L'uomo alla fontana.

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Dissi tutto a Niccolò, ogni sensazione e parola di quella chiamata: una voce rude, poi un'altra gentile. Quella notte sembrava non passare, ero tormentata dal passato, presente e futuro.
Perché mio padre mi odia? Che ho fatto di male?
A cosa stavo andando incontro fidandomi di quel numero?
Cosa succederà domani o tra qualche giorno? Dove sarò tra un mese?

La notte trascorse con la mia migliore amica insonnia, decisi di vedere qualche video, poi di cercare qualcuno sveglio, poi una serie tv fino a stancarmi di tutto ciò che quel telefono potesse darmi. Finalmente mi addormentai.

La mattina successiva la voce di mia madre venne a svegliarmi, la scuola diventava man mano un peso che sopportavo sempre meno e, per quante assenze avessi fatto, quella mattina niente e nessuno mi avrebbe alzata da quel letto. Poi, mi ricordai dell'appuntamento.

Una volta in piedi andai in bagno a lavarmi, cazzo che occhiaie. Elemento fondamentale di quell'outfit furono gli occhiali, ovvio no?
Ero agitata ma allo stesso tempo felice di quel momento, non sapevo a cosa mi avrebbe portata ma una cosa era certa: non avevo più paura.
Ne avevo affrontate di ogni tipo, ero pronta a tutto e poi cosa poteva mai farmi? Era un luogo pubblico, sotto gli occhi di tutti.

Quando mia madre uscì per lavorare capii che quello fosse il momento più adatto, la scusa del "non mi sento bene" per non andare a scuola funziona sempre (o quasi).
A passo cadenzato abbandonai casa, fino alla prima fermata che presi per dirigermi alla Fontana di Trevi; una volta lì, iniziavo a sentire una sensazione di assenza, come se il mio corpo fosse lì ma non la mente.

Mi sedetti sulla scala dinnanzi la fontana, la osservavo con grande interesse analizzandone i particolari perché sì, mi ha sempre affascinata l'arte. Poi decisi di alzarmi, tradizione dice che il desiderio di chi getta una moneta in quell'acqua possa avverarsi.

Buttai lì, in quell'acqua, un euro, ripetendo nella mia mente "voglio stare con lui".
Osservai la moneta andar giù, fino a sprofondare ed unirsi alle mille altre che costituivano il fondo della vasca.

Poi, una mano. Una mano si posò sulla mia spalla, al che mi girai di scatto: un uomo dai capelli brizzolati, gli occhiali da sole ed una barba grigiastra.
"Giusy?"
"Sì"
"Sediamoci sulle scale"

Avevo i brividi, ma qualcosa mi diceva che quella fosse la cosa più giusta.
"Sono stato contattato da una persona che crede che, la miglior cosa che tu possa fare, sia andare via di qui almeno per un po'"
"Io e Niccolò"
"Sì, tu e lui. Il patto da parte di questa persona, che ci tiene tanto a farti fuggire, è stato rispettato. Ora resta a noi fare del nostro meglio. La partenza è prevista per domenica notte, dirigetevi alla stazione di Termini e attendete lì i nostri collaboratori. Assicurati di avere tutto, comprese riserve per sopravvivere perché una volta lì sarete soli."
"Lì dove?"
"Non posso ancora dirtelo, lo scoprirai" Disse, alzandosi.
"Aspetta ma chi ha chiesto aiuto? Chi ha rispettato il patto?"
"Ciao, Giusy." e andò via, senza ulteriori spiegazioni.

Tornai ad osservare la fontana, ora sola.
Che cazzo stava succedendo?
Che patto, chi?!
Ogni secondo della mia vita aggiungeva mille domande in più, ma io avevo bisogno di certezze. Chiamai Niccolò, la sua risposta? "Facciamolo."

I giorni passarono poi, finalmente, arrivò domenica mattina.

SPAZIO AUTORE
Ehilà scusatemi per l'assenza, spero di non divenire ripetitiva. Siamo quasi giunti alla fine di questo primo libro, secondo i miei calcoli mancano gli ultimi due + uno speciale alla fine.
Volevo ringraziare davvero tutti, piacevole vedere che molti di voi siano soddisfatti.
Mi andava di chiedervi, dopo Sanremo, quali sono le vostre considerazioni personali riguardo Ultimo (polemiche e non)? Sono davvero curiosa, se vi va lasciate un commento. Alla prossima 🧡

Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now