PROMPT: Finnrose, n°30

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N°30 - "Scommettiamo?"

Finn/Rose Tico

Richiesto da: LiviSkywalker

Richiesto da: LiviSkywalker

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«Attenta, Rose!»

«Non mi sono dimenticata come si cammina, Finn.»

La giovane meccanica non riusciva più a reggere tutta quell'apprensione nei suoi confronti, poco importava quanti giorni e quante notti di coma fossero passati. Il buio più totale che come un drappo nero era sceso sui suoi occhi le aveva reso impossibile fare una distinzione. E al primo spiraglio di luce, il volto stupefatto ma sollevato di Finn era stata la prima cosa che le pupille di Rose avevano messo a fuoco.

Inizialmente, costretta sul lettino dell'infermeria e con il tempo che pareva essersi fermato, la compagnia del ragazzo non le dispiaceva affatto. Ma, da quando aveva iniziato un percorso di riabilitazione, Finn le si era attaccato come colla e non la perdeva un attimo di vista per paura che la sua salute appena recuperata si potesse compromettere in qualche modo. Fino ad allora non le era successo nulla di grave: solo qualche piccolo barcollamento -- come quello avuto in quell'istante --, dovuto alla debolezza che non aveva ancora del tutto abbandonato le sue gambe. Eppure tutto ciò aveva poca importanza, perché Finn sembrava andare a braccetto con la filosofia "Meglio prevenire che curare"...

«Puoi anche lasciarmi la mano...» fece Rose, dopo aver guardato in basso ed aver individuato -- non senza un certo imbarazzo -- le sue dita intrecciate con quelle di Finn.

Il ragazzo era proprio dietro di lei, un braccio che la sorreggeva per la vita.

«Non ci penso nemmeno! Te l'ho già detto, sei ancora troppo debole per camminare da sola.»

«Scommettiamo?»

«Che cosa?»

«Perché non mi metti alla prova?»

Finn strabuzzò gli occhi e iniziò a chiedersi se a Rose non servisse anche un percorso dedito alla riabilitazione del cervello -- se mai fosse esistito.

«Sei impazzita? Fai già fatica a reggerti in piedi con me vicino!»

Ma lei lo ignorò bellamente e continuò, indicando con un dito la parete più lontana da sé della stanzetta dell'infermeria: «Proverò ad arrivare fino laggiù.»

«Direi di mettere da parte l'eroismo per una buon volta, non ti pare?» la rimbrottò il giovane, incrociando le braccia sul petto.

Rose sospirò, avendo colto l'allusione di Finn a quanto successole su Crait.

«Senti, se non ci riesco, ti prometto che non farò più storie e che mi aiuterai fin quanto sarà necessario. Ci stai?»

Finn guardò in basso, riflettendo sul da farsi alla luce di quelle nuove condizioni. «E va bene... Ma se ti succede qualcosa, poi non dire che non ti avevo avvertito!»

Rose lo strinse in un rapido abbraccio e si cimentò a fare qualche passo.  La volontà ferrea di portare a termine quell'impresa le aveva donato nuovo vigore nelle gambe e si sentiva fin dentro che ce l'avrebbe fatta.

Ma, presto, le sue gambe iniziarono a venir meno ed inutile dire lo sgomento di Finn nel vederla accasciarsi sulle ginocchia.

«Rose!»

Il ragazzo si affrettò verso di lei e le scivolò accanto, accertandosi che stesse bene. E lei, seppur abbattuta dalla propria disfatta, trovò la forza di sorridergli.

Era solo grazie a lui se aveva trovato la forza di reagire, di combattere, di svegliarsi: nel buio della sua passata incoscienza, nella nebbia della sua mente non del tutto spenta, aveva sentito la sua voce supplice chiederle di tornare. Un miracolo? La Forza? Non ne aveva idea. L'unica certezza era che ora lei era lì e stava bene, tra le braccia di colui che sentiva di amare più di chiunque altro.

Finn la strinse forte a sé, come se avesse paura di perderla di nuovo, ma si tenne abbastanza distante per poterla guardare in volto.

Rose. La sua piccola Rose.
Quanto aveva sofferto per lei, quante lacrime versate, quanto tempo passato a contemplarle il viso pallido e immobile, quante preghiere rivolte non sapeva nemmeno lui a chi nella speranza che si risvegliasse...

Sapeva bene cosa volesse dire piombare in un sonno a cui nessuno avrebbe saputo attribuire una fine e non lo avrebbe augurato a nessuno, specialmente a una ragazza così speciale da rischiare di morire per salvarlo.

E, ora, vedere i suoi dolci occhioni a mandorla sprizzare vitalità, vedere il suo dolce sorriso solcarle il viso, incorniciato dalle sue lucide ciocche corvine, era il regalo più bello che qualcuno avesse mai potuto fargli.

Con l'innocenza ma allo stesso tempo impulsività di un bambino in balia della sua prima cotta, si chinò verso di lei e le sfiorò le labbra con un bacio. Piccolo, leggero, rapido, ma non per questo privo di sentimento. Quello che non aveva ancora avuto la possibilità di ricambiare, ma, in compenso, la paura di non trovare più l'occasione per farlo.

Un contatto di labbra appena accennato, che sanciva lo scoccare di una piccola ma non insignificante scintilla nel mare di oscurità che la lotta contro il Primo Ordine portava con sé.

Un contatto di labbra appena accennato, che sanciva lo scoccare di una piccola ma non insignificante scintilla nel mare di oscurità che la lotta contro il Primo Ordine portava con sé

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CARO J.J. ABRAMS,

LA MIA BIMBA FARÀ MEGLIO A SVEGLIARSI IN EPISODIO IX O TI SQUARTO IL CRICETO. SE NON CE L'HAI, TE LO COMPRO E POI TE LO SQUARTO. :)

CORDIALI SALUTI,
UNA TIPA PERICOLOSA.

Star Wars || Raccolta One-ShotsOnde histórias criam vida. Descubra agora