"Chiudi la portiera e andiamo via."

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Non avevo altra scelta, l'auto nera che mi perseguitava da un po' o quella bianca che quella sera si era aggiunta?
Alle mie spalle o davanti a me?
Se c'è una cosa che ho imparato è che non bisogna mai guardarsi dietro, decisi di assecondare l'altra auto ed entrare tremante in essa.

I motivi di quella scelta furono due: il tono di quella persona non era aggressivo, era come dire "entra che ti salvo io" ma forse mi sbagliavo; l'altro motivo? dovevo necessariamente fare una scelta perché bloccata da una panchina alla mia sinistra e le due auto.

Entrai a volto basso, un nodo in gola mi aveva bloccato la voce già da un po' e come se non bastasse la brutta sensazione dell'attacco di panico iniziava a salirmi: ogni respiro sembrava non essere mai abbastanza per colmare i miei polmoni quindi iniziai a respirare dalla bocca ma, così facendo, un forte dolore mi pervadeva sotto al seno sinistro.

Sono nella merda, pensai.
Ma poi alzai lo sguardo per capire chi fosse la persona alla mia sinistra.
Iniziai a percorrere con lo sguardo i pantaloni neri, poi la t-shirt nera, le braccia tatuate e quella collanina a forma di chiave. Ehy Giusy, ti ricorda niente? Chiedevo a me stessa.
Ed infine ecco che con lo sguardo arrivai al viso.
Sì Giusy, è lui, in carne ed ossa e non più in video e musica.

"Chiudi la portiera e andiamo via" mi disse.
Ero incredula tant'è che dopo averla chiusa tremavo ancora ed ancora, lo guardavo senza staccargli gli occhi di dosso ed adesso col fiato sospeso.
Lui partì, lasciammo quel posto infame ed iniziammo a viaggiare tra le strade illuminate dalla luce fioca di Roma.

"Non avere paura, smettila di tremare" disse con tono sicuro e, nel farlo, mise una mano sulla mia. La sua mano era calda e morbida, su di essa vidi dipinti un occhio, un violino ed una chiave ed a quel punto un brivido s'impadronì del mio corpo.
Non riuscivo a parlare, rimasi lì a fissarlo provando a realizzare ciò che avevo davanti.

Mi aveva aiutato con la sua musica, mi aveva capita più di uno psicologo ma non volevo di certo dirgli "ehi grazie bella musica" perché decisi di comportarmi come se non lo conoscessi.

"Che stava succedendo, mh?" mi chiese quasi con tono distratto. A quel punto ho capito che lui non era lì per farmi del male. Non c'entrava niente.
"Non lo capisco.." dissi deglutendo poco dopo.
"Sei una ragazza ed andare in giro di notte, sola ed in questo periodo è pericoloso sai.."

Sembrava mio padre, quando ancora non aveva i suoi problemi di alcolismo.
Decisi di annuire e di cercare il suo sguardo, lo fece anche lui e fu in quel momento che come incuriosito incontrò per la prima volta i miei occhi.

Intanto le strade erano deserte e forse dovevo dirgli dove doveva dirigersi siccome stava girando a vuoto, con la musica a volume basso e col finestrino abbassato per sentire la brezza che gli sfiorava la pelle.
Era rilassante e finalmente i miei pensieri non sembravano essere più tanto trafficati.
Svuotai la mente, sembrava quasi di star viaggiando in un mondo immaginario privo di ogni male mentre girava tra quelle strade svuotate di ogni anima.
Ogni individuo, a modo suo, ha un po' di cattiveria in sé ma lui non sembrava così.
Lui sembrava diverso e questo provai a dedurlo dalle sue parole ed ora anche dal suo gesto.

Gli dissi dove doveva andare per accompagnarmi a casa, eravamo silenziosi e non sapevamo che dire all'altro.

"Comunque, sono Niccolò"
"Giusy"
"Splendido nome" disse lui.

Sorridevo ma dentro di me volevo urlare.
In poco tempo arrivammo a casa, peccato.

Una volta fermo, mentre stavo abbandonando quell'auto, decisi di ringraziarlo e lui, sporgendosi, disse:
"Come premio mi lasci il tuo numero?"

E cosa potevo rispondergli se non "sì"?

[Perdonatemi la suspense, son felice sia di vostro gradimento. -y]

Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now