Capitolo undici.

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Eren poggiò il violinista sul letto iniziando a togliersi frettolosamente la maglia che indossava, fremeva dal desiderio di possedere il corvino che a sua volta stava iniziando a privarsi della camicia.
Nella foga del vederlo sotto di lui nudo Eren aprì la camicia di Levi in uno strattone che ne fece volare via i bottoni, spargendoli in giro per la stanza. Il rockettaro non chiese scusa né nulla, si avventò sul suo collo marchiandolo, succhiando la sua pelle in segno di possesso, mordendola facendo gemere il violinista sempre più eccitato dal contatto di quelle labbra sul suo collo tanto bianco da sembrare fatto di porcellana.
Il violinista accarezzò il petto caldo del rockettaro, le sue mani fredde provocavano al ragazzo piccolo brivido di piacere, mentre mordeva il lobo dell'uomo sotto di lui, scese piano più giù mettendosi a carponi sul letto per baciare il petto e ventre del violinista, la sua pelle era stata resa ancora più fredda dalla pioggia che fino a pochi minuti prima cadeva su di loro incessabile e implacabile, i suoi capelli lunghi ancora bagnati da essa fecero cadere innumerevoli goccioline d'acqua sul petto di Levi ed Eren si premurò di raccoglierle con i suoi baci.
Il violinista stanco di tali preamboli legò le gambe intorno al bacino del castano, facendogli intuire le sue intenzioni, poi con un fortuito colpo di reni riuscì ad invertire le posizioni.
Si allungò per baciare le labbra carnose del rockettaro, scendendo poi lungo il suo collo e torturando in fine i suoi capezzoli con piccoli morsi, ma quella volta Eren non era intenzionato a subire passivamente le sue attenzioni, e senza sforzo riuscì a riportare sotto di lui il corpo sempre più eccitato del violinista, privandolo dei pantaloni in uno strattone deciso ma non per questo violento, e lasciando solo il boxer a coprire la nudità del corvino, conscio che nel giro di pochi istanti anche quelli sarebbero finiti sul pavimento: e così fu. Tirò via quel pezzo di stoffa tanto superfluo in quel momento con i denti, tenendo ben stretto l'elastico tra i denti bianchi.
Iniziò a baciare l'interno coscia del violinista, soffiando talvolta sulla sua erezione svettante e facendo gemere spudoratamente il violinista.
Baciò ogni singolo centimetro di quella pelle vellutata, sentendo il violinista tendersi quando infilò due dita nel suo orifizio iniziando a prepararlo. Il violinista mosse il bacino alla ricerca di un maggiore piacere, ma non fu accontento <Maledetto ragazzino...> gemette frustrato, Eren ghignò soddisfatto, <Non sono io quello che sta per essere scopato da un "ragazzino"> lo derise il rockettaro, <Vedrà cosa le combino la prossima volta... ah!> gemette Levi quando il castano infilò un'altro dito dentro di lui, iniziando a muoverle più velocemente, anche lui era stanco di aspettare, la sua erezione pulsava dolorosamente dentro i suoi jeans.
<Questa volta sarò io a dettar legge> disse in modo seducente Eren vicino alle labbra di Levi tanto che non riuscì a resistere dal desiderio di baciarlo, tolse le dita dal corpo del violinista ottenendo un mugolio di disappunto da parte del corvino, ma lo ignorò iniziando a togliersi i pantaloni, le mani di Levi furono subito su di essi, e lo aiutarono a sfilarli insieme ai boxer il più velocemente possibile.
In quel momento erano entrambi nudi ma questo non arrecò imbarazzo a nessuno dei due, entrambi volevano scoprire ogni piccolo dettaglio del corpo dell'altro, volevano esplorarli e perdersi con essi.
Eren entrò nel corpo caldo del violinista, in modo deciso ma delicato, fermandosi qualche secondo per permettere al suo amante di abituarsi a tale intrusione, Levi mugolava infastidito, poi una volta abituatosi mosse il bacino verso il membro di Eren, facendo intuire le sue intenzioni, questi iniziò a spingersi dentro di lui, beandosi dei gemiti del corvino, quella era musica per le sue orecchie.
<Sei così stretto...> gemette Eren tra una spinta e l'altra, per poi abbassarsi per baciare il violinista in un bacio bagnato e passionale, Levi portò una mano alla sua erezione iniziando a masturbarsi al ritmo delle spinte del castano, sentiva che di lì a poco sarebbero venuti entrambi.
