Mare

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Jason fumava tranquillo percorrendo con lo sguardo la vista del mare. Le sue labbra si increspavano mentre, ogni tanto, soffiava qualche nuvoletta di fumo che si disperdeva nell'aria notturna, illuminata dalle luci dei lampioni e delle macchine. Sydney non era mai in silenzio. Sydney era sempre colorata, piena di luce; Jason l'amava per questo. Aveva paura del buio. Aveva paura di restare solo. Se fosse rimasto da solo con Lauren, sarebbe crollato. Lei l'aveva già fatto. Ma Michael era tornato, l'aveva salvato dal baratro, tirandolo inconsapevolmente via dal bordo del burrone in cui stava per cadere. E stava lentamente tirando fuori anche Lauren. Michael era il loro angelo custode. Lo era sempre stato.

Una piccola mano scura, esile e calda, gli percorse la schiena nuda. Girò la testa e sorrise nell'incontrare gli occhi caldi e azzurri della ragazza, vestita con la sua maglietta. Arya gli sorrise appoggiando dolcemente la testa sul suo petto. Jason le baciò la tempia, stringendola tra le braccia.

- Non sei solo - sussurrò lei. Jason inspirò il suo odore di incenso, alzando lo sguardo sul mare tranquillo.

- Lo so, amore.

Michael's POV:

Aprii gli occhi con un sobbalzo. Battei rapidamente le palebre, confuso. C'era poca luce... mi mossi, prima di rendermi conto di essere sdraiato su qualcosa di più morbido, caldo e irregolare di un letto.

- Cazzo - gemetti. Con un po' di fatica obbligai i miei muscoli intorpiditi a contrarsi per alzarmi sugli avambracci e capire la situazione. Lauren dormiva ancora, i capelli sparsi dappertutto, una mano sotto alla mia maglia. Come sempre, del resto. Ero sdraiato sopra di lei, la testa appoggiata al suo seno. Ugh. Distolsi lo sguardo e guardai il suo viso. Sembrava tranquilla, molto più calma rispetto a prima. Scesi dal letto, rischiando anche di inciampare in una felpa buttata a terra, e imprecai sottovoce. Era sera, avevamo dormito per un paio di ore. Il mio stomaco brontolò rumorosamente e sospirai, passandomi una mano tra i capelli. Lauren gemette e si rannicchiò su se stessa, stringendosi con le braccia, senza più il mio calore a scaldarla. Sorrisi intenerito e afferrai le lenzuola, coprendola con cura.

Stavo per andarmene, dopo averle accarezzato i capelli, quando lei parlò, lentamente, a voce bassa.

- Mikey...

Mi girai verso di lei, stupito. Sembrava ancora dormire...

- Mikey - disse di nuovo, a voce più alta, con più forza. Mi inginocchiai di fronte a lei, appoggiando un braccio sul letto. - Sono qui - mormorai, toccandole dolcemente una spalla. Ma lei si ritrasse violentemente, sempre addormentata, col respiro tremante. - Mikey - chiamò di nuovo, disperata. - MICHAEL!

- SONO QUI - la scossi afferrandola per le spalle, e lei aprì di scatto gli occhi, guardandomi col respiro corto. Aveva le pupille dilatate e stava tremando. Le posai dolcemente le mani sulle guance, accarezzando la sua pelle caldissima. - Sono qui - ripetei a bassa voce, sporgendomi verso di lei così tanto da farmi male mentre il mio stomaco premeva contro l'asse di legno che sorreggeva il legno. Lauren batté le palpebre un paio di volte, poi sospirò pesantemente e lasciò ricadere la testa sul cuscino. - Scusa - sