Follia.

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Dopo vari controlli io e altre persone abbiamo avuto il permesso di entrare per una visita, non conoscevo quei volti ma ero sicura che tra quelli ci fosse la donna che l'aveva dato al mondo, amici ed altri familiari. Decisi di attendere che la stanza si svuotasse, dovevo comunicare a Niccolò di quella follia.

Passò un bel po' di tempo, nel mentre non potevo far altro che cazzeggiare col telefono o prendere delle patatine dal distributore; sembravo l'unica persona fuori dal contesto, se solo altri avessero saputo che la causa di tutto ero io.

La stanza si svuotò di tutti gli sconosciuti che fino a poco prima l'hanno resa così piccola, ma si riempì di ricordi quando vidi il suo viso intinto di un sorriso lieve e dolce.
Mi avvicinai e la prima cosa che feci fu lasciargli un bacio a stampo sulle labbra.
"Mi sei mancata"
"Anche tu"
Quei piccoli baci divennero poi un qualcosa di più, uno di quei baci capace di urlare all'altro che non te ne saresti andato, che avevi bisogno di tutto quello ed altro.

Quando ci distaccammo, sorridemmo a fior di labbra. Il cuore mi si stringeva in gola, la mia mente era incasinata tanto da non riuscire più a produrre una parola.
Decisi di sedermi sulla sedia accanto al suo letto, avevo bisogno di parlargli.
"Come ti senti?"
"Stordito, allo stesso tempo felice perché ci sei tu qui ma triste per Spugna"
"Spugna?"
"Anche un cane può essere un eroe no? Per assurdo credo lui ci abbia salvati tutti.. Hai notizie di lui?"
"Non lo so.. Dopo scrivo a Filippo.. A proposito" la sua voce m'interruppe
"Siamo in pericolo, sai?"
"È proprio ciò di cui volevo parlarti" A quel punto estrassi dalla tasca del jeans quel biglietto.

Lui non capiva, alternava il suo sguardo su quella scrittura e su di me.
"Che significa Giusy"
"Mi ha detto Filippo che questo proviene da uno dei tre aggressori, potrebbe essere una trappola lo so.."
"O un'idea geniale per stare assieme"
"Non hai paura?"
"Ho paura a restare, Giusy. Torneremo, ma per ora è meglio andar via."

Ci fu un silenzio lungo qualche minuto, entrambi stavamo valutando l'idea di chiamare.
"Allora chiamerò e ti comunicherò l'esito" dissi, decisa
"Non farlo col tuo telefono"
"Lo so, lo so"

Uscita dall'ospedale mi diressi a comprare due cose, un telefono ed una scheda nuova da disattivare subito dopo la chiamata.
Quella sera chiamai e la voce che mi rispose non mi tranquillizzò affatto.

"Pronto?"
"Pronto chi è?"
"Mi è stato detto di chiamare"
"Sei la ragazzetta col fidanzatino?"
"Sì.."
"Aspetta qua che te chiamo n'artra persona"

Passarono pochi secondi, pochi secondi in cui realizzai che il pericolo di morire l'avrei affrontato lo stesso se fossi rimasta dov'ero.
Poco dopo, mi rispose una voce decisa, sembrava così elegante da esser quella di un avvocato, un medico od un professore.
"Pronto, mi dica"
"Chiamo a proposito del biglietto rilasciatomi"
"Giusy, giusto?"
"Sì, sono io"
"Vediamoci domani mattina alla Fontana di Trevi"
"Ma come farò a capire lei chi è tra i tanti turisti?"
"Lo capirò io"

La chiamata si chiuse lì, non capivo se quella gente fosse dalla parte dei buoni o dei cattivi.

Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now