Eren intrecciò le dita con quelle della mano libera del violinista, portandola poi di fianco alla testa del corvino, che gemeva spudoratamente sotto di lui, guardandolo in modo talmente tanto provocante che alla rockstar sembrò che sarebbe bastata una sua sola occhiata per venire, <Lei è proprio crudele> disse in modo roco, sentendo l'orgasmo sempre più vicino, poggiò la fronte su quella del violinista guardandolo negli occhi, poggiò la mano libera sulla guancia bianca del suo amante per poi spingerla più giù fino a sostituirla alla mano del violinista e masturbandolo lui stesso, <È p-per questo che le piaccio... ah!> gemette Levi con il respiro reso pesante dal piacere ormai imminente, <Per questa e altre infinite ragioni> rispose prima di fermarsi di colpo, muovendo solo il bacino in movimenti lenti e circolari, Levi lo guardò con lo sguardo annacquato dal desiderio, accarezzò lascivamente la suo membro eretto, <Non voglio che lei si faccia toccare da altri, voglio essere l'unico a godere di lei, le suo sguardo, dei suoi baci, e dei suoi gemiti. Io le appartengo Levi Ackerman> riuscì a dire raccogliendo i suoi pensieri nella spirale di piacere in cui si erano persi, <E io appartengo a lei, Eren Jaeger> rispose il corvino accarezzando il volto del suo amante, avrebbe voluto confessargli quanto lo amasse, ma non lo fece, e approfittando del silenzio Eren lo coinvolse in un bacio rude e bisognoso, spingendo sempre più velocemente mentre il corvino allacciava le gambe in torno al suo bacino, gemendo in preda al piacere, per poi venire sporcando la mano di Eren, che lo seguì venendo poco dopo di lui, riversandosi nel suo corpo.
Si sdraiò di fianco al corvino, coinvolgendolo in un altro bacio, l'ennesimo della serata, il castano aveva la percezione che Levi non gli bastasse mai, aveva sempre più voglia di lui, voleva stare sempre più tempo con lui, per qualche istante gli sembrò quasi che il rapporto che avevano in quel momento non bastasse, che volesse di più, ma scacciò quel pensiero quando vide Levi con gli occhi lucidi, e non dal piacere.
<Cosa succede? Le ho fatto male?> chiese con l'angoscia che gli attanagliava il petto, vide Levi tentare di raggomitolarsi su se stesso, <No, è stato bravissimo... come sempre> nonostante quelle parole il castano non riuscì comunque a darsi pace, <Allora cosa la turba?> chiese ancora, ma non ottenne risposta, sapeva che il corvino non si sarebbe mai girato, era troppo orgoglioso per far vedere a qualcuno le sue lacrime, e quella consapevolezza, la consapevolezze di non essere speciale agli occhi del violinista, fece molto male.
Aspettò in silenzio qualche altro secondo, ma poi si alzò dal letto, si sentiva ferito dalla mancanza di fiducia del corvino, non fece neanche in tempo a fare un passo verso la porta, che sentì qualcosa stringergli il polso, se pur in modo abbastanza blando, non si aspettava quella vista: Levi, nudo come lo era lui, lo guardava in ginocchio sul letto tenendogli il polso per evitare che se ne andasse, i suoi occhi erano lucidi e qualche piccola lacrima ribelle era riuscita ad uscire.
<Non te ne andare...> pigolò a voce bassa, abbassando leggermente la testa, gli aveva dato del tu, questo Eren non se lo aspettava di certo.
Lo abbracciò, ancora in piedi, stringendo il suo corpo contro il suo, <Cosa succede?> chiese ancora, <Fa male fingere, e io sono così stanco...
La consapevolezza di non essere per lei quello che vorrei davvero essere, mi sta mangiando dentro> il corvino alzò lo sguardo, guardando il rockettaro in viso, <Sa signor Jaeger, l'amore fa male, talmente tanto da essere meraviglioso>.

Diverse settimane dopo:

I giorni si inseguirono senza sosta, lasciando un profondo solco nell'anima del rockettaro, era tutto finito.
I giorni passati con Levi Ackerman erano stati talmente tanto belli che quasi non riusciva rammentarsene, erano troppi per essere tenuti tutti a mente, dolci come il miele più pregiato.
Ma la consapevolezza che non sarebbero più tornati, riusciva a rendere la loro dolcezza amara, impregnandoli del dolore provocato da un'addio immotivato.
