Capitolo cinque.

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Il grande violinista si ritrovò davanti al portone di casa di un certo rockettaro di sua conoscenza, era abbastanza arrabbiato a dire il vero, mai nessuno gli aveva mancato di rispetto come aveva fatto il castano il giorno prima: non si era presentato al loro consueto appuntamento settimanale per discutere delle sciocchezze scritte dai giornali.
Oramai quello era un'impregno fisso, non avevano neanche bisogno di comunicarlo, era diventata un'abitudine da settimane, il giorno prima però Eren gli aveva giocato un brutto tiro, non si era presentato e lui lo aveva aspettato a vuoto per diverse decine di minuti nel solito bar che era diventato un punto di riferimento nella neonata amicizia tra i due.
Suonò il campanello e sperò vivamente di trovarlo in casa, preferibilmente da solo, sapeva che il rockettaro avesse una vita sessuale molto attiva e sperava di non imbattersi in una delle sue tante accompagnatrici notturne.
Suonò nuovamente, il giorno prima aveva tentato di contattarlo telefonicamente ma aveva miseramente fallito, Eren Jaeger era praticamente scomparso.
A dir la verità il grande violinista non era lì per la rabbia provata il giorno prima ma per semplice e pura apprensione nei confronti della rockstar, era dura da ammettere per il violinista ma non avere sue notizie era stato abbastanza pesante da sopportare, anche perché il suo neo-amico non era certo il tipo di persona da assentarsi senza ragione ne tantomeno da non richiamare.
Se ne stava per andare quando sentì la porta di casa alle sue spalle aprirsi rivelando la figura di Eren, non era quello di sempre, era stanco e stralunato, due profonde occhiai gli solcavano le guance, il capelli erano raccolti in uno chignon sfatto e i suoi vestiti erano sporchi di qualcosa che al violinista ricordava il latte, sembrava un'altra persona.
<Mi perdoni l'attesa...> disse per poi stropicciarsi gli occhi, e il violinista si ritrovò a pensare a quanto somigliasse ad un bambino,
<Come mai è qui?> chiese, e lo chiedeva pure? <Ieri dovevamo vederci, non se lo ricorda? Ero venuto a farle una bella ramanzina ma credo che nelle sue condizioni non sia il caso> non avrebbe certamente ammesso che era in pena per lui, anche perché non lo aveva ancora ammesso neanche a se stesso.
La rockstar diventò bianca come un fantasma, mentre spalancava gli occhi come colto dalla sorpresa mentre si faceva strada in lui la consapevolezza di aver dimenticato l'importante impegno, perché per lui quello con il violinista era diventato un impegno importante.
<Non so come abbia fatto a dimenticarmene! Mi perdoni sono mortificato> disse dispiaciuto, il violinista roteò gli occhi <Non fa nulla, mi dice il perché di quelle occhiaie? Se le sue fan la vedessero in questo stato morirebbero sul colpo> il suo tono freddo come sempre ma con una punta di divertimento, intanto Eren si spostò dalla soglia di casa, invitandolo ad entrare in modo silenzioso e imbarazzato.
Anche la casa era vittima del caos più profondo e totale, e Levi iniziò a chiedersi con una certa ansia cosa fosse successo.
<È un po' difficile da spiegare...> disse leggermente imbarazzato mentre tentava di darsi un tono, <Sono pronto ad ascoltare> rispose il violinista, a quel punto Eren si sentì con le spalle al muro e decise di raccontare al violinista il perché della sua assenza, lo avrebbe fatto se l'urlo di un neonato non avesse squarciato il silenzio venutosi a creare tra i due.
<È tutta colpa di quella bestiolina urlante e affamata! Perché si è svegliata maledizione?!> il violinista aveva sempre visto la parte perfetta di Eren, sembrava sempre che stesse posando per qualche servizio fotografico o che fosse sotto i riflettori di una delle tante trasmissioni televisive a cui era invitato, anche quando si era aperto con lui aveva nella sua fragilità mantenuto una certa compostezza, mentre in quel momento si ritrovava davanti uno spettacolo che era stato concesso a pochissimi: Eren totalmente preda del caos.
