Capitolo uno.

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Uno scroscio di applausi seguì l'esibizione del violinista, un uomo di circa cinquanta anni che non aveva fatto altro che passare l'archetto sul suo violino per dieci minuti buoni. Insopportabile.
Quel lamento aveva fatto sanguinare le orecchie del giovane Eren come poche cose avevano fatto, quell'esibizione era stata noiosa, triste e priva di un qualsivoglia sentimento.
Ma tutti sembrarono apprezzare, applaudendo con vigore, mentre dei sorrisi finti abbellivano i loro volti altrettanto finti, penosi e ordinari.
Quella non era musica, si ripeteva il giovane, era un supplizio, proprio come quella serata, noiosa, triste e banale; niente a che vedere con le feste a cui era abituato lui, dove la musica ad alto volume scuoteva i cuori dei presenti, il ritmo scorreva nelle vene di tutti, e non c'era spazio per il silenzio. Tutto quello era vita per Eren, una droga a che non si sarebbe mai negato.
Il salone ottocentesco era gremito di persone diverse ma al contempo uguali, al moro sembrava di sentire tutte le loro frivole conversazioni, le donne ridacchiavano alle battute delle altre e criticavano chi non era presente, gli uomini si atteggiavano a grandi conoscitori della musica, quando in realtà non sapevano la differenza tra una chiave di violino e una di basso, tutti si credevano grand'uomini e gran donne solo per la loro presenza a quella stupida festa.
Lui era lì solo per i suoi amici, che lo avevano pregato fino allo stremo delle forze pur di fargli mettere piede lì dentro, e lui non aveva avuto il coraggio di rifiutarsi per l'ennesima volta, maledicendo il suo buon cuore.
Ad un certo punto sentì il dolce suono prodotto da un'arpa, Historia era sul palchetto posto verso la fine della sala, bella come non lo era mai stata.
Poco lontano da lui, con la schiena contro la parete, c'era Ymir che la guardava con gli occhi resi lucidi dall'orgoglio, vedere la persona che ami arrivare a quei livelli deve essere un'emozione non da poco, pensò il giovane guardandola.
Ymir era una bella ragazza, abbastanza particolare sia nello stile che nel carattere, una delle poche persone vere in quella sala, il suo corpo era fasciato in uno smoking da donna, non indossava nulla sotto la giacca, che fortunatamente era tenuta ferma da un bottone, in modo da non poter rivelare con un movimento brusco la nudità sotto di essa, e i tacchi vertiginosi la rendeva ancora più alta di quanto già non fosse.
Al contrario Historia era più piccolina, minuta tanto da sembrare fragile, una bambolina che avrebbe potuto rompersi da un momento all'altro, i capelli biondi come raggi del sole in estate erano legati in una acconciatura abbastanza articolata composta da trecce, con qualche ciuffo che sfuggiva volontariamente da essa, e il suo corpo avvolto in abito di seta e voile dal taglio morbido che le lasciava scoperta la schiena e parte delle spalle, il suo stile rispecchiava perfettamente il suo strumento, delicato e soave.
Pur non essendo nel suo stile, quella esibizione aveva catturato l'attenzione del giovane rockettaro, e alla fine non poté dirsi dispiaciuto.
Si avvicinò alle due ragazze con l'intento di congratularsi per l'esibizione, ma la sua attenzione venne catturata dal silenzio che si era venuto a creare nella stanza, improvvisamente in quel salone si erano ammutoliti tutti, osservando il palchetto in muta contemplazione, quasi reverenziale.
Il giovane spostò gli occhi verdi sul punto, anzi su colui, che aveva catturato l'attenzione di tutti, che aveva, a detta del moro, fermato il tempo.
Si ergeva con orgoglio la figura magnetica del grande violinista, alcuni lo chiamavano così per le sue doti in campo musicale, altri per schernire la sua altezza, fatto sta che tutti non poterono che dirsi rapiti quando l'uomo iniziò a suonare.
Quella era musica, a differenza del violinista precedente, che a confronto era un inetto, quella melodia era malinconica, lieve e delicata, invogliava tutti a seguirla stringendo i cuori dei presenti in una morsa che mai avrebbero dimenticato.
