Capitolo dieci.

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Erano passati ben tre giorni dall'appuntamento in quel ristorante di pesce, e le cose per Eren e Levi proseguivano nella più toltale serenità, non avevano avuto modo di vedersi a causa del lavoro che aveva tenuto entrambi impegnati, ma questo non aveva fermato nessuno dei due, che ricorrevano a lunghe telefonate notturne per combattere la noia e la solitudine, mentre una strana sensazione si faceva strada dentro di loro, e ad entrambi sembrava mancare qualcosa di importante.
<Che ne dice di vederci domani?> chiese Eren guardando il soffitto della sua spaziosa camera da letto, mentre teneva il telefono (oramai bollente) vicino all'orecchio.
<In realtà Isabel e Furlan mi hanno invitato a casa loro, fortunatamente sarà Furlan a cucinare. Vuole venire anche lei?> chiese Levi mentre ripensava a tutti gli sgorbi che Isabel era solita cucinare, <Non vorrei disturbare> rispose cortese Eren, non voleva di certo intrufolarsi in una cena tra amici.
<Disturbo? A disturbarmi è quella matta di Isabel, mi chiede continuamente di lei, a proposito, non è che posso darle il suo numero? Non la sopporto più...> si lamentò il violinista facendo ridere Eren, gli sketch che mettevano su loro due erano sempre esilaranti.
<Certo, faccia pure, ho pietà per i suoi poveri nervi> disse mentre Levi si sistemava meglio sul divano di casa sua, <Io e i mei nervi ringraziamo, allora, verrà domani?> chiese nuovamente, non sarebbe stato tanto insistente in una situazione normale, ma aveva voglia di vederlo, se pur tentasse di ripudiare quel pensiero.
<A questo punto non posso fare altro che accettare> sorrise Eren come se il corvino potesse vederlo, <Così mi piace> lo elogiò il corvino, iniziando a bere il suo tè che aveva addirittura dimenticato, <La passo a prendere io, se vuole può dormire da me> disse con finta nonchalance il castano, guardandosi distrattamente le unghie.
<Se vengo a dormire da lei l'unica cosa che non farò è dormire, quindi passo. Per il passaggio, invece, mi sento abbastanza spericolato da voler rischiare la vita, quindi accetto> le sue parole fecero ridere di gusto il castano, <Che temerario, sappia che la prossima volta non riuscirà a scappare, le ho promesso che lei sarà il mio unico amate, ma anche io ho le mie "necessità"> disse ghignando, <Al solo pensiero mi fa male il fondoschiena...> si lamentò il corvino, poi ghignò <Sappia che varrà la pena di aspettare> Eren sbuffò, <Quando prende una decisione è irremovibile, vero?> Levi bevve un altro sorso del suo tè, <Certamente, confido di notare più calli sulla sua mano destra domani> sogghigno soddisfatto, <Lei è un demonio> disse fintamente indignato il rockettaro, <Lo so> rispose soddisfatto Levi, sentendo poi Eren sbadigliare.
<Ha sonno?> chiese al diretto interessato, <No, per niente> mentì, sapeva però che non sarebbe bastato a convivere il corvino, <Vada a dormire, tanto ci vedremo domani> disse, anche lui si sentiva abbastanza stanco e il telefono bruciava contro il suo orecchio.
<Va bene, a domani grande violinista> disse Eren, <A domani, rockettaro da strapazzo> rispose a tono Levi, e con quella promessa chiusero la telefonata.
Levi guardò lo schermo del suo telefono <Tsk, due ore a parlare con quel ragazzino sprovveduto, mi sto proprio rammollendo>.
Il rockettaro invece sorrise notando la durata della telefonata, poi guardò il cavallo dei suoi pantaloni di tuta, <Sei proprio crudele, Levi Ackerman>.

<Jaeger concentrati, per favore!> il giovane castano sbuffò alle parole del batterista, <Scusatemi ho la testa altrove, e comunque, sei pregato di non chiamarmi Jaeger> rispose, poi guardò la bassista, Mikasa, <Vogliamo riprovare?> chiese, quel giorno non aveva fatto altro che sbagliare, mai aveva collezionato tanti errori.
<Credo sia praticamente inutile, oggi sei nel tuo magico mondo. Andiamo a casa, riprenderemo domani con le prove> tutti annuirono alle parole della corvina.
Il tempo di poggiare la sua chitarra e salutando tutti in modo sbrigativo si fiondò fuori dall'edificio: era tardi.
Guardò il telefono notando ben tre chiamate perse da parte del violinista, molto probabilmente lo avrebbe ucciso per il ritardo.

Durante il tragitto dalla casa del violinista, fino all'abitazione di Isabel e Furlan Levi non lo aveva degnato neanche di un saluto, si limitava a scagliare su di lui le sue migliori occhiatacce, faceva abbastanza paura a dire il vero.
<Le chiedo scusa per il ritardo, ero con la mia band e non ho visto l'orologio, sono mortificato> disse abbastanza dispiaciuto, in verità non sopportava quello sguardo risentito su di se.
Levi sbuffò e girò la testa dalla parte del finestrino, si preannunciava un bel temporale, <Cretino io che mi vado a fidare di un moccioso... rallenti maledizione!> lo riprese, avevano superato i limiti di velocità e praticamente stavano sfrecciando sulla strada, <Siamo in ritardo, no? Dobbiamo recuperare il tempo perso> disse facendo l'occhiolino al violinista, che era praticamente schiacciato contro il sedile rigido come un pezzo di legno, <Se morirò sarà tutta colpa sua! Rallenti!> strepitò il violinista, <Morire? No, stasera possiamo solo vivere!>

Il grande violinista Where stories live. Discover now