Stava correndo l'ungo il corridoio con le mani tra i capelli, e con un'espressione di pura disperazione, mentre Levi lo guardava divertito.
<Non posso farcela, cosa vuoi da me? Il pannolino te l'ho cambiato, il bagnetto te l'ho fatto, il lette lo hai bevuto, cosa vuoi ancora?> mormorò Eren alla bimba nel passeggino, in quel momento era l'immagine della disperazione, mentre quella peste castana non smetteva di piangere a pieni polmoni.
<Non riesce a dormire> disse Levi attirando su di se l'attenzione di Eren, poi si avvicinò al carrozzino e prese in braccio quella piccola peste strepitante, la cullò sotto gli occhi increduli della rockstar, <Nel carrozzino c'è il cuccio lo lavi e poi me lo dia> disse riducendo al minimo il tono della sua voce, tanto che Eren fece fatica nel capirlo, ma fece comunque come ordinatogli dal violinista, che diede il ciuccio alla neonata oramai tranquilla, la mise nel carrozzino e iniziò a muoverlo avanti e indietro con un cadenza precisa.
<Ma come ha fatto?> chiese abbastanza sconvolto il rockettaro, erano ben tre giorni che combatteva con quella bestiolina malefica e gracchiante, <Non ho fatto nulla, semplicemente le ho dato il ciuccio perché le fanno male le gengive e le ho allentato il pannolino troppo stretto> Eren si sedette esausto sul divano, stiracchiando le braccia <Lei è il mio salvatore, davvero, sono in debito con lei> disse mentre Levi continuava a muovere il passeggino, <Può rispondere ad una mia domanda?> il giovane annuì prestando al corvino massima attenzione,
<Questa è sua figlia?> quello era certamente un'argomento delicato ma Levi non riusciva a spiegarsi quella sensazione di profonda ansia, quasi un disagio, che stava avvertendo in quel momento, come se da quella risposta dipendesse qualcosa di più grande e sconosciuto.
Eren d'altro canto era incredulo, sbatté più volte le palpebre rimanendo inizialmente in silenzio, <Perdoni la mia indiscrezione sarà un'argomento delicato per lei, non avrei dovuto chiedere> si affrettò a dire mogio mogio il violinista, senza che se ne rendesse conto aveva fermamente sperato in un "no" da parte della rockstar, lo aveva sperato dal profondo del suo freddo e cinico cuore, che a volte dimenticava di avere.
Lui non si faceva sopraffare dalle emozioni, ma in quel momento non riuscì proprio a rimanere freddo come al solito, Eren gli si avvicinò lentamente, e per suo incredibile stupore lo abbracciò. Il motivo di tale contatto non lo sapeva nessuno dei due, ma la vicinanza al corpo dell'altro fece nascere nel petto di entrambi un tepore inaspettato, che mai nessuno dei due aveva provato.
<Cosa significa?> chiese semplicemente il violinista <Non lo so, presumo tutto o niente> strappò al violinista un sorriso pieno di consapevolezze, <Tutto nella vita significa "tutto o niente"> rispose amaramente Levi.
Eren posò il suo sguardo magnetico sul corpicino disteso nel passeggino, il corpo di una bambina che aveva già subito troppo per la sua giovanissima età.
<Purtroppo lei non è mia figlia> decretò tristemente, <Si ricorda di Sasha Blouse?> chiese continuando a guardare la bambina, <Quella famosa chef? Si, ogni tanto vado anche a mangiare nei suoi ristoranti> rispose Levi, chiedendosi se fosse lei la madre.
