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vidi Tyler spalancare gli occhi nonappena incrociò il mio sguardo.
fece qualche passo indietro, correndo poi di nuovo all'interno della villetta di Gerard senza badare alla mia voce che continuava a ripetere il suo nome disperatamente. mi alzai più in fretta che potevo dall'asfalto, passandomi una mano sotto gli occhi per asciugare le lacrime che avevano appena preso a scorrere sulle mie guance punte dal freddo autunnale.
feci per cadere un paio di volte, ma non mi interessava, come non mi interessava Gerard che mi intimava di dargli tempo e lasciarlo stare.
entrai il casa, i miei occhi guizzavano da una parte all'altra di ogni stanza che incontravo, ma al piano di sotto lui non sembrava esserci.
salii quindi per le scale che davano alle camere, rallentando quando raggiunsi il corridoio.
una sola porta era chiusa, e da quella singola uscivano lamenti strozzati e piccoli mugolii. mi accasciai sulla moquette, dolcemente, appoggiando una mano sulla porta.
-Ty? sei lì?
un lamento più forte degli altri mi fece sussultare mentre il mio cuore si spezzava in milioni di piccoli pezzettini.
ero stato io a ridurlo così.
riuscivo ad immaginarlo, perfettamente.
gli occhi vitrei e velati di lacrime, il naso rosso per il pianto, le gambe esili strette al petto e la enorme felpa come unico porto per le sue insicurezze.
mi appoggiai di schiena contro il legno, immaginando che dall'altra parte lui fosse nella mia stessa posizione, per bloccare la porta suppongo.
piansi, ma in silenzio.
l'ultima cosa che volevo era perderlo e farlo soffrire, ed era quello che stava accadendo in quel momento.
dovevo dirgli tutto, quella poteva essere la mia ultima occasione per farlo.
parlai solo dopo che lo sentii tirar su col naso per la terza volta.
-non so se mi ascolterai, ma io ho bisogno di parlarti
il suo pianto si fece un poco più intenso, il nodo che cresceva nel mio petto fece ancora più male.
-non volevo andarmene. credimi, non volevo. volevo svegliarmi con te vicino, dirti buongiorno, baciarti e dirti che non ti avrei mai lasciato. mai e poi mai.
feci una piccola pausa, era difficile dire tutto a cuore aperto.
avevo paura di lasciargli avere il pieno controllo dei miei sentimenti ma allo stesso tempo volevo dipendere solo da lui.
-ma ho paura Tyler. ho paura di perdere tutto il tempo passato insieme come migliori amici, come coinquilini. ho paura di vederti andare via per qualche mio stupido errore e non poterti fermare. voglio così tanto baciarti ma temoche ogni volta sia l'ultima e allora ho talmente tanta paura che non faccio nulla e forse è proprio questo che ti sta facendo allontanare. non dovevo andarmene stamattina, dovevo dirti che ti amo. ma lo sai benissimo che io non sono mai stato bravo con le parole come te.
nascosi il viso tra le mani, ormai singhiozzante.
dall'altra stanza non udivo più nulla, l'unica cosa che sentivo erano i miei stessi singhiozzi e il lontano traffico della strada.
-mi sono sentito usato
lo sentii parlare a fatica, con la voce che raschiava il fondo della sua gola.
-pensavo mi avessi solo usato, come un giocattolo. mi sono sentito sporco, a pezzi nel non trovarti in casa. sono uscito di testa e per ore, sono stato di merda. pensavo che te fossi andato per sempre.
lo sentii alzarsi e sbloccare la porta, mi tirai su immediatamente, girandomi nella sua direzione.
quando vidi Tyler, esattamente nelle condizioni in cui lo avevo immaginato, restai a fissarlo mentre continuavo a piangere, imperterrito.
-ora guardami, Josh
mormorò con un fil di voce e una singola lacrima che cadeva lungo la sua guancia destra.
-guardami negli occhi e dimmi che non hai più intenzione di lasciarmi

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ok
allora
mancano pochissimi capitoli
e boh
mi piange il cuoricino emo

bad poetry;; joshlerWhere stories live. Discover now