14- migraine

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La mia vita non é interessante, ho perso una cosa e ho problemi a razionalizzare i sentimenti. Non so mai da dove cominciare. Sto bene. Dico sul serio.

L'estate sta per finire. Si sta portando con sè tutto quanto. Odio quando lo fa. Che ne sarà del mondo che mi sono costruito in questi ultimi mesi? Cosa ne rimarrà? La lettera di un amore estivo chiusa in una scatola qualunque lasciata a marcire in soffitta. Buon Dio, il solo pensiero di tornare alla realtà mi fa impazzire. Ritornerò ad essere il Luke Hemmings di sempre, il ragazzo problematico a cui rivolgono la parola per pietà. E io mi infilerò sempre nei panni di quello che è stato abusato da suo zio per un anno, e parlerò con gli psicologi e piangerò ogni volta che inizierà una canzone dei Ramones.
Si ritorna all'ordinario, alla mia vita che non è interessante, a me che ho perso una cosa ed io che ho problemi a razionalizzare i sentimenti.

Alla visita di ieri Mendes ha detto che non ci si innamora mai di una persona, ma dell'idea che si ha di quella persona. Lo dice pure Michael. Io credo che ci si innamori sempre delle persone che avremmo voluto essere.
Il che è buffo, perché io ho sempre voluto essere come Michael.

Tutto parla di distruzione e autoinsufficienza perché siamo la gioventù bruciata, però ci hanno tirati su coloro che adesso ci definiscono tali. Sarà che siamo un esperimento mal riuscito, ma siamo stati porcellana e loro si sono improvvisati artisti. La colpa per la caduta di un Impero è dei cittadini o dei governatori?

Io e Michael stiamo metaforicamente parlando schiena contro schiena e ci teniamo per mano. Ma entrambi vorremmo muoverci, fare un passo avanti, ma ciò implicherebbe terminare l'unico contatto fisico che ci è rimasto. E allora ce ne stiamo fermi, che è meglio. Che così facendo posso ancora sentire le sue dita piene di calli e graffi incastrate con le mie. Mi odio davvero tanto per questo.

Michael ha perso il suo senno dentro un'ampolla e io andrei fino alla Luna per riportarglielo indietro. Ma so che se me lo chiedesse, se solo mi chiedesse di andare realmente a riprenderglielo sopra il suolo lunare, io non saprei come muovermi. E che fare? Lasciarlo solo su quel marciapiede tutto fuori di sè ma dentro a un corpo che non è il suo, con gli occhi rossi come le ultime scintille di fuoco sul carbone? Non lo so.
Ma ci provo, sul serio. Gliel'ho giurato, che ci avrei provato in un modo o nell'altro. E allora ogni tanto mi passa l'erba, mette le sue dita sulle mie mentre rollo una canna – che non lo sembra nemmeno, perché non ne sono capace— ma sorride lo stesso, e poi me la toglie dalle mani perché dice che non posso fumarla, perché questo è un privilegio che spetta solo alle persone come lui.
E io ci provo, ad essere come lui. Cerco di aprirgli il cranio e fare un clone del suo cervello, e poi sostituirlo al mio, che tanto ha smesso di intercalare da un pezzo.
Provo a parlare come lui, a comportarmi nel suo stesso modo, ma poi Michael si innervosisce e mi dice che non posso fumare perché quella merda mi ammazzerà lentamente come sta facendo con lui. E dice che all'inizio è quasi uno spasso, ma dopo un po' si finisce a fare cazzate.
E lui dice di averne fatta una, una grande cazzata.
Dice di aver ucciso un ragazzo. Uno dalla pelle candida e i capelli di miele, gli occhi di cristallo troppo puri e bianchi per poter essere spenti. Ma lui dice che lo ha ucciso, che li ha spenti sul serio, quegli occhi.
Ma non lo ha fatto. Lo capisco quando parla che nessuno dei due è ancora morto. Non quando sono entrambi stesi su un letto a guardare il soffitto, con una canzone di merda in sottofondo che parla di amore e rottura e riparazione ma va bene lo stesso, perché quella radio ha solo una stazione funzionante e allora ci si accontenta.

Sto fottutamente odiando l'idea di scrivere su dei fogli. È scomodo. Mi fa male la mano. Devo svegliarmi.

 𝐌𝐈𝐃𝐃𝐋𝐄 𝐅𝐈𝐍𝐆𝐄𝐑Où les histoires vivent. Découvrez maintenant