<È lei la madre della bambina, la conosco dai tempi delle scuole medie, è una bravissima persona solare e talmente tanto ingenua da sembrare tonta. Il padre della bambina era Connie Springer che è venuto a mancare poco prima della sua nascita, è stato devastante, se n'è andato senza avere la possibilità di vedere sua figlia e salutare sua moglie, quando è successo io ero in tour e i miei amici hanno preferito non dirmelo. Era un mio grande amico quindi ho deciso di fare tutto il possibile per prendere le sue veci nella vita di sua figlia, è tutto quello che posso fare per lui ora>.
<Lei è una brava persona> disse Levi poggiando una mano sulla sua spalla avendo così modo di vedere gli occhi verdi del ragazzo resi lucidi dalle lacrime c'è tratteneva a fatica.
<Non è giusto, che persone come lui non abbiano la possibilità di vedere il sangue del proprio sangue crescere serenamente, mentre sottospecie di uomini che hanno la possibilità di farlo non lo facciano> disse con rabbia, lasciandosi andare e rivelando con quelle parole un rancore nascosto in lui da troppo tempo.
Levi avrebbe voluto chiedere altro ma la bambina nel passeggino iniziò a sbraitare nuovamente, <Ma allora lo fai apposta!> si lamentò Eren sull'orlo di una crisi isterica.
La prese in braccio tentando di farla calmare, <Ma ti sto davvero così antipatico?> le chiese come se si aspettasse una risposta, quella scena fece intenerire il gelido cuore del violinista, <Semplicemente non la prende bene> si avvicinò al castano e gli fece prendere la bambina nel modo corretto, dandogli istruzioni su come cullarla.
<Credo di starle antipatico...> mormorò il castano guardando la bambina con adorazione, <Non credo, semplicemente è un po' capricciosa> rispose Levi mentre la bimba prendeva tra le dita piccole e paffute le lunghe ciocche castane di Eren, iniziando a tirarle dolorosamente.
<Le piacerebbe avere dei figli?> chiese il corvino, mentre la piccola prendeva in ostaggio il suo dito al posto dei capelli della rockstar, <Mi piacerebbe molto, anche se devo ammettere di aver paura> Levi lo guardò negli occhi in una muta domanda, <Paura?> il giovane annuì <Ho paura di non essere un buon genitore, io non so come si comporti un vero padre, non ne ho mai avuto uno> sviò il suo sguardo, mentre la sua voce si faceva triste e malinconica, <Lei invece?> chiese a sua volta Eren il corvino gli sembrava molto portato in effetti, <Credo di si, un figlio è un passo molto importante e per averne uno bisognerebbe avere un rapporto speciale con l'altro genitore, fiducia, amore e tante altre cose, altrimenti questi non è che un rapporto sessuale andato male> non seppe il perché, ma capì che quelle parole risultarono molto dolorose per il castano, <Ha regione> disse con l'amaro in gola, <Può tenere un'attimo lei la bambina? Dovrei andare a cambiarmi...> disse indicando la maglietta bordeaux sporca di quello che aveva capito essere rigurgito di neonato.

<Grazie mille per l'aiuto Eren, ti sono debitrice> disse la donna pronta per andarsene, <Tranquilla, lo sai che lo faccio molto volentieri, poi ho chi mi aiuta> disse la rockstar indicando Levi, <Puoi portarla da me tutte le volte che vuoi, lo sai che durante il giorno non ho praticamente nulla da fare e poi mi fa molto piacere stare con lei> sorrise in modo naturale, un sorriso sincero e radioso, il violinista si ritrovò a pensare che lui non sarebbe riuscito a replicarlo neanche con anni di esercizio, i suoi muscoli facciali molto probabilmente si erano atrofizzati.
<Ma almeno andate d'accordo? Questa smorfiosetta non ha il dono di farsi amare da tutti, mi dicono che sia un po' antipatica> entrambi gli uomini si ritrovarono a ridacchiare, <Diciamo che ci stiamo lavorando> rispose vago il rockettaro, questa volta fu Sasha a ridacchiare, sgridando bonariamente la piccola che rideva di gusto, come mai aveva fatto con Eren durante la sua permanenza a casa sua.
