Giusy. // Ultimo

Verità pt.II

Rimasi a fissarlo, aspettavo continuasse.
Quando notai che quel silenzio si stava prolungando dovetti incitarlo a parlare.

"E allora?"
"È stato lui.."
"A fare cosa Niccolò, parla e basta." ero diventata severa, impaziente e lui non poteva far altro che parlare.
"Quella lettera che avevi ricevuto era per davvero un avvertimento.. quando sono venuto da te, quegli uomini, l'auto che ti seguiva.. ecco, mi hanno rincorso e preso a pugni. Mi hanno minacciato. Ho avuto paura Giusy, paura di non rivederti. Sono stato obbligato ad andare con loro, mi bendarono e mi portarono in una zona a me sconosciuta, dopodiché in uno scantinato. Lì c'era tuo padre."

Stetti in silenzio, era evidente che quella spiegazione non mi bastasse.
Avevo le lacrime agli occhi, la voce ancora una volta tremante.
Speravo l'incubo fosse finito, invece era solo iniziato.

"Che ha detto?"
"Dovevo andarmene, smetterla di starti dietro. Non voleva ci fossero altri ragazzi nella tua vita.
Aveva già avvisato tua nonna ma lei ha avuto paura a dirtelo, paura ad agire. Tuo padre non è più un uomo onesto Giusy, dobbiamo fare qualcosa."
"Cosa cazzo dovrei fare?! È lo stesso uomo che metteva le mani su mia madre, lo stesso che mi ha fatto vivere un fottuto inferno ed ora ecco che torna per levarmi l'unica cosa buona che mi sia capitata" parlai finché la mia voce divenne nulla, finché non ero sfinita.

A quel punto iniziai a piangere a dirotto e lui, con qualche lacrima agli occhi, mi strinse.
"Io non me ne vado Giusy, te l'ho giurato."

A quel punto lo strinsi più forte, come un koala farebbe col suo ramo.
Percepii la gola stringersi, il pensiero mi soffocava.
Il respiro mi mancava, stavo annegando in qualche triste ricordo ed in brutti presentimenti.

"Lo so che ora è impossibile ma.. che ne dici di rilassarci e mangiare schifezze?"
Lui non era di buon umore, lo sentivo dalla sua voce, ma nonostante ciò si faceva forza e cercava, ancora una volta, di tirarmi su da quel che era un abisso profondo.