Irrealtà?

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Era finita, dai miei occhi cadevano già lacrime amare. Quelle lacrime che quando cadono ti ricordano il momento in cui sei nato, ciò per cui sei nato e ti portano a maledire quel che sarà una morte terribile. Erano le stesse lacrime che ti portano a pensare "cavolo, potevo fare tanto, eppure finisce qui". Le lacrime amare di chi avrebbe inspirato ed espirato un'ultima volta riportando alla
mente il rimorso di non aver salutato chi c'è sempre stato. Avevo chiuso gli occhi, serrato le labbra pronto per sentire uno sparo.

Buio.
Silenzio per qualche secondo.
Poi il panico.
Un rumore.
Un urlo.

Era lui, quello stronzo con la pistola.
Non appena decisi di riaprire gli occhi vidi quel cucciolo pronto a sacrificarsi mordere la gamba dell'uomo, anche se un semplice cane Spugna ci aveva salvati. E chi l'avrebbe mai detto?

Fu a quel punto che i tre poliziotti capirono fosse il momento giusto per agire ma fu anche in quel momento che dalla terrazza apparvero altri due uomini in passamontagna, entrambi armati. Non sapevo che fare e così, nel panico, decisi di chiamare nuovamente al numero della polizia per ulteriori rinforzi: "saremo lì a breve".

Intanto alzai lo sguardo, Spugna era a terra sofferente e sentivo il suo pianto triste.
Probabilmente era stato calciato forte, quello stronzo non aveva pietà per un uomo figuriamoci per un cane. Fortunatamente, i tre poliziotti se la cavavano molto bene, erano riusciti a disarmarli ma facevano di tutto per non giungere ad una fine drastica per quanto quei malfattori lo meritassero.

Non sapevo dove fossero le pistole, sapevo solo che si stavano menando di brutto ed in quel momento di distrazione solo una cosa potevo fare: salvare Spugna.

Non m'interessai di nulla, mi buttai fra la mischia e molto velocemente afferrai il suo
corpicino bianco. Nell'andarmene, vederlo lamentarsi e guardarmi in faccia era forse la più grande sofferenza di tutte.

GIUSY's POV
Filippo (Irama) era finalmente arrivato a casa mia ma lui come me non poteva sopportare l'idea di starsene su una poltrona a grattuggiarsi le palle mentre il suo migliore amico era in pericolo. Decidemmo dunque di andare a casa sua, qualsiasi cosa sarebbe successa noi tre eravamo insieme.

In auto furono attimi di duro silenzio, attimi che durano ore in cui sembra quasi che nulla stia accadendo per davvero, o almeno lo
speravo.
Volevamo evitare di perdere tempo col parcheggio così Filippo, senza pensarci due volte, la sistemò dinnanzi ad un parcheggio laddove il divieto di sosta era grande quanto una tv. Poco importava.

Corremmo verso la porta della sua abitazione ma entrambi notammo una cosa: un rampino che era legato al terrazzo di Niccolò.
In quell'esatto istante uno sparo, a seguire le sirene ed altre volanti della polizia con un'ambulanza a seguire.

In quel momento svenni, sembrava tutto irreale.

Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now