7- Shotgun

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Non pensavo sarebbe stato così semplice.
Tradire la fiducia di una persona, intendo. È successo tutto troppo in fretta. Non so neanche cosa stessi pensando, non ricordo neanche se pensavo a qualcosa.

Fatto sta che ho baciato Michael Clifford. Il cannoniere, lo schizoide, la persona più sana che abbia mai incontrato. Forse era un gesto improvviso per dimostrargli la mia devozione. Il fatto che pensi a lui come una specie di divinità da adorare, qualcuno che protegge qualcosa di grande. È stato un gesto involontario, quasi naturale. Stava raccontando riguardo un debito da saldare con un negozio di musica per via di alcuni danni provocati a vari strumenti, ma io ero troppo preso dalle sue ciglia che sbattevano sulle guance per poi rivelare di nuovo i suoi occhi cerulei. Che non erano arrossati, non questa volta.

Non riesco a pensare ad altro che a quelle labbra da circa quindici ore. Non ho dormito, non sento neanche il sonno rincoglionirmi, quindi non posso propinarmi neanche questa scusa per giustificare il mio comportamento. Davvero.

Il dottor. Mendes c'ha visto lungo, lui l'aveva capito che c'è qualcun altro e avrei dovuto ascoltare i suoi consigli di lasciare Abby prima che la cosa si facesse più complicata.
A me non piace lasciare le persone, cedo a loro il compito di lasciare me. Trascinerò la nostra relazione fin quando lei si stancherà di un deficiente mezzo morto e mi lascerà in uno stadio avanzato di decomposizione, il minimo necessario per farle capire che le ho voluto bene e che non deve preoccuparsi di me anche se io senza di lei non saprei come fare. Mi sono preparato il discorso, ho stilato una serie di cose da dire il giorno in cui mi guarderà in faccia e mi chiederà "Che cazzo hai nel cervello, stupido idiota, non lo vedi che sto tirando avanti per entrambi? E tu mica mi aiuti, no, ti scopi quel drogato della porta accanto e pretendi pure di venire da me e baciarmi. Senti, mi hai rotto. Ti lascio. Tra noi è finita."
E io maschererò un sorriso di vittoria "Ma io non so vivere senza di te"
E lei: "Non sai vivere neanche con me."
E allora io: "Ti amo"(datesi le circostanze)
E lei: "Chi se ne fotte".

La mia vita è un casino inutile di simbolismi neoromantici fitoterapici che riguardano l'abbandono, le relazioni psico-fisiche tra due elementi contrastanti, la follia dell'amore e la disposizione dei mobili.
Modestamente, il dramma bizantino da quattro soldi o l'Antologia di Spoon River che legge mia madre sembrano essere più interessanti.

Forse in un'universo parallelo io sono morto e Michael ha smesso di fumare canne.
Ma poi ripenso al fatto che io sono già morto e gli occhi di Michael ieri sera non erano arrossati, non questa volta.
E allora metto il cuore in pace e me ne torno in decomposizione.

 𝐌𝐈𝐃𝐃𝐋𝐄 𝐅𝐈𝐍𝐆𝐄𝐑Where stories live. Discover now