Capitolo otto.

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<Resterà?>

Quella domanda lasciò fortemente interdetto il corvino, cosa avrebbe dovuto rispondere?
Sarebbe stato in grado di restare al fianco di Eren nonostante tutto? Lui era un tipo da toccata e fuga, non amava rimanere troppo tempo con le persone, non voleva essere messo in una gabbia, o peggio ancora, affezionarsi troppo.
Schiuse le labbra, gli occhi di Eren erano lucidi, era incredibile come una persona forte come lui potesse essere messo in ginocchio da un passato troppo doloroso, come se i fantasmi del passato potessero spegnere la luce del presente, come se un ricordo potesse spegnere il più bello dei sorrisi.
Il passato ha la peculiarità di far inumidire gli occhi, non importa se sia idilliaco, o spaventoso come la più buia delle notti senza stelle.
Il passato riesce a spegnere o accendere la luce negli occhi delle persone, e in quel momento gli occhi di Eren erano resi opachi dal dolore, grigi come se fossero stati privati del loro magnifico verde.
Il grande violinista deglutì a fatica, nonostante avesse bevuto il suo tè aveva la gola secca, raramente si era sentito così... impreparato.
Non era pronto ad una domanda simile, ma soprattutto non era pronto a dare una risposta non quando da essa dipendeva così tanto.
Era ancora fermo nella posizione in cui era prima, quando vide Eren alzarsi e passarsi una mano sugli occhi, chiudendoli per pochi secondi.
<Dovevo aspettarmelo, che domanda sciocca che ho fatto... dimentichi tutto, per piacere> disse il rockettaro sforzandosi di sorridere, <Sono stato davvero inopportuno, non avrei dovuto, questi sono i deliri di una persona che ha dormito troppo poco, sa sto scrivendo nuove canzoni e sto provando i pezzi dell'ultimo album per il tour mondiale che partirà tra poche settimane, presumo di aver dormito troppo poco> guardò distrattamente le sue unghie tinte di nero perfettamente curate, era un'abitudine da anni.
<Eren io-> la rockstar interruppe il suo discorso poggiando un dito sulle sue labbra, <Non dica nulla, va bene così> disse per poi allontanarsi nuovamente, <A volte le parole non servono, il silenzio dice molto di più> la voce alterata da un velo di risentimento, e gli occhi che lo invitavano ad andare via, fecero capire al violinista lo sbaglio che aveva compiuto poco prima: aveva perso un'importante occasione.
Adesso non gli restava che raccogliere i cocci rotti di una scelta sbagliata, e subire la delusione del ragazzo a cui senza accorgersene si era affezionato, lo aveva deluso, lo aveva ferito.
<Ho imparato a capire quando fermarmi, e questo è il momento giusto per farlo, mi stavo illudendo, sa? Poche cose fanno male come un'illusione che incontra la realtà, alla fine si rimane sempre feriti, in un modo o nell'altro> Eren guardò da un'altra parte, distogliendo lo sguardo dal violinista che per la prima volta nella sua vita, non aveva nulla da dire.
Non aveva nulla da dire per che sapeva di essere nel torto, lui lo aveva spinto a parlare gli aveva chiesto di farlo più e più volte, ma poi, non aveva calcolato che per parlare del passato, Eren aveva bisogno di una cosa: la fiducia.
Eren avrebbe parlato del suo passato a patto che Levi gli avesse teso la mano, aveva bisogno di un sostegno per affrontare i mostri celati nell'ombra, gli scheletri nell'armadio che tornavano più forti di prima, i demoni di una persona che aveva subito in silenzio, e che in quel silenzio urlava.
Il silenzio a volte sa urlare, talmente tanto forte da farti piangere, da farti gettare la spugna, ti viene voglia di tapparti le orecchie e urlare anche tu con lui, di bagnare le guance con le tue lacrime, per far capire a tutti quanto tu stia male; ma non lo fai.
Non lo fa nessuno, nessuno urla, nessuno piange davanti a tutti, ad urlare è solo il silenzio, quel silenzio che sentì solo tu e che ti fa sentire più solo, quel silenzio che è dentro di te e che scalcia per uscire, ma alla fine in silenzio resti solo tu.
<Mi perdoni> quelle due parole scossero la rockstar, mai Levi Ackerman si era scusato e mai Eren Jaeger aveva pensato di ricevere scuse da lui.
<Per cosa dovrei perdonarla?> chiese Eren guardando Levi, per la prima volta il grande violinista era in difficoltà, <Lei è solo da tutta la vita, non è vero?> domando retoricamente, <Io ho fatto la cosa peggiore che potessi farle, sono rimasto in silenzio, e il silenzio è il miglior amico della solitudine> si alzò e si posizionò davanti alla figura slanciata della rockstar <Per questo le chiedo perdono> continuò guardandolo negli occhi, poggiò una mano sulla sua guancia liscia e priva di barba, priva di imperfezioni, perfetta.
Eren fu tentato dallo scansare la mano dell'uomo che gli aveva involontariamente fatto del male, avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto prendere le distanze da una fonte di dolore, ma non lo fece.
Si poggiò maggiormente a quella mano morbida e liscia, alla ricerca del calore che solo quella mano così fredda era riuscita a donargli, Levi lo osservò con il cuore colmo di gioia, che non mostrò ma che fece battere più veloce il suo cuore di ghiaccio, e il violinista in quel momento avrebbe dato tutto pur di far sentire ad Eren quanto il suo cure battesse velocemente, quanto la sua presenza influenzasse tutto in lui, quanto amasse averlo vicino.
<Mi perdoni sono stato io ad essere scortese, ho chiesto qualcosa che in un rapporto di solo sesso è proibito> disse il giovane guardando per terra, non vide quanto quelle parole furono dolorose per l'uomo la cui mano continuava a stringere tra le sue, tenendola vicina al volto, in una carezza calda e priva di malizia, totalmente innocente e candida.
Il violinista avrebbe dovuto essere felice, avrebbe dovuto essere sollevato dalle parole della rockstar, ma non poté che esserne ferito, questa volta a non dire nulla fu lui, e in quel momento per la prima volta quel silenzio gli si ritorse contro, per la prima vota il suo stesso silenzio gli fece male.
Per questo si poggiò con la testa al petto caldo di Eren, mentre pensieri confusi vorticavano nella sua mente confusa, mentre le braccia della rockstar si avvolgevano intorno al suo corpo più maturo ma allo stesso tempo molto più esile, si sentiva più piccolo di quanto già non fosse, nudo davanti ad una dura consapevolezza, oramai il gelo intorno al suo cuore era stato sciolto, non aveva più modo di tornare indietro aveva dato tutto a quel ragazzo, il suo cinico cuore, il suo corpo e i suoi pensieri, tutto.
Da quel momento in avanti Eren avrebbe stretto tra le mani il cuore di Levi, senza neanche saperlo.
Come chi assaggia un frutto proibito, non può più tornare indietro, allo stesso modo, anche Levi non poteva più farlo; da quel momento la solitudine e il silenzio non sarebbero più bastati per placare quel desiderio che sempre aveva voluto manifestarsi: il desiderio di amare ed essere amati.

Il grande violinista Where stories live. Discover now