Mano a mano.

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Quella sera passò e, tornata a casa, trovai il silenzio tombale in quella casa.
Inutile anche solo pensarci, evidentemente mia madre ancora dormiva in attesa della dolce alba che avrebbe racchiuso nella sua rinascita la malinconia di una Roma così sola e triste.

Ed io, un po' come Roma, stavo rinascendo a poco a poco da quella leggera e latente malinconia. Mi misi a letto e decisi di strappare il foglio che avevo scritto per lei, a quel punto potevo benissimo far finta di nulla. Erano le cinque di mattina e probabilmente avrei dormito fino alle undici ed invece no.

Dopo due ore tra le braccia di Morfeo arriva mia madre a svegliarmi, "devi accompagnare la nonna al mercato" ed a quel punto, inevitabilmente, sbuffai.

Quando lei se ne andò mandai un messaggio a Niccolò, sentivo il bisogno di lamentarmi anche per le occhiaie che avevo, erano grosse come i prosciutti che ogni volta mia nonna rubava al mercato.
Inaspettatamente, lui mi chiamò subito dopo:
"quindi oggi vai a divertirti con la nonna?"
"non farmici pensare.. perché già sveglio?"
"non riuscivo a dormire, stavo ripensando a stanotte.."
"e quindi?"
"nulla, preferisco parlartene da vicino"
"mh.. dimmi tu a quando il prossimo incontro"
"se vuoi anche adesso, vi accompagno io"

Ed inevitabilmente, la risposta fu un sì.
Mi stancava ogni volta fare quella maledetta strada con mia nonna, lei era lenta a camminare e mi riempiva la testa di chiacchiere ed inciuci di signore che manco conoscevo.

Quando lui arrivò, ero già pronta ma mia nonna, che abitava a qualche isolato da me, no.

Arrivati giù da lei aspettammo una decina di minuti ed il silenzio fu strano, quasi non sapevamo che dirci.
All'improvviso, miracolosamente, il portone si aprì. Quello che vidi fu la solita scena: mia nonna vestita con abiti fluo, capelli totalmente bianchi (tranne un ciuffo rosso), occhiali da real truzza e quel temperamento da signora che sa il fatto suo.

A Niccolò sfuggì un "Wow" perché, a vederla così, sembrava quasi la vecchina uscita da Duplex, un film che amavo.

Quando entra in auto un "Cià bello" rompe il ghiaccio, così come il suo "Ma che te sei trovata er fidanzato"

Il mio imbarazzo era a mille, volevo ridere ma lei odia quando qualcuno le ride in faccia. Per evitare la sua borsetta rosa barbie in pieno viso, decido di risponderle con un semplice "no nonna, è solo un mio caro amico" ed in quel momento stavamo per svoltare l'angolo e, a quanto pare, la sfiga mi perseguita.

C'era traffico.
Quel viaggio doveva durare massimo cinque minuti.
Mia nonna aveva iniziato a parlare delle sua fantastiche avventure al mercato.

"No ma tu devi sapé l'ultima volta, avevo un prosutto grosso quanto er culo de Kim Shashian (traduzione: Kim Kardashian, c'ha provato) e me lo sò nascosto dentro na busta piccola come il cervello di Giusy (grazie nonna). Quel coglione nun s'è accorto de niente, come so forte.." ed andammo avanti così per tutto il viaggio che durò un quarto d'ora o poco più, in avanti qualcuno aveva fatto un brutto incidente.

Arrivati, mia nonna scese e posso solo dire di aver fatto un sospiro di sollievo. Non ne potevo più.
"Beh, si porta giovane" disse Niccolò, riferendosi a mia nonna.
"Non ne parliamo.. stai meglio senza occhiali, levali"
"Ho le Gucci sotto gli occhi, non so quanto io possa star meglio senza" ed anche se la giornata non era iniziata nel migliore dei modi, trovavamo sempre un modo per renderla perfetta.

Uscimmo anche noi dall'auto e dopo un rapido giro in quella piazzetta colma di bancarelle di ogni tipo decidemmo di allontanarci verso una gelateria, in effetti non avevo fatto colazione e la fame stava prendendo il sopravvento.

"Comunque, ieri sera.."
"È stato bello." lo interruppi io.
"Lo penso anche io, ma ho paura di correre"
"Ci stiamo solo conoscendo, non vedo cosa ci sia di male"
"M'interessi, inutile negarlo"

A quel punto rimasi in silenzio fin quando non arrivammo in gelateria e, sottovoce, gli dissi "Anche a me, troppo"
"Mh?"
"Nulla, ragionavo sui gusti del gelato"

Se da una parte credevo di aver sbagliato a non ricambiare, dall'altra pensavo di aver fatto bene perché si sa, con i maschi non vale la pena correre.

Prendemmo i gelati ed i nostri discorsi andarono su argomenti diversi come la scuola, mia nonna, qualche commento scherzoso sui passanti, serie tv, mia nonna, progetti per il futuro, curiosità su noi due, il significato dei sui tatuaggi, mia nonna..

Tornammo al veicolo e decidemmo di fare un giro per la città, la sua compagnia era così piacevole che iniziavo a non poterne più fare a meno. Ci fermammo al centro e, tra le varie passeggiate, si ristabilì il feeling che avevamo trovato il giorno prima.

Al Colosseo, come ogni giorno, c'era una gran folla e non voleva perdermi di vista tant'è che afferrò la mia mano tra il pollice e l'indice come si afferrerebbe una carta di credito.
Certo, nulla di che, pensai.
Fu soddisfacente quando, qualche attimo dopo, usciti dalla gran folla, calammo entrambi lo sguardo sulle mani.
Lui lasciò la mia ed allargò le dita, non ci volle molto a capire che le nostre mani si sarebbero incrociate e strette come avrebbero dovuto.
La strinsi.

Al riguardo preferimmo non proferire parola, non servivano.
Nel tardo pomeriggio tornammo all'auto sempre persi tra i nostri discorsi sul futuro, sulla scuola, sulla nonna.. Cazzo, mia nonna.

"Niccolò corri in piazza" dissi, fredda
"Cos'hai adesso.."
"Abbiamo dimenticato la nonna"
"Cazzo"

[Perdonate questa mia assenza, proverò a recuperare in questi giorni]

Giusy. // UltimoWhere stories live. Discover now