Irama.

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Dormivo, ma non tranquilla. Nei miei sogni apparivano solo mostri e da quando Niccolò era sparito, tutto ciò che c'era di bello, ora era diventato orribile.
Mi svegliavo e mi riaddormentavo, volevo chiudere gli occhi e credere fosse stato solo un brutto incubo ma dentro di me ero consapevole che così non era.
A cinque ore dalla sua scomparsa, le risposte ancora non le avevo trovate e non avevo ritrovato nemmeno lui.

Suona il citofono, mi alzo e corro a rispondere.
"Chi è?"
"Oi senti, potresti scendere un attimo? Devo parlarti." Era una voce sconosciuta ma non troppo e dal tono non pareva di certo un agente di polizia. Rimisi le scarpe e scesi le scale, davanti al cancello c'era una figura maschile.

Ciuffo castano ben sistemato, due piume alle orecchie ed una maglia arancione.
Non avevo nulla di cui aver paura, il mio viale era ancora pieno di poliziotti.
Andai ad aprire e davanti a me si presentò una figura di poco più bassa rispetto a Niccolò, occhi azzurri e qualche tatuaggio sulle braccia. Irama?

"Devo parlarti di Niccolò, è importante." decisi di limitarmi ad annuire e lo feci entrare in casa, mi trasmetteva un senso di sicurezza.

"Ascolta, poco fa mi ha chiamato. Voleva farti sapere che stava bene ma che per alcuni motivi non può parlarti."
"Cosa cazzo dici." ero furiosa ma stavo anche male, incredula per cosa che stesse dicendo.
"Oh io sto qua solo per fare da tramite, rilassati."
"No sai com'è, ho visto l'unica persona che mi ha fatto del bene venir inseguita da gente strana per poi sparire nel nulla. Come cazzo faccio a mantenere la calma." dicevo, mentre la mia voce diventava via via più debole per poi ritrasformarsi in pianto.

Mi vide piangere e mi strinse.
Anche se non era la persona che volevo, avevo bisogno di quel gesto.
"Filippo, comunque" ma io non risposi col mio nome
"Sicuro che sta bene?" sussurrai fra una lacrima ed un'altra, ancora attaccata al suo petto.
"Sì, non aver paura." facile per te dirlo, volevo rispondergli. "Vedi Giusy, lui è il mio frà e non sono felice per ciò che è successo.."
"Parlami. Che cazzo è successo!" urlai e, senza rendermene conto, l'avevo respinto e gli avevo mollato una sberla.

Mi guardava portando una mano sulla guancia, lo osservavo mentre la pelle si faceva sempre più rossa. Stavo impazzendo.
"Scusa.." indietreggiai, avevo tirato uno schiaffo ad uno sconosciuto che poco prima, per farmi stare meglio, mi abbracciava. Che stronza.
Corsi in camera mia mentre sentivo le sue parole "Oh aspetta, non ti preoccup-" a quel punto ho sbattuto la porta.

La porta di casa non si apriva né si chiudeva, avrei sentito il rumore. Per un quarto d'ora è rimasto fuori camera mia, ad aspettare che io aprissi.

[Scusatemi per l'assenza ma è l'ultimo mese di scuola ed i professori, geni indiscussi, mettono tutte le verifiche alla fine - per poi lamentarsi se gli alunni non hanno bei voti con loro ma va bene! - Spero possiate apprezzare questa new entry, grazie per tutto]

Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now