Le note si rincorrevano per la sala, lambendo tutti, dal primo all'ultimo, ammaliandoli con la loro malinconica dolcezza.
Eren ascoltava, maledicendo il tempo che scorreva troppo velocemente, e il cuore che si abbandonava con troppa facilità a quella dea senza volto.
Mai avrebbe ammesso il profondo piacere che provò in quel momento, e l'ammirazione verso quell'uomo che faceva sfregare l'archetto sul quel magico violino, come le lame di un abile pattinatore fendono il ghiaccio, mentendo a se stesso ripetendosi che non era nulla di che, che ci sarebbe riuscito chiunque, sapendo però in cuor suo quanto quel violinista fosse straordinario, ringraziandolo silenziosamente per quella straordinaria esibizione.
Lo vide scendere dal palco dopo aver riposto il suo fedele violino nell'apposita custodia, in molti tentarono di parlare con lui, ma vennero ignorati.
Una giovane donna si attaccò al suo braccio, era Hanji Zoe colei che aveva organizzato la serata.
Il ragazzo capì il motivo per cui quella serata era tanto importante, il motivo aveva un nome e un cognome: Levi Ackerman, il violinista più amato della città e forse anche di tutto il paese, una vera e propria celebrità, alcuni lo amavano per la sua musica, altri per il suo aspetto.
Era raro che presenziasse a serate di quel genere, correva voce che fosse particolarmente borioso e che snobbasse la maggior parte degli inviti, riteneva in pochi alla sua altezza. A quel pensiero Eren rise, non fare battute del genere su di lui era praticamente impossibile per il giovane.
Si sentì chiamare da Armin che poco dopo lo raggiunse per poi iniziare a tirargli il braccio destro, <Eren vieni con me!> esclamò il ragazzo, il moro non capiva il motivo di tanta fretta.
Armin era un pianista emergente, che però provava un grande amore per il violino, Eren era sempre più indeciso quale strumento il biondo suonasse meglio, e anche quella sera non aveva saputo scegliere visto che il suo amico aveva regalato al pubblico esibizioni spettacolari con ambedue gli strumenti.
<Professor Ackerman!> urlò Armin, facendo voltare il violinista, Eren si chiese cosa volesse fare il suo amico, ma proprio non riuscì a capirlo, pur conoscendolo da tutta la vita quella testolina bionda restava un vero e proprio mistero per lui.
<Professore volevo presentarle il mio migliore amico, Eren Jaeger, quello di cui le avevo parlato giorni addietro> lo presentò cordialmente il ragazzo che ancora stringeva il suo braccio impedendogli la fuga da quella situazione imbarazzante.
Il corvino lo squadrò da cima a fondo, <Sono Eren Jaeger, è un piacere conoscerla> disse il giovane, decise di tenere un tono formale e non porgergli la mano, non era sicuro del fatto che avrebbe accettato.
<Lo so chi sei, me lo ha appena detto Armin, non c'era bisogno di ripeterlo> rispose boriosamente l'uomo, ed Eren non poté fare a meno di replicare <Lo so, ma non mi piace essere presentato da altri, in una presentazione c'è molto più di quello che si crede, infondo, non si hanno altre occasioni per dare una buona prima impressione di se> Levi sciolse il suo braccio da quella di Hanji, guardando scettico il moro, <Cosa ti fa pensare che la tua presentazione possa sortire negli altri una buona prima impressione di te?> chiese, il corvino non aspettava altro che quello, una persona che non lo trattasse con reverenziale rispetto, qualcuno con cui avere un dibattito vero in quella tediosa serata di metà ottobre.
<Nulla, ma almeno sarà mia, come sarebbe mio il successo, nel caso la presentazione andasse bene> il violinista alzò un sopracciglio <E se andasse male?> nel suo tono di voce si coglieva la sfida, una tacita sfida che aveva lasciato la prima volta che i loro sguardi si erano scontrati, lo faceva con tutti, ma solo pochi accettavano e mai nessuno vinceva.
<Se andasse male anche il fallimento sarebbe mio, ma conto nelle mie potenzialità, sono certo di non sbagliare> replicò arditamente il giovane, <È presuntuoso da perte sua, e se le dicessi che con me non ha avuto una buona prima impressione?> il corvino si riteneva vincente, ma la risposta di Eren non tardò ad arrivare, <Presunzione? È soggettivo, proprio come la sua prima impressione, non è tale perché è influenzata da altri fattori, il bello di una presentazione è che nessuno sa nulla di te, neanche una cosa semplice come il nome> il corvino non si aspettava una risposta del genere, aveva sottovalutato quel ragazzo.
<E quali sarebbero gli altri fattori?> chiese per poi prendere un bicchiere di champagne dal vassoio portato da un cameriere, <Questo deve dirmelo lei> rispose ghignando il moro.
Il corvino avrebbe sicuramente voluto rispondere per le rime, ma venne interrotto <Levi tra un po' tocca a te esibirti con Petra> gli suggerì la donna al suo fianco, forse per alleggerire la tensione creata tra i due.
<So quello che devo fare, ma non ho intenzione di farlo, quella esibizione è banale e priva di attrattiva, prenderà il mio posto Armin, se la caverà egregiamente. Io ora ho da fare con il signor Jaeger, non mi piace lasciare una conversazione a metà, soprattutto quando è interessante> la donna non tentò di convincerlo a fare altrimenti, sapeva che una volta presa una decisione il corvino era irremovibile, e poi non poteva dirsi dispiaciuta dalla piega che aveva preso la conversazione dei due.
Con il sorriso di chi la sa lunga si allontanò portando con se il biondo, che ancora faticava a credere che il professor Ackerman avesse avuto tutta quella fiducia nelle sue doti.
<Cosa ne pensa di questa serata?> chiese il corvino porgendo al ragazzo vicino a lui un calice di champagne.
<Cosa penso? Sarebbe una festa magnifica se fossimo tutti morti, ma dato che non è così, posso affermare che sia particolarmente noiosa e, fatte le dovute eccezioni, anche la musica lasci molto a desiderare> iniziarono a camminare, e Eren portò alle labbra un sorso del suo champagne.
<Credo che anche i morti avrebbero da ridire su questa festa> commentò il corvino <Queste persone non conoscono nulla di musica, ma si fingono virtuosi morigerati, vorrebbero stupire gli altri, ma in realtà ingannano se stessi> concluse il grande violinista, non degrado di uno sguardo nessuno, eccezion fatta per Eren che in quel momento gli sembrava l'unico modo per evadere dalla noia.
<Vorrebbero stupire lei, queste persone sono tutte qui per lei, è il suo violino a dare importanza a questa festa> ammise Eren, quel violinista non era male come immaginava.
<Per stupirmi ci vorrebbe un cervello, cosa che queste persone, per quanto il loro conto in banca possa essere ingente, non potranno mai comprare. La cosa che gli piace del mio violino non è ma musica che esso produce, ma il suo valore economico> commentò piccato l'uomo, <Lei è in possesso di un violino di grade valore, un Guarnieri, potrà ben capire perché questi avvoltoi senza stile vogliano la sua amicizia> il suono di un clarinetto si diffuse nella stanza accompagnato da un violino, Armin e quella che aveva capito chiamarsi Petra erano sul palco, ma Eren era troppo preso dalla conversazione con il signor Ackerman per prestarvi attenzione.
<Questo conferma la loro ignoranza, come le è sembrata la mia esibizione?> Eren capì la domanda nascosta che l'uomo gli porgeva, <Profonda, è riuscita ad ammaliare anche me. È un peccato però che lei non abbia utilizzato il Guarnieri, avrei voluto sentire la magia a musica prodotta da un violino di quel calibro> sul volto del giovane campeggiava un sorriso soddisfatto, mentre su quello del violinista uno di apprezzamento, <Ho fatto bene a spendere il mio tempo con lei, non mi aspettavo che qualcuno se ne sarebbe accorto> smisero di camminare per la sala, <Lo ha fatto proprio per questo, forse per affermare ulteriormente la sua superiorità sui presenti, forse per umiliare la loro fasulla cultura musicale> intanto il l'esibizione era finita, solo allora Eren si rese vagamente conto del fatto che il tempo continuasse a scorrere.