Lui sapeva però in cuor suo il motivo di tale addio, l'amore o lega o divide, e in quel caso allo aveva allontanato irrimediabilmente dal violinista che offuscava la sua mente, stordendo i suoi sensi e inebriando il suo cuore, si capisce il valore di qualcosa solo quando la si perde, perché era stato tanto cieco? Perché non aveva capito, non aveva compreso il profondo legame che lo legava al violinista dai capelli color pece, e gli occhi grigi illuminati dalla luce di mille stelle, come avrebbe voluto tornare indietro, come avrebbe voluto afferrare la luce di quelle stelle e tenerla per sempre con se, in un egoistico gesto d'amore.
Si era ritrovato ad odiare l'amore, tanto fuggente quanto immaturo, dopo aver scombinato le carte in tavola si divertiva bello sfuggirli, nascondendosi impudentemente negli angoli del suo cuore, abbandonandolo in balia di se stesso, sussurrando quanto fosse stato bello incontrarlo e quanto doloroso perderlo. In quelle settimane era stato l'amore verso il corvino a tenerlo in piedi, anche se non sapeva neanche della sua esistenza guardando indietro riusciva a guardare con occhi diversi a quello che prima era stato il suo presente e che in quel momento era il suo passato.
Il tempo non perdona però, non aveva colto quel fiore d'amore nel momento giusto e oro lo guardava appassire tra le sue mani, senza poter fare nulla per tenerlo in vita.
Perché il signor Ackerman era sparito senza dirgli nulla? Perché era uscito così repentinamente dalla sua vita? Da un giorno all'altro si era ritrovato in mano i cocci rotti di un amore che non aveva voluto vedere, di un rapporto che non era riuscito a comprendere, di un cuore che non gli apparteneva più.
Quanto cara gli sarebbe costata ancora la sua cecità? Quanto ancora avrebbe dovuto dannarsi, maledicendo se stesso per non aver scavato nel suo cuore quando era in tempo per urlare al mondo i suoi sentimenti, e quanto ancora avrebbe dovuto soffrire per quel amore ritardatario?
Quella sera avevano vissuto, questo è certo, avevano vissuto l'ansia, la passione, e il dolore di un'inevitabile addio. Ma lui non voleva questo, lui voleva vivere, ma solo se al suo fianco ci fosse stato Levi a tendergli una mano, solo se quella sera si fosse conclusa in modo migliore. Ma qual era il modo migliore?
Forse lui e il signor Ackerman non erano fatti per amarsi e la loro era solo una storia passeggera, un'incidente di percorso, una storiella a cui pensare durante il tramonto della propria vita, quando si tirano le somme, una di quelle storie a cui si vorrebbe cambiare qualcosa, ma che rimangono sempre le stesse, quelle storie il cui ricordo ti fa battere il cuore, anche se sei felice, anche se hai tutto quello che desideri, una famiglia, una casa, un nuovo amore. Quelle storie metteranno in dubbio le tue scelte, ma sarà una cosa momentanea, durerà pochi istanti, poi capirai che quelli sono stracci del passato, un passato che non tornerà e che tu non puoi modificare, che sono solo ricordi di gioventù e che la tua felicità è quella che hai davanti. Mentirai a te stesso. Lo facciamo tutti, no?
Quanto sarebbe difficile andare avanti se non lo facessimo? Ma quanto sarebbe autentica la nostra vita, sarebbe più tortuosa e segnata da verità dolorose, ma sarebbe vera. Vera come quel sentimento che aveva ignorato e che ora aveva deciso di dannargli l'anima.
Ma decise ancora una volta di mentire a se stesso, dicendosi che sarebbe passata e che la sua felicità era nel futuro, che Levi Ackerman sarebbe presto sparito dalla sua mente e dal suo cuore, e che un giorno l'amore sarebbe tornato a sorridergli e con lui lo avrebbe fatto anche il volto della persona che avrebbe costellato i suoi pensieri e dipinto il suo cuore con nuovi colori, ma in quel momento quel volto era quello della sua più grande dannazione e rimpianto: Levi Ackerman.
L'amore era doloroso, era crudele ed era un bastardo, l'amore era la sua dannazione e il suo rimpianto, ma tra le sue braccia sentiva di essere in pace, voltandogli le spalle lo aveva tradito, ed ora non restava che pagarne le conseguenze.
Quel giorno sarebbe partito per il tour mondiale, aveva deciso di uccidere il suo amore, abbandonarlo in quella città per dimenticarsi di lui, e con lui dimenticare il violinista, sperava addirittura di dimenticarsi del suo volto, e del suo corpo che aveva esplorato centimetro per centimetro, ma sapeva che sarebbe stato impossibile aveva amato quel corpo talmente tanto che il solo pensiero di non poterlo più sfiorare lo faceva sentire male.
L'amore lo stava mangiando dentro, cosa c'era di meraviglioso?

Il grande violinista Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora