Capitolo dodici.

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<Eren hai la testa sulla luna, concentrati per favore> lo riproverò Mikasa, poche ore dopo sarebbe dovuto salire sul palco per la prima esibizione del nostro tour mondiale. Era a dir poco sotto pressione.
<Provate voi, io oggi non ci riesco> disse per poi rimettere a posto il microfono e dare le spalle agli altri, <Idiota non possimo provare senza di te, sei il fottuto cantante!> urlò alle sue spalle Jean, <A me piace improvvisare e poi sono mesi che proviamo questi pezzi, continuare a farlo mi mette solo ansia, se volete provare fatelo, io non ne ho voglia> disse continuando a camminare, <Il tuo è un comportamento molto egoista> disse Annie, poteva immaginare il suo sguardo torvo, non gli serviva neanche vederla, ma si girò lo stesso <Pensavi che fossi una persona altruista? Una persona buona? Perché in tal caso sei fuori strada, io sono il peggiore di tutti> disse amaramente per poi andarsene definitivamente.
<Ma che salta in testa a quel capellone decerebrato?!> sbottò adirato Jean, Mikasa sospirò guardandolo andare via, <Ho la netta sensazione che ciò che lo sta avvelenando, sia anche l'antidoto> attirò l'attenzione di Annie, <Cosa intendi?> chiese posando i suoi occhi sulla figura della corvina, <Un cuore ferito come quello di Eren può essere rimesso a posto solo da una persona, la stessa che ha aperto la ferita> la bionda su passò una mano tra i capelli, <Maledizione...> imprecò, a poche ore dal concerto non potevano di certo permettersi problemi di quel tipo.
<Pensate che riuscirà a cantare?> si intromise Jean, <Certo, lo farà anche meglio del solito> Mikasa attirò nuovamente l'attenzione su di se, <La rabbia, la tristezza, il rancore, saranno come benzina per Eren, i pezzi che faremo 'sta sera lui li ha scritti con quei sentimenti nel cuore, non aspettano altro che essere vestiti nuovamente con essi> disse sicura di se Mikasa, <Ma ci sono in programma per i prossimi concerti anche pezzi che vanno cantati in modo più dolce...> fece notare Annie, <Facciamo rock, quelli sono pezzi speciali che possono aspettare, comunque per allora spero di aver già risolto la situazione> Jean alzò un sopracciglio, <E tu cosa c'entri con questa storia?> chiese, la corvina prese in mano il telefono iniziando a setacciare la sua rubrica alla ricerca di un contatto, <Voi lasciate fare a me, devo fare qualche telefonata per tentare di rimettere a posto questa fottuta situazione, se aspettiamo quei due possiamo dire addio alla nostra carriera> disse agguerrita, per poi andarsene nel verso opposto a dove era andato Eren, lasciando Annie e Jean interdetti.