<Credo che sia ora di andare per noi> disse Sasha iniziando a coprire la bambina, <Sicura di non voler restare?> la donna annuì a quella domanda, Eren era sempre stato un ragazzo premuroso, e gli era stato vicino nei momenti difficili, era nella sua natura aiutare gli altri, molto probabilmente perché nessuno aveva mai aiutato lui.
<Ci sentiamo, okay? Grazie ancora Eren!> concluse la Sasha uscendo mentre il castano chiudeva la porta d'ingresso.
<Finalmente sono di nuovo il padrone di casa!> esultò esausto, era stato bello ma sicuramente molto intenso.
<Vuole qualcosa da bere?> chiese il giovane, <Oramai ha capito i miei gusti, scelga lei per me> rispose Levi sedendosi sul divano e non sulla sua solita poltrona, <Non sarò un bravo cuoco, ma sono cavarmela con gli alcolici> disse con tono leggero Eren, <E poi, i suoi gusti sono semplici, non ci vuole molto per comprenderli> continuò il giovane mentre versava l'alcolico in due bicchieri di cristallo, <Ovvero?> chiese il corvino alzando un sopracciglio, <Le piace solo il meglio> rispose porgendogli il bicchiere, <Whisky?> domandò Levi e la rockstar si limitò ad annuire, <Anche lei come me vuole solo il meglio, o sbaglio?> Eren rise sotto i baffi, <Esattamente>.
<Sono talmente tanto stanco che potrei addormentarmi seduta stante> disse Eren per poi sbadigliare, <Credo che per me sia ora di andare> disse velocemente guardandolo negli occhi, più guardava quelle distese verdi più le trovava affascinanti, era sicuro di averle già viste da qualche parte, ma non ricordava dove...
<Posso fare qualcosa per trattenerla qui?> chiese continuando quel contatto visivo che li stava unendo in quel momento, <Soffre di solitudine?> era ironico il violinista, ma allo stesso tempo incredibilmente serio, era riuscito a capire che nel corso delle sue giornate Eren era raramente solo e faceva di tutto per stare in compagnia.
<Dannatamente> era la verità, per lui era facile aprirsi con qualcuno se quel qualcuno era Levi Ackerman il più grande violinista del Paese.
Il violinista iniziò a passare le dita tra le morbide ciocche castane di Eren, era una sensazione bellissima e anche il rockettaro sembrava apprezzare quei gesti tanto da abbassare il capo per facilitargli il lavoro, <Poggi la testa qui> disse il violinista indicando le sue cosce ed Eren acconsentì se pur abbastanza imbarazzato, <Tra una settimana ci sarà un'importante festa di beneficenza a cui sono costretto a partecipare, vuole venire anche lei? Credo che ci saranno anche dei suoi amici> Eren si sentì lusingato da quell'invito, tra tutti Levi aveva scelto di farsi accompagnare da lui, <Certo> disse oramai preda del sonno, e di certo le carezze da parte del corvino non aiutavano nel mantenerlo lucido.
<Dovrebbe andare a letto> decretò Levi, senza però smettere di passare le sue sottili dita tra i capelli del giovane moro, <Credo che lei abbia ragione> disse per poi accarezzare sbadatamente la mano del corvino, non era stato un gesto intenzionale ma aveva provocato in entrambi una piacevole scossa di emozioni non ben definite.
Si alzarono in silenzio, entrambi troppo imbarazzati per proferir parola, e nel frattempo Levi ripensò agli avvenimenti di quella bizzarra giornata, si salutarono velocemente e mentre Eren chiudeva per l'ennesima volta la porta di casa nella testa del corvino si affacciò una domanda che fino ad allora era rimasta nell'ombra, si girò di scatto e riuscì all'ultimo a fermare la porta poggiando una mano su di essa, impedendo così ad Eren di chiuderla, il padrone di casa lo guardò interrogativo, non era certo da lui quel comportamento.
<Ho una cosa importante da chiederle, risponda con sincerità: chi è suo padre?>

#ansietta

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