32;; the end of all things

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Tyler, 12 anni dopo

entrai in casa sbuffando. dodici ore di lavoro a trent'anni erano come un invito al suicidio. tavoli da servire, conti da registrare, caffè da preparare e il bagno intasato mi avevano reso la giornata un vero e proprio inferno.
era la mia vita dopotutto, da quindici lunghissimi anni dove mi spaccavo la schiena in quel bar.
erano successe così tante cose, eppure trovavo ancora la forza per lamentarmi.
-Josh, sono a casa
alzai la voce, buttando giacca, zaino e chiavi sul bracciolo del divano.
non udii risposta e rimasi abbastanza confuso.
quel giorno di Settembre era di riposo per il mio coinquilino (e oramai fidanzato da anni), non mi aveva detto nulla riguardo ad uscire il pomeriggio ed esclusi l'idea che stesse dormendo.
era molto nervoso quella mattina, si bevve dodici caffè e fumò tipo cinque sigarette chieste a sconosciuti, visto che aveva ormai da tempo smesso di fumare.
mi ero preoccupato e avevo chiesto che avesse ma mi aveva semplicemente detto che era in ansia per la promozione che avrebbero assegnato a breve. speravo fosse solo quello.
mi sedetti al tavolo con sguardo assente, almeno fino a che un post-it rosa fluo non attirò la mia attenzione.
'rimessa :3' diceva semplicemente, con un piccolo smile che aveva lasciato ovviamente Josh.
alzai le spalle e mi diressi in giardino, verso la nostra piccola "sala concerti".
non trovai Josh neanche lì, inizialmente
-Jersh? sei qui?
pochi secondi e un piccolo colpo di tosse mi fece girare.
la persona che amavo con il cuore aperto de tredici anni era lì, davanti a me.
aveva capelli tinti di rosso, cosa alquanto strana visto che le tinte erano quasi scomparse per lui.
la camicia bianca che gli regalai in occasione del matrimonio di un nostro amico, cinque anni fa, gli fasciava il petto perfettamente. aveva indosso anche i soliti skinny jeans, le mani dietro la schiena e si mordeva il labbro con un leggero sorriso.
-oh, hey eccoti
i nostri occhi si incontrarono, gli sorrisi a trentadue denti
-Tyler... uh
iniziò a parlare grattandosi il collo
-sono passati oramai tredici anni da quando stiamo insieme, uh
andai nel panico.
totalmente nel panico.
mi voleva lasciare? aveva trovato qualcuno di meglio? pensai "che cazzo, se si è trovato una sgualdrina le lancio un tacco 12 di Prada in testa e la picchio con un ukul- NO SCHERZAVO, il mio bambino."
-Josh, è successo qualcosa?
dissi con evidente tensione nella voce, cosa che fece agitare anche Josh
-ma no! è solo che- senti, ascoltami e basta senza farti complessi
-se mi parli ancora così ti ficco il mio basso su per il cu-
la sua espressione tra l'esasperato e lo spaventato mi fece fermare e schiarire la voce
-....ore. ecco, vai avanti.
incrociai le braccia e sospirai
-ecco, bene, allora. ehm, questo era.... un momento. era il passo quattro. o non ho ancora iniziato? ehm, forse sono... oh cazzo mi sono perso.
lo fissai confuso
-Josh?
lo chiamai. niente, continuò a parlare tra sé e sé .
-Joooosh?
nulla, di nuovo.
-JOOOSH
-Tyler, sto cercando di farti la proposta, porca troia, mi fai riflettere?
silenzio.
rimasi a fissarlo per tre minuti e mezzo.
intanto si colpì la fronte col palmo, mormorando cose come "ecco, bene, perfetto, sono un genio"
-uhm, a questo punto direi di passare all'ultimo passo e amen
lo osservai inginocchiarsi
-Tyler Robert Joseph. Taylor Roberto Giuseppo, Tyjo, amore mio, questo non era nei programmi, ok? nel senso, dovevo farti una proposta normale. ma neanche tu sei mai stato nei programmi, credimi non avevo in programma di innamorarmi del mio migliore amico. e suona davvero strano ma adesso sono qui, che ti chiedo di sposarmi e ti giuro, se fosse dipeso da me ti avrei portato un anello di cipolla, ma ho solo questo. e spero sia almeno carino.
tirò fuori da dietro la sua figura un cofanetto di velluto blu. io non mi ero mosso di un centimetro.
-ti ho promesso, dodici anni fa, con la stessa tinta di adesso e la stessa disperazione, che non ti avrei lasciato andare per nulla al mondo.
quindi vuoi tu, mio imprevisto preferito, sposarmi e smetterla di farmi sentire in ansia per la risposta?

ancora, non mi mossi.
passavano secondi e la faccia di Josh esprimeva tutta l'ansia di questo mondo.
poi, così, iniziai a piangere.
mi inginocchiai e lo abbracciai stretto come feci forse solo una volta.
perché era lo stesso abbraccio, era l'abbraccio a casa di Gerard che si ripeteva e apriva un altro capitolo di noi.
perché sarei stato l'essere umano più coglione dell'universo se avessi risposto no.
e in lacrime, baciai l'unico amore che volevo mi accompagnasse per tutta la vita.
-sì testa di cazzo, certo che ti sposo

un giorno forse, rileggeremo questo.
era questo il mio diario, è questa la nostra storia.
noi due, non credo la dimenticheremo mai.

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raga è finita.
è finita davvero.

io, come autrice, voglio ringraziarvi.
questa ff alla fine è stata una semplice storia d'amore. semplice, perché a volte le cose più belle sono semplici e basta e non servono drammi per complicarle.
il diario qui mi ha accompagnata per sei mesi. mesi in cui ho passato talmente tante cose che non riesco neanche a ricordarle tutte.
io vi ringrazio ancora.

grazie per aver letto bad poetry, grazie per aver commentato, sclerato, per aver anche solo fatto scorrere le "pagine" così a caso di questo stupido racconto online.
la prossima storia è vicina alla pubblicazione e spero che vi piaccia quanto questa, se non di più.

have a good existence, fellas
ci rivediamo con 'skin' ;)
-ann

bad poetry;; joshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora