Aiutato

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Non riuscii a dirle che sarebbe andato tutto bene, perché non lo sapevo, se sarebbe andato tutto bene. Perciò continuai a fissare il parabrezza inondato dalle gocce d'acqua con un macigno sul cuore e il respiro pesante, mentre guidavo verso la casa di Jason.

Lauren era rannicchiata sul sedile di fianco a me, le mani tremanti e calde lacrime che le scivolavano sulle guance.

A un certo punto non ce la feci più.

- Chiamalo - le ordinai, duro, lasciandole il mio cellulare. Lei obbedì e mise il vivavoce.

Ci impiegò quattro maledetti squilli a rispondere.

- J, J, amore, dimmi che stai bene, fratellone - la voce di Lauren era graffiante e roca. Innaturale.

Il respiro di Jason si sentì in un rantolo elettrico.
- Cupcake, sto bene.

No, non stava affatto bene. Inchiodai improvvisamente mentre due fari sfrecciavano davanti a noi e Lauren strillò.
- Lauren! Lauren!

- Stiamo bene - pianse lei. Ripartii ancora più velocemente di prima, guadagnandomi diversi colpi di clacson.

- J, cos'è successo?
- Quella testa di cazzo di Benjamin. È venuto qua assieme a tre scagnozzi. Mi ha conciato male - Jason trattenme improvvisamente il respiro. I singhiozzi di Lauren aumentarono, la mia furia si raddoppiò, percorrendomi ogni vena e ogni tessuto nervoso.

Serrai le dita sul volante e accelerai ancora di più, provocando tante urla e colpi di clacson quando tagliai la strada a due macchine, superando un semaforo rosso.

- Michael, per carità, RALLENTA - urlo Lauren.

- Continua a parlare a tuo fratello - ribattei brusco. Non prestai attenzione al suo sibilo arrabbiato, cercando di trattenere la collera e il panico. Dovevo stare calmo.

- Se ci ammazziamo non gli serviremo più a nulla - ringhiò.

- Cazzo, Lauren, taci!

- Vaffanculo, è mio fratello che è stato pestato, non il tuo!

- Ma è anche il mio migliore amico! - ruggii con violenza. Sterzai bruscamente e mi slacciai la cintura mentre m'infilavo malamente nel parcheggio sotto casa di Jason, inchiodando.

Mi catapultai ancora più velocemente di lei fuori dalla macchina. Mi scagliai contro il portone, che si stava chiudendo in quell'esatto istante, e mi precipitai su per le scale con il cuore a mille, schivando il vecchietto che le stava salendo.

- Ehi! Che diavolo... ehi! - strillò, quando Lauren lo urtò. Mi girai appena in tempo per afferrarle il braccio impedendole di cadere.

- Avanti - ansimai, frenando la corsa al terzo piano, con i polmoni in fiamme, davanti alla porta di J.

Le mani di Lauren tremavano così tanto che fui costretto ad spingere io stesso la porta. Era aperta.

- Jason! - strillò Lauren. Non perse tempo a cercare la luce e si precipitò verso la direzione da cui sentivamo provenire i rantoli di Jason.

Allungai la mano e urtai l'interruttore. Quando la luce si accese all'improvviso trasalii.

Lauren era inginocchiata accanto a suo fratello. Il volto era inondato di sangue, con un occhio nero e le labbra spaccate. Aveva lividi sulle braccia e sul torso nudo, assieme a un paio di graffi. Aveva gli occhi chiusi e il cellulare nella mano abbandonata sul pavimento freddo. Accanto a lui giacevano i resti della sua maglia, ridotta a brandelli macchiati di sangue.

- Oh mio Dio - la mia mano corse al cellulare, digitando tre numeri.
- 911, qual'è l'emergenza?

- Hanno pestato un mio amico - boccheggiai. - Presto, è incosciente. Via Colombo 183/C.
- L'ambulanza sta arrivando. Riesce a capire se ha dei...

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Where stories live. Discover now