Eren era sdraiato sul letto della sua spaziosa camera da letto, bevendo di tanto in tanto un sorso della sua birra, con una sigaretta a metà in mano e le cuffie ad alto volume nelle orecchie, ad occhi chiusi, ammirando il buio sotto le sue palpebre, gli stava succedendo spesso, preferiva quel vuoto buio ai ricordi di colui che fino a qualche settimana fa rappresentava la sua felicità.
Non sentì Mikasa entrare in camera sua, ma la sentì togliergli violentemente le cuffie dalle orecchie, molto probabilmente si era spazientita nel trovarlo ancora in quelle condizioni.
<Eren datti una mossa, dobbiamo andare allo stadio dove si terrà il concerto> lo esortò rudemente la corvina, <Finisco la sigaretta e vado> rispose il castano portando alle labbra la sigaretta, <Smettila con quella schifezza, ti fa male> lo rimproverò la sua migliore amica, incrociando le braccia, <Come se tu non fumassi...> constatò il giovane, continuando a fumare, ormai la sigaretta era quasi finita, <Poco importa di quello che faccio io, ma se continui così ti fotterai la voce, oltre che i polmoni, e poi sarà un bel problema> terminò strappando la sigaretta dalle mani del castano e facendo lei l'ultimo tiro, Eren imprecò con poca convinzione, <Te l'ho mai detto che le tue sigarette fanno schifo? Cristo, sono troppo forti...> disse con un'espressione disgustata, <Così impari a fregarmi le sigarette> disse Eren alzandosi dal letto, <Ti trucco io?> chiese Mikasa, il castano si limitò ad annuire <Non capisco perché mi devo truccare, tanto a neanche metà concerto inizierà a colare tutto> la corvina lo fece sedere sul letto mentre prendeva i trucchi dalla sua borsa, <Questo perché ti fai truccare da me e non dai truccatori professionali come me e gli altri> constatò Mikasa facendogli alzare la testa verso il soffitto per stare più comoda, <Quando mi truccano loro finisco per sembrare una barbie, quindi non è il caso> disse il castano, <Mi fai un piacere?> chiese ancora lui, <Dipende> rispose la corvina, restando concentrata, <Mi prendi una sigaretta?> Mikasa lo fulminò con lo sguardo, non degnandolo neanche di un misero "no".
<Prima me le portavi tu in orfanotrofio> disse Eren improvvisamente, spezzando il silenzio, e sorprendendo la corvina, Eren non parlava mai dei sui anni in orfanotrofio.
<Me le pagavi sempre, e anche quando potevo andarmele a comprare da solo mi davi i soldi, credo che un giorno te li dovrò ridare> disse, mentre Mikasa continuava a truccarlo, mettendogli un po' di ombretto nero sulle palpebre. <Non dire cazzate, sei stato tu a offrirmi le mie prime sigarette> disse la corvina, <Vero, quando ci siamo incontrati tu eri scappata di casa e io dall'orfanotrofio, ero così geloso di te. Volevo così tanto una casa, una vera, e tu che la avevi, scappavi... che brutta ironia che ha la vita> disse Eren ridacchiando, <Non importa quante volte scappassi, alla fine mi toccava sempre tornare lì dentro, bello schifo>.
Sembrava che Eren stesse parlando con se stesso piuttosto che non Mikasa, ma questo a lei non importava, sapeva che a volte il suo migliore amico aveva bisogno di sfogarsi, quando sentiva di non poter reggere più il peso degli eventi.
<Alla fine scappare ci ha fatto incontrare, quindi la punizione che mi sono beccato dopo è stata sopportabile> disse guardandosi le mani e ricordandosi di tutte le bacchettate che si era preso, quasi riusciva a vedere il sangue di allora ancora su di esse, aveva fatto male, quel periodo della sua vita aveva fatto male, sentiva gli occhi pizzicare solo sfiorando quei ricordi, perché doveva essere tutto così difficile e doloroso? Alla fine si paga sempre il prezzo per aver giocato con il fuoco, tutti vogliono giocare, nessuno vuole bruciarsi, ma solo poche persone sanno sfoggiare le proprie ustioni a testa alta, per quanto avessero fatto male, ce l'aveva fatta.
<Ho finito> disse la corvina, Eren annuì e dopo essersi specchiato lasciò un tenero bacio sulla guancia della corvina, <Grazie per tutto quello che hai fatto per me Mikasa, sei l'unica persona che non mi abbandonerà mai> la corvina chiuse gli occhi e abbozzò un sorriso,
<Siamo una famiglia, no? Hai fatto per me più di quanto tu possa immaginare, ti sarò per sempre riconoscente, sono quella che sono solo grazie a te> disse ripensando alla sua infelice infanzia in una famiglia senza amore, una famiglia che non ha mai sentito sua, Eren era stato il suo piccolo, ma brillante, raggio di sole in un mare di fredda oscurità.
<Adesso vai a vestirti però, o faremo tardi> disse spingendolo verso l'armadio, avrebbe aiutato Eren a risolvere la sua spinosa situazione con un certo violinista che conosceva fin troppo bene, ma questo neanche Eren lo sapeva.

Il grande violinista Where stories live. Discover now