Dolore

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Michael's POV:

Uscii di casa il più silenziosamente possibile per non svegliare Lauren. Dalle occhiaie scure e la voce stanca, era evidente che non aveva dormito molto quella notte. Anche mentre scendevo sovrappensiero i gradini chiari in marmo lucido delle scale continuai a stringere le chiavi nel palmo della mano finché non cominciai a sentire il dolore pungermi la carne assieme al freddo del metallo. Mi passai la lingua sulle labbra, percorrendo in un paio di falcate veloci i pochi metri verso il portone. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, e stare all'aria aperta non mi avrebbe fatto che bene. Anche se era quasi mezzogiorno c'era poca gente al giorno. Molti erano a scuola o al lavoro; Lauren, a quanto avevo capito, si era presa un anno di pausa dall'università dato che non aveva la minima idea di cosa fare -e così poter racimolare un po' di soldi per avere una situazione economica più solida. I suoi erano stati d'accordo; ma, ora, mi aveva confidato che non sapeva nemmeno se volesse andarci, all'università.

Infilai le mani in tasca e mi morsi il labbro. Camminavo velocemente sui marciapiedi, fiancheggiando negozi e bar semivuoti e aggirando grandi alberi frondosi agli incroci. L'aria era fresca, il sole brillava nel cielo punteggiato da qualche batuffolo bianco. E io ero dell'umore più nero. Non ero mai stato molto bravo con le ragazze, ma con Lauren non avevo avuto bisogno di conquistarla o che altro. Era sempre stata mia amica fin dalla mia prima infanzia, mi era stata sempre accanto. Sempre.

Si dice che non ci può essere un'amicizia in cui uno dei due non è innamorato dell'altro. Io e Lauren eravamo stati l'eccezione alla regola, se così ci consideravamo: niente di più che fratelli, migliori amici. Troppo intimi per poter essere semplici amici, troppo poco per l'amore inteso come quello tra fidanzati. E ora? Volevo davvero buttare tutto alle ortiche? Aveva detto che non aveva dormito perché continuava a chiedersi perché non l'avessi baciata. Ma poteva benissimo verlo intuito e non ricambiare la cosa. Cazzo, io volevo disperatamente baciarla. Avrei voluto sentire il sapore delle sue labbra, la loro morbidezza, il profumo di vaniglia dei suoi capelli neri e il calore dell'incavo del suo collo. Avrei voluto tenerla tra le braccia così a lungo che qualcuno avrebbe dovuto separarci a forza per tirarmi via da lei. Come faceva Jason quando dormivamo insieme a dieci anni e per un certo periodo mi aveva odiato.

Era tutto così confuso... e in un certo senso mi sentivo in colpa. Perché probabilmente lei aveva capito e si sarebbe sentita in obbligo di lasciarmi fare... o magari no. Era solo quello che speravo.

Che stronzate.

Mi passai una mano tra i capelli e battei le palpebre. Ero arrivato vicino alla farmacia, e l'avevo quasi superata. Mi fermai di botto e tornai idietro, entrando nel negozio e cercando di liberarmi da quei pensieri insulsi. Era tutto bianco. Scaffali, pavimenti, camici. Solo i cartelloni e le confezioni di medicine aggiungevano un po' di colore. Afferrai rapidamente una confezione di pastiglie per la febbre e andai al bancone. Non c'era nessuno. Mi rassegnai ad aspettare e tirai fuori il cellulare. C'erano tre messaggi da Luke, due da Calum e quindici da Ashton.

Da: Luke:

Chiama.

Michael.

Gordon, chiamami. C H I A M A M I I I I I I I I !! Sono geloso, unicorno mio. CHIAMAMI CAZZO.

Alzai gli occhi al cielo. Certe volte avevo davvero qualche dubbio sulla salute mentale di Hemmings. Secondo me poteva anche essere bipolare.

Da: Calum:

Luke rompe le palle.

Luke rompe di nuovo le palle.

Sorrisi divertito e mi rassegnai a guardare i quindici messaggi di Ashton -di cui, lo sapevo già, quattordici non avevano il minimo senso. Diedi un'occhiata al primo. Infatti.

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Where stories live. Discover now