era stato un lento ma irrefrenabile processo di sviluppo ma soprattutto di chiarificazione.
Un miscuglio universale e disordinato di sentimenti, qualcosa di indefinibile e indescrivibile che racchiudeva l'odio e l'amore.
La stessa idea di Caos non sostituiva quella della mia vita, ma quella di:
Darcy Blaison.

Mr. Player and IWhere stories live. Discover now