05;;

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la mia vita non ha senso.
e no diario,
non è una di quelle frasi usate in una sitcom trash
che parla della vita di
una teenager con problemi di testa.
beh, è una frase da sitcom,
ma usata per il mio caso no.
oramai vivo
più di notte che di giorno.
se non dormo, penso a Josh.
se dormo, sogno solo
lui, lui, lui, sto impazzendo.
anzi forse sono già impazzito aiuto rinchiudetemi aIUTO.

ahem, forse mi conviene cancellarla questa parte.
comunque diario, penso sempre a lui in ogni momento.
adesso ad esempio, sono le tre e io sono sveglio a scrivere.
sto canticchiando delle canzoni dei Doors, mentre cerco disperatamente una sigaretta.
quando sono sotto stress mi capita di aver voglia di fumare,
per mia fortuna so controllarmi ma:
la notte è ancora lunga
e tra qualche ora devo andare al lavoro, non reggo.

forse la sigaretta la chiedo a Josh.

buttai la matita sul comodino di fianco al mio letto senza un minimo di delicatezza, sbuffando.
non riuscivo proprio a dormire e questa cosa mi infastidiva parecchio, visto che mi sarei dovuto svegliare alle sei quella mattina.
fare il barista era davvero stancante, ma almeno non dovevo fare i turni serali, quelli erano i più terribili.
mi morsi il labbro superiore, strappando qualche pellicina e sentendo subito il dolce e metallico sapore di sangue venire a contatto con la mia lingua.
scossi la testa e decisi di alzarmi, avrei chiesto a Josh una sigaretta perché non ce la facevo davvero più.
entrai lentamente nella sua stanza, facendo cigolare un poco la porta di legno.
la stanza era illuminata solamente dalla luna, che quella notte era più luminosa del solito.
o forse mi sembrava solo così, visto che la notte di solito c'erano solo nuvole.
lo trovai addormentato, coperto dal grande piumone grigio uguale al mio fino alla testa.
mi sembrò così carino, con le labbra leggermente separate, i capelli tinti sparsi sul cuscino ed un'espressione beata dipinta sul volto.
una malsana idea mi balenò nella mente.
mi avvicinai al letto a due piazze dove dormiva beatamente il mio migliore amico e sollevai di poco la pesante coperta, sdraiandomi sul materasso e avvicinandomi piano a lui.
non avevo più intenzione di svegliarlo, volevo solo osservarlo e innamorarmi ancora e ancora, come capitava ogni singolo giorno.
esatto, ogni giorno mi innamoravo di lui come se fosse la prima volta, e non me ne vergognavo affatto.
tracciai col dito i contorni del suo viso ma senza toccarlo, solo sfiorandolo ogni tanto.
sorrisi dolcemente e gli accarezzai la guancia, sentendo un piccolo accenno di barba solleticarmi i polpastrelli.
sobbalzai e ritirai la mano con uno scatto quando lo sentii sorridere e lo vidi aprire di poco gli occhi.
-oh s-scusa Josh non volevo svegliarti
sussurrai timidamente, sperando che l'oscurità della notte fosse più efficace del bagliore della luna e nascondesse il rosso che si era impossessato delle mie guance.
-tranquillo Ty. anzi continua ti prego , mi stavo rilassando
disse ridacchiando, così ripresi quello che stavo facendo, con più imbarazzo di prima.
-comunque, perché sei qui?
fermai i miei movimenti e mi misi seduto, guardando il muro di fronte a me.
-non riucivo proprio a dormire. quindi volevo chiederti una sigaretta, lo sai che di solito non fumo ma sto davvero impazzendo e-
Non riuscii a finire la frase, Josh si alzò e trafficò con qualche cassetto del suo comodino.
vidi una piccola luce, che poi si rivelò la fiamma dell'accendino del rosso tinto.
-allora, la vuoi questa Lucky Strike o no?
smisi di fissare la fiamma dell'accendino e notai la sigaretta già accesa che mi stava porgendo, così la afferrai.
feci un tiro e guardai in direzione di Josh, scoprendo che aveva acceso una sigaretta pure lui. poggiò il suo posacenere tra noi due e tornò a letto, stando nella mia stessa posizione.
-mi dispiace di averti svegliato
dissi piano, tirando un'altra volta.
parlavo piano la notte, con una voce che non era la mia. la mia voce di notte era bassa, calda, non sapevo descriverla con aggettivi.
però a parole la descrivevo come miele, piuma e finestre aperte.
la trovavo una cosa strana, il fatto di descrivere certe cose con delle parole e non degli aggettivi, ma non potevo farci nulla, mi veniva spontaneo.
-Ty stai tranquillo, davvero
sentii un sospiro, nuovamente l'odore di tabacco si riversò nella stanza.
oltre a quello, una mano raggiunse timidamente la mia, così mi voltai e vidi Josh sorridere leggermente nella penombra.
-per te ne vale la pena.

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Tyler è sostanzialmente me.
la notte fatico a dormire e scrivo.
anche questo capitolo infatti l'ho scritto alle tre di notte, l'ho finito alle quattro meno cinque.

rip me

bad poetry;; joshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora