PROMPT: Stormpilot, n°32

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N°32 - "Baciami. Poi ti spiego."

Finn/Poe Dameron

Richiesto da: polveredilettere

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«BB-8, non sei d'aiuto!»

La piccola unità BB non faceva che rotolare nei dintorni dell'Ala-X squittendo come un ossesso e la pazienza del povero Finn stava ormai per esaurirsi.

"Se solo Rey fosse qui..." pensava, rammaricandosi per l'assenza dell'amica che, nemmeno lui sapeva come, sembrava voler battere 3PO in quanto alla comprensione di ogni forma di comunicazione nella Galassia.

Finn non capiva proprio se quel piccoletto bianco e arancione stava cercando di essergli d'aiuto o semplicemente di distruggergli l'autostima, ma si ripromise che imparare il linguaggio dei droidi sarebbe stata una tappa da tenere in considerazione per il futuro.

Ora, però, doveva concentrarsi sul presente, sull'Ala-X che aveva promesso a Poe di riparare e sulla fitta nube di scintille che gli zampillavano davanti.

Aveva scoperchiato ogni pannello della console e tra masse informi ed intricati di fili e circuiti non ci stava più capendo niente. Il panico più totale lo aveva assalito, come se avesse dovuto disinnescare una bomba.

Sapeva quanto Poe fosse affezionato al suo veivolo ed aveva dovuto insistere molto prima che il pilota lo affidasse totalmente alle sue cure, assicurandogli la sua più che eccelsa esperienza nel campo.

Il problema era che nel programma di un assaltatore non era prevista l'abilità di riparare navi, a priori se la sua mansione primaria era occuparsi di servizi igienici.

Ma Finn non aveva alcuna intenzione di fallire, un po' per orgoglio, un po' per il timore di poter deludere il suo compagno e tradire la sua fiducia.

«Andiamo, non puoi farmi questo!» sussurrò il giovane a denti stretti, come se stesse intrattenendo una conversazione con il mezzo aerospaziale.

Si asciugò la fronte madida di sudore con una manica della camicia e, dalla poltroncina del posto di comando, si girò per raggiungere la cassetta degli attrezzi alle sue spalle. Sospirò abbattuto; li aveva provati tutti, ogni volta ottenendo risultati ben peggiori della precedente, e ormai aveva perso ogni speranza.

Ma quando la sua mano sfiorò il saldatore, sentì i bip di BB-8 farsi più insistenti. Guardò in basso verso di lui e vide uscire dalla pancia del piccolo droide il sottile braccio meccanico che ben ricordava, terminante con una fiamma ossidrica puntata verso l'alto.

Che stupido! Come ho fatto a non pensarci prima!?

Un sorriso raggiante attraversò il volto del ragazzo, che ricambiò il segnale di BB-8 alzando un pollice. Si infilò gli occhialini protettivi e afferrò il saldatore, pronto ad azionarlo. Ma, accesa la fiamma, quando si preparò ad intervenire su alcuni cavi, una lieve ma dolorosa scarica elettrica lo colpì.

Dopo aver gridato, l'ex-assaltatore sbraitò, sempre ipoteticamente rivolto al caccia di Poe: «Lo sai? Esiste una parola detta "collaborazione"!»

In un impeto d'ira Finn colpì la console con il saldatore, ma ciò provocò un'altra scarica. Stavolta, essa fu talmente forte che il ragazzo, per evitarla, fu costretto a buttarsi giù dall'abitacolo, senza nemmeno avere il tempo di scendere dalla scaletta mobile che conduceva a terra.

Ma le scariche minori che si era procurato e il violento impatto con il terreno gli fecero perdere momentaneamente i sensi.

La prima cosa che Finn vide quando riaprì gli occhi fu BB-8, che, avvicinatosi, continuava a pigolare e a muovere la testolina a scatti, squadrandolo da ogni lato come per assicurarsi delle sue condizioni. Con un verso di sforzo il giovane alzò lievemente la testa e guardò dietro di sé: sebbene avesse la vista piuttosto appannata, riuscì a distinguere una sottile colonna di fumo nero che usciva dall'abitacolo dell'Ala-X. Poi si rivolse a BB-8 con un fil di voce, prima di poggiare nuovamente il capo a terra: «Tutto... Bene...»

«FINN!»

Come un raggio di sole che squarcia il cielo colmo di nubi tempestose, quella voce così familiare si fece strada con facilità nei canali uditivi ancora fischianti dell'ex-assaltatore. A quell'appello, Finn avrebbe tanto voluto alzarsi o quantomeno dare un segno di vita, ma era troppo debole per muovere un solo muscolo.

Fu questione di una frazione di secondo prima che le braccia robuste ma gentili di Poe lo circondarono, per aiutarlo a sollevarsi -- probabilmente ci aveva pensato BB-8 a chiamarlo.

Finn era ancora frastornato, ma riusciva a vedere benissimo l'angoscia dipinta sul volto del compagno. Nonostante la sua reputazione di pilota più coraggioso della Resistenza, il tipo che era solito ridere in faccia al pericolo, a prescindere da quanto fosse stato grave, Poe si sentiva nella stessa condizione di fragilità di un cristallo salino di Crait quando si trattava di Finn: non poteva sopportare che gli accadesse qualcosa, persino la più stupida.

«Finn! Finn, mi senti?» continuava a gridare, mentre scuoteva il corpo inerme del ragazzo.

Gli occhi del pilota furono per un attimo catturati dal fumo che circondava la parte anteriore del suo caccia e, tra sé e sé, mormorò: «Ma che diavolo...?»

Improvvisamente la mano di Finn, come impossessatasi di un nuovo vigore, lo prese per il colletto della tuta arancione e lo attirò a sé, stabilendo un solido contatto visivo. Era come se il ragazzo non volesse che il compagno potesse vedere il disastro che aveva combinato e, al contempo, desiderasse che il mondo si riducesse a loro due soli, alla certezza che era l'unione tra i loro sguardi.

«Baciami. Poi ti spiego» sussurrò Finn, che, a pochi centimetri di distanza dal volto di Poe.

E, prima di accogliere l'invito dell'altro, il pilota si concesse di tirare un sospiro di sollievo e, scuotendo il capo, gli sorrise.

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