1- Kill Luke, Kill

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Gli Indù dicono che se si rallenta la frequenza della respirazione, il tempo sembra passare con più lentezza. L'ho letto in un libro tra tanti nella piccola libreria dello studio di Mendes, l'altro giorno. Lui dice che da giovane sarebbe voluto diventare Buddhista e io gli ricordo che l'induismo è diverso e allora lui annuisce e mi da ragione.

È okay. Poi iniziamo a parlare e mi chiede come sto. Tutto bene, rispondo. Tutto meravigliosamente ordinario. E sorrido, perchè so che diventa più comprensivo quando lo faccio.

Comunque mi ha detto lui di farlo. Scrivere, intendo. Su qualunque cosa; lui dice che aiuta. Aiuta davvero.
E non lo so, ma ripongo la mia fiducia in lui e tanto basta per ignorare il dolore alla mano che stringe la penna.

I miei sono preoccupati per me. Dicono che sembro davvero davvero apatico in questi giorni e stanno facendo il possibile per aiutarmi a stare meglio.
Abby si è stufata, dice che per lei faccio sempre tutto svogliatamente o solo per soddisfarla. All'inizo volevo risponderle, ma poi mi sono fatto un'analisi interiore di alcuni secondi e ho constatato che le sue accuse erano fondate.
Non è colpa mia se detesto quando si stizzisce o inizia a criticare gente a caso solo per il gusto di sentirsi migliore.

Voglio procurarmi un trauma cranico, trovarmi in un ospedale e fingere di non riconoscerla quando verrà a trovarmi. Così ho via libera per respirare e meno stress da smaltire ficcandomi due dita in gola e vomitando l'anima nel cesso.
Il punto è che non ho neanche il tempo di farlo; i membri della mia famiglia sono pressoché ovunque in ogni momento della giornata, il tempo di iniziare a tentare un suicidio e subito mia madre spunterebbe dal nulla senza darmi neanche il tempo di morire in pace.

Ma la mia logica è: più in fretta muori, prima ti levi dalle palle. Ed è okay, faccio sempre tutto di fretta. Tranne ammazzarmi.
A volte penso che, se solo le persone che mi stanno attorno potessero entrare nella mia testa e fare una passeggiata per la mia scatola cranica, scapperebbero a gambe levate appena varcata la soglia dell'inconscio.
È un posto tetro, quello. Buio. Spaventa anche me.

In tal caso ci tenevo a decretare il verdetto finale:
Siamo ció che giudichiamo.
E io ho appena giudicato male Michael Clifford. Il fattone, quel sociopatico che ho incontrato ieri sera, mentre stavo tornando da casa di Abby.
Abbiamo frequentato alcuni corsi scolastici insieme, prima che mi trasferissi a Melbourne. Ha l'aria di uno completamente fottuto.

I miei mi hanno sempre intimato di tenermi alla larga dalle persone come lui. Specialmente lui. Jack e Ben hanno avuto alcuni problemi con la sua cerchia di amici. Non mi hanno mai detto nulla di più, ma a me sembra un tipo stabile, comunque. Sembra socievole. Forse un po' strano. Puzza di erba, ma sempre meglio di quelle colonie chimiche che ti fanno perdere il funzionamento dell'olfatto. È fico.

 𝐌𝐈𝐃𝐃𝐋𝐄 𝐅𝐈𝐍𝐆𝐄𝐑Where stories live. Discover now