Serenità.

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- Oh Dio.

Michael non riusciva a dire niente. Era come paralizzato. Ormai le carezze che scivolavano sulla schiena di Lauren erano diventate automatiche, e così la sua mente aveva preso il volo.

Dopo la loro seconda volta Michael era andato a farsi la doccia. E quando era tornato da lei aveva percepito che qualcosa non andava, dal luccichio dei suoi occhi e dal modo in cui evitava il suo sguardo e dal tremore delle sue mani.

Lei però aveva negato tutto.

Ma in quei pochi istanti, mentre lui stava percorrendo il salotto, il mondo intero le era crollato addosso.

Benjamin era stato il fulcro di tutto.

Aveva ammazzato i suoi genitori. Non li avrebbe mai più rivisti per colpa sua. Non avrebbero guardato con orgoglio la loro figlia quando si sarebbe laureata, non avrebbero asciugato le sue lacrime nei momenti di sconforto,  non avrebbero più riso e mangiato fino a scoppiare a Natale, non avrebbero assistito alla nascita dei nipoti -sempre se Lauren e Jason li avessero avuti.

Benjamin voleva fare sesso con lei esattamente dopo aver ucciso i suoi genitori. Quando le avevano detto che erano morti, poi le avevano spiegato che l'incidente era avvenuto circa un'ora e mezza prima e che erano riusciti a contattarli solo in seguito perché nell'incidente le carte d'identità erano andate lacerate e i soccorsi erano arrivati tardi. Ma comunque non sarebbe cambiato nulla. I suoi erano morti sul colpo.

Se ripensava a quei momenti, a Lauren veniva la nausea ricordando le sue mani toccarle le cosce e le sue labbra sulle proprie.

Benjamin l'aveva stalkerata, aveva picchiato Michael, li aveva minacciati e aveva accoltellato Jason.

Benjamin era un pazzo furioso.

E adesso per colpa di Benjamin Jason era stato sedato come un animale impazzito dal dolore.

J giaceva pallido sotto alle coperte. Le ferite si erano riaperte quando si era forzato a rincorrere la sorella nei bagni. Arya era seduta dall'altra parte del letto rispetto a quella di Michael e Lauren, e sembrava sul punto di piangere.

Lauren invece piangeva. Non riusciva a fermarsi.

Michael la strinse più forte, percorrendo con il palmo caldo della mano la curva dolce della sua spalla, sentendo nelle ossa il tremore di quel piccolo corpo rannicchiato sulle sue gambe.

Se avesse potuto, Michael le avrebbe aperto il cuore e si sarebbe preso tutto il dolore che c'era dentro. L'avrebbe sopportato lui quel dolore, l'avrebbe fatto per lei. Per lei e per i suoi sorrisi timidi, i suoi lunghi capelli neri e tinti, i suoi occhi color cioccolato e le sue lacrime.

Ma non poteva farlo.

Non poteva fare niente.

Solo starle accanto.

E non si rendeva conto che, solo in quel modo, le stava fornendo un barlume di speranza a cui aggrapparsi.

Lui stesso.

- Amore. Amore, usciamo.

Ad un certo punto Michael non aveva più retto quella situazione del cazzo.

Senza aspettare nemmeno una risposta afferrò saldamente le gambe di Lauren e se la sollevò, portandosela in braccio fino alla porta.

Arya non si smosse di un centimetro, ma annuì leggermente. I suoi occhi continuarono a fissare intristiti il volto immobile di Jason. Era seduta lì da molto tempo ormai, ma non se ne rendeva nemmeno conto.

Aspettava solo di vedere nuovamente l'azzurro limpido degli occhi del suo amato, l'azzurro dolce e giocherellone che ammirava di solito e che l'aveva conquistata quella notte in cui si erano conosciuti, non l'azzurro malato e furioso che aveva visto nei bagni.

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Where stories live. Discover now