<Credo entrambe, cosa porta una persona come lei a questa festa?> chiese il corvino, esprimendo una domanda che lo tormentava dall'inizio di quella conversazione.
<Niente di particolare, i miei amici mi hanno costretto a venire. Cosa intende con "una persona come lei"?> il moro si chiese se fosse un complimento o meno.
<Credo che se ne sia accorto anche lei, queste persone sono tutte uguali, lei è diverso; saranno i capelli forse?> ironizzò alla fine, strappando un sorriso ad Eren.
<Si credo che siano quelli, penso di essere l'unico ragazzo ad avere i capelli lunghi qui dentro> intanto si erano avviati verso l'uscita, per poi ritrovarsi in giardino, lontano da quelle persone che evidentemente davano fastidio ad entrambi.
<In effetti... ma credo che così possa andare meglio> quando le mani del violinista affondarono dei morbidi capelli di Eren, questi si sentì andare in fiamme, ma fortunatamente il buio avrebbe nascosto il rossore sulle sue guance provocato da quel gesto.
I lunghi capelli castani gli ricaddero sulle spalle, <Così stai meglio, è più originale> commentò Levi, per poi riprendere a camminare.
<Quelle persone tentano di essere diverse, e forse sono convite di essere originali> disse il violinista, <Di solito chi  tenta di essere diverso è uguale a tutti gli altri> rispose Eren oramai guarito dall'imbarazzo che lo aveva colto pochi secondi prima.
<Le persone diverse lo sono di natura, stelle originali, dopo di loro è stato buttato lo stampo> concluse il ragazzo poggiandosi alla ringhiera del gazebo sotto cui erano in quel momento, poco distante da lo c'era un piccolo stagno.
<Lo sai che c'è qualcuno che ci sta osservando? Forse un paparazzo...> cambiò ragionamento il corvino, dandogli del tu, ed Eren non poté che dirsi felice di ciò.
<Vuoi rientrare?> chiese il violinista, Eren fece finta di non notare la telecamera che stava inquadrando entrambi in quel momento, aveva avuto un sospetto prima quando gli era sembrato di vedere una luce nei cespugli.
<No, in tutti i casi tra qualche giorno ci sarà una nostra foto sui giornali di gossip, già mi immagino i titoli "Levi Ackerman e Eren Jaeger sorpresi da soli, è amore?" oppure "Cosa nascondono Eren Jaeger e Levi Ackerman? La data delle nozze a pagina sei"> entrambi iniziarono a ridere, non era raro che i giornali di cronaca rosa ingigantissero a tal punto una notizia.
<Se devono parlare a questo punto dire di dargli qualcosa di vero su cui speculare> disse il corvino, <Cosa proponi?> chiese il ragazzo, lui aveva una mezza idea, ma sicuramente non l'avrebbe detta, era imbarazzante.
<Questo> poco dopo le dita sottili del violinista erano dietro la sua nuca, attirandolo in un bacio inizialmente a stampo, poi sempre più approfondito, le mani della rockstar andarono sui fianchi di Levi. Quasi sentiva tutte le foto che stavano scattando in quel momento i paparazzi.
Si staccarono e, ancora sotto l'obbiettivo delle macchine fotografiche, tornarono dentro sotto gli occhi attenti di tutti quando Eren poggiò una mano sulla spalla del corvino.
Quella messa in scena era divertente per entrambi, entrambi erano sempre stati bravi nel giocare con il fuoco, entrambi erano convinti che sarebbero usciti illesi da quella storia, entrambi non sapevano che il vero rischio non erano gli scandali mediatici, entrambi non sapevano che a rischiare erano i loro cuori.

To be continued...

Tana della scrittrice:
Ohayoo!
Benvenuti in una nuova fan fiction!
Come credo abbiate capito questa storia sarà un po' diversa dall'altra ereri che sto scrivendo (I want him) ma sinceramente credo che questa potrebbe essere un po' più bella, non voglio sbilanciarmi per ora.
Fatemi sapere cosa ne pensate, al prossimo capitolo!

-Beatrice/

Il grande violinista Where stories live. Discover now