Melodia.

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"Suoniamo?"

Da piccola avevo preso lezioni di piano ma nonostante ciò non mi sentivo in grado di suonare, avrei solo dipinto quella giornata splendida con una bella figura di merda.
"Suona tu, potrei farti sentire inferiore" e così dicendo, con un sorriso appena evidente sulle labbra, mi diressi verso la sedia in metallo posta esattamente di fronte al pianoforte.

Lui sembrava divertito, era bello.
Era bello vederlo così e pensare per un momento che lui non era Ultimo, ma Niccolò.
Era bello capire che la mia presenza lui riusciva ad apprezzarla, cosa che tanti, da tempo, non facevano più.
Non sono insicura, solo realista.

Tra di noi c'era una bella melodia, era diverso dal rapporto che avevo con tutti gli altri; dal mio canto, ero spesso in difficoltà a rapportarmi con chi mi circondava, quando provavo ero spesso forzata e nessun sorriso sembrava essere spontaneo.
Con Niccolò? Sembrava venire tutto da sé, sorridevo e nemmeno sapevo perché.

Mentre lui si preparava ricordai per un attimo chi avevo davanti, ma sì, quel cantante che ho ascoltato per tutta l'estate cercando un appoggio in un periodo privo di armonie.
Le sue dita iniziarono a dipingere una melodia ed a quel punto capii di aver trovato in quelle note messe insieme un'armonia per viaggiare via da quel mondo tanto ostile.

Ascoltavo, era un suono dolce che mi fece immaginare ai piedi di un pesco, in una giornata di primavera stretta fra le sue braccia. Ecco, mi stavo ancora una volta perdendo tra i miei film mentali.
A riportarmi alla realtà, le sue parole: "la signorina ha qualche richiesta in particolare?"
"Cosa offre la casa?"

Aveva tolto gli occhiali per pulirli con il tessuto della t-shirt nera che aveva indosso e, quando li rimise, le sue mani furono mosse dalla magia che la musica era.
Non serviva una bacchetta per essere un mago, non servivano strani rituali o super poteri, la magia poteva essere semplicemente quel qualcosa che con delle parole, con dei suoni ed altri mezzi, riesce a farti viaggiare con la mente prima ancora che col cuore.

La canzone che stava suonando era River flows in you, di Yiruma.
Sembrava star accarezzando i tasti e con quella dolce magia mi stava dicendo di avere sicurezza, di apprezzare tutto ciò che mi circonda e di valorizzare prima di tutto me stessa.
Sembrava mi stesse parlando ma senza parole.
Era come se le note iniziali, titubanti, veloci, quasi tristi, riuscissero a rendere la mia figura: io, lì a dire tutti i miei problemi tra le lacrime ed i mille dolori passati e poi ecco che arriva un suono più dolce, sicuro. Quel suono dolce e sicuro era la sua stretta, la stretta di Niccolò pronta a farmi capire che in fondo ognuno di noi è importante a modo proprio e che non devo scoraggiarmi di fronte a nulla. La musica comunica, spetta a noi saperla interpretare e legarla alla nostra vita.

Finita la canzone, avevo le lacrime agli occhi.
Lui, alzando lo sguardo, mi vide.
Si alzò, mi strinse.
Era ciò che cercavo da un anno a questa parte.

Alessia non si era mai fermata ad ascoltarmi, a capirmi e mia madre era troppo occupata a cercare lavoro per dedicare qualche istante della sua vita a sua figlia.
Amici? Quali amici? Quelli che sfruttano le tue debolezze per sentirsi più fortunati?

Ora avevo lui che, con la sua musica, mi aveva stretta per tanto tempo.
Ora avevo lui lì, fisicamente, ad abbracciarmi come se mi avesse capita senza il bisogno di parlare.

"Calmati.." fu la sua unica parola.
Evidentemente non sapeva nemmeno lui che dire ma quel gesto valse più di mille parole.
Ne avevo bisogno, avevo bisogno del calore che due braccia potevano infondermi.


Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now