Capitolo tredici.

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Levi poggiò il suo violino sul tavolo, stanco e frustrato. Non riusciva più a suonare come prima, le sue mani non smettevano mai di tremare, il filo dei suoi pensieri sembrava essersi incredibilmente assottigliato e il suo cuore, il suo cuore piangeva.
<Levi hai suonato bene, non preoccuparti> lo rincuorò Isabelle, che lo guardava tristemente, il violinista sentiva di non aver bisogno della sua compassione o della sua tristezza. Ma voleva, desiderava, anelava una persona con tutto il suo essere, come se senza di lui l'aria non fosse più abbastanza, come se il cibo non riuscisse mai a saziarlo, come se tutto l'alcool del mondo non fosse abbastanza per dimenticare il nome di quello che sarebbe stato il suo unico e vero amore, quanto poteva però essere doloroso? Ti manca una persona e sembra che ti manchi tutto: ti manca l'aria, la terra sotto i piedi, e un po' ti manca anche quella parte di te che hai donato a quella che in quel momento era la personificazione dell'amore.
In quei tristi giorni, si era ritrovato a pensare a cosa fosse l'amore, a cosa fosse quel sentimento che come una montagna russa, lo aveva portato all'apice della felicità, ma che in quel momento riusciva a fargli scorgere il fondo della sua solitudine. Era arrivato alla conclusione, che per lui, l'amore non era un concetto astratto, per lui l'amore era Eren Jaeger. La persona più importante della sua vita.
<Levi hai notizie di Eren?> chiese cautamente Isabel, sapeva quanto toccare quella nota fosse doloroso per il violinista. Lo sentì sospirare <No, so solo che è in tour, da qualche parte in giro per il mondo> disse con amarezza, toccando il suo violino, <Vale davvero la pena soffrire così tanto per una manciata di momenti insieme a lui?> chiese a se stesso, lo fece ad alta voce, e poi si diede anche una risposta <Quelli con lui sono stati i momenti più belli della mia vita, valgono anche tutto il dolore del mondo> si disse, facendo sorridere Isabel, <La vostra storia ti ha fatto crescere molto Levi> disse, guardandolo, era cambiato molto agli occhi della ragazza, non solo per l'aspetto più trasandato che aveva in quei giorni, c'era qualcosa in lui di diverso.
<Non esiste una nostra storia, è solo la storia del mio amore unilaterale nei confronti di una persona che non mi amerà mai. Non farti illusioni Isabel> disse con tono duro, <E tu non ti abbattere così!> esclamò a gran voce la donna, <Tu lo ami! Lo ami da morire! Non puoi lasciarlo andare così... come se nulla di quello che avete passato fosse mai esistito!> disse avvicinandosi al corvino, <Levi lo so quanto stai soffrendo, ma continua a lottare per lui, ci sarà una soluzione> il violinista si allontanò da lei, <Una soluzione? Non farmi ridere> disse alzando il tono di voce, <Non c'è nessuna soluzione! Non posso farci nulla! Lui non mi ama, e io non ho intenzione di elemosinare ulteriormente il suo amore! La questione è chiusa!> terminò, riponendo il suo violino nella custodia, e andando via dalla casa di Isabel sbattendo la porta con rabbia.
Quando tornò nel silenzio della sua abitazione, al corvino sembrò di sentire il suo cuore piangere, invitando i suoi occhi a fare lo stesso, non aveva mai pianto tanto come in quei giorni. Nonostante il dolore che lo scheletro di quell'amore riusciva a provocargli, non poteva che trovarlo meraviglioso.

Svegliarsi quella mattina era stato doloroso, sentire di fianco a se il calore di un'altra persona era stato piacevole, ma aprendo gli occhi quella sensazione positiva si era trasformata in un profondo senso di repulsione.
Aprì gli occhi di scatto, e si scostò bruscamente, come se avesse preso la scossa, come se solo rimanere vicino a quel ragazzo potesse causargli un intenso e persistente dolore fisico.
Decretò che la scelta migliore fosse la fuga, in oltre doveva trovarsi in aeroporto alle sette ed erano le sei e trentacinque. La fuga era effettivamente la scelta migliore ai suoi occhi.
Raccolse i suoi vestiti sparsi sul pavimento, ricordava solo che dopo essere arrivati in hotel avevano svuotato una bottiglia di champagne, poi suoi ricordi si facevano bui, e l'unica cosa che riusciva in qualche modo a distinguere era il piacere provato con il ragazzo ancora steso nel letto.
Piegò i vestiti del giovane, di cui non conosceva ancora il nome, chiuse la sua valigia, lasciando poi su un foglietto qualche parola di scuse, e d'addio, dicendo che avrebbe potuto rimanere in quella camera tuto il tempo che serviva, e che poteva ordinare qualcosa da mangiare, ci avrebbe pensato lui a pagare il conto.
Uscì dalla camera ritrovandosi nel corridoio, non ne percorse neanche la metà che sentì una voce alle sue spalle urlargli di fermarsi, si girò incuriosito, e vide il ragazzo della sera prima guardarlo intensamente, pur avendo le guance imporporate dall'imbarazzo.
<Ieri notte, hai pronunciato un nome, hai detto "Levi" durante... hai capito cosa intendo!> disse sempre più imbarazzato, <Sono costernato, mi dispiace di aver pronunciato il nome di un'altra persona ment-> il giovale non lo fece finire, <Non fa niente, anche io pensavo ad un'altra persona in quel momento, però...> il ragazzo si fermò per qualche secondo, guardandosi i piedi nudi, <Però quella persona non è più qui, e io non posso stare più con lui, per questo, se tu ami quel Levi, fai ritorno da lui, se è possibile> Eren rimase interdetto, in un'altra occasione avrebbe trovato inopportuno un consiglio del genere da un estraneo, ma in quel momento, in quel momento non poté fare altro che accogliere quelle parole, <Se lo ami, torna da lui> disse con gli occhi lucidi, per poco non si emozionò anche lo stesso Eren, che si avvicinò nuovamente al giovane <Non so se seguirò il tuo consiglio, ma ti ringrazio> disse per poi guardare il soffitto del corridoio <Mi sono reso conto di amarlo troppo tardi, adesso è tutto perduto...> la voce di Eren era incerta, <Finché lui sarà qui dentro> disse il giovane poggiando un dito sul suo petto, <Allora, c'è ancora qualcosa per cui lottare> concluse il ragazzo, lasciando senza parole Eren, <Sai, tu eri il cantante preferito del mio ragazzo, ti adorava, anche se eravamo fidanzati mi aveva confidato che, conoscendo la tua fama di donnaiolo, gli sarebbe piaciuto venire a letto con te. E ieri quando ti ho visto, non ho proprio potuto resistere, mi dispiace di essermi approfittato della situazione, ma volevo farlo io al posto suo> il ragazzo tacque pochi secondi <È stato un vero onore conoscerti, e spero che le cose tra te e Levi possano andare nel migliore dei modi> disse per poi rientrare in camera senza dare tempo al castano di replicare, aveva sentito un profondo dolore nella voce di quel ragazzo.
Il castano chiuse gli occhi per nascondere quanto fossero lucidi, sentire le parole di quel ragazzo lo aveva svuotato. Si avviò lentamente verso l'uscita, incurante del ritardo, alcune cose sono più importati di un volo.

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