Capitolo 27

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"Buongiorno" saluto quella che é la mia psicologa da quasi un mese, mi sdraio sul lettino e mi saluta a sua volta.

"Di cosa vogliamo parlare oggi?" si alza gli occhiali e mi guarda sorridendo.

"Dall'ultima volta che ci siamo viste non é successo niente, anzi gli attacchi di panico sono diminuiti rispetto a qualche mese fa" dico guardando il soffitto e sorridendo, perché é un piccolo traguardo.

"Prendi qualche farmaco?" mi chiede lei.

"Si, prendo il Lexotan dopo ogni attacco di panico, quello che mi ha consigliato lo psicoterapeuta"

"Io non sono molto d'accordo ma se per te va bene, allora sta bene anche a me. Mi hai detto che li hai da otto anni? Si, vero?"

"Si. Con gli anni sono migliorati, ho avuto un periodo che li avevo tutti i giorni e duravano più di un'ora"

"Visto? Sei una ragazza forte. Questi attacchi di panico sono bastardi, é come se fermassero la tua vita perché hai sempre paura di averne uno dopo l'altro"

"Lo so, signorina Davies, lo so"

"Non é tanto difficile dire il mio nome, sai anche questo"

"Si, Patricia" si é creato questo rapporto di amore e odio tra noi, e diciamo che per quelle poche ore al mese che la vedo mi sono aperta con lei, e anche tanto. Forse perché ha capito come prendermi o magari é perché ho solo voglia di parlare.

"Ho paura" continuo. Forse, queste sono le due parole piú pronunciate da me in questo periodo.

Mi guarda apprensiva e dopo qualche secondo esce un "Di cosa?" e io inizio a mordicchiarmi le pellicine del pollice destro prima di risponderle.

"Sta andando tutto troppo bene, e il giorno in cui la realtà mi sbatterà a terra...Io...Io non saprò come fare" dico e so che mi sta insultando mentalmente perchè le cose che mi dice più frequentemente sono: devi credere di più in te stessa, essere più positiva e di stare più tranquilla. Ma io puntualmente trasgredisco sempre ad una di queste "regole", se non tutte.

Fa un verso di disapprovazione, "Quante volte ti ho detto di smetterla con questo pessimismo"

"Non é pessimismo, é solo la realtà dei fatti. Va tutto bene, poi l'attimo dopo va tutto a rotoli"

Sospira e scrive qualcosa sul suo quadernetto, vorrei davvero scoprire cosa scrive. Verrei nella notte a rubargli questo quadernetto e leggermi tutto.

"Non puoi pensare a cosa accade dopo, devi goderti il momento"

Noto che abbiamo sforato di un bel po' l'orario, quindi mi alzo dal lettino, mi metto la giacca e la saluto.

"Aspetta! Potresti farmi fare un autografo da tuo fratello, sai é per mio figlio e lui adora Lewis!" dice con un sorriso smagliante.

"Si certo, come si chiama tuo figlio? Poi Patricia, se un giorno lo fai venire qua, io mi organizzo con Lewis e provvediamo a farli incontrare! Lei che dice?" domando sulla soglia della porta.

"Sei una ragazza fantastica! Grazie mille, davvero e comunque si chiama Harold"

"Grazie di cosa?! E ci mettiamo d'accordo per telefono?" lei annuisce mentre un altro paziente entra e io me ne vado.

Non so perché quale motivo ma mi sento agitata, e faccio come mi ha detto lo psichiatra: contare fino a 5 e fare un respiro.

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Dopo un pisolino - non proprio pisolino dato che ho dormito quattro ore e sono le quattro del mattino -, mi trovo davanti al computer, con addosso una maschera per il viso e con una tazza fumante di té caldo al bergamotto - semplice e scontato -. Bevo qualche sorso e riprendo a scrivere gli appuntamenti del mio pilota. Tra cui un evento in cui si impegnerà a navigare con Max ad Alsóörs Marina.

On The Highest StepWhere stories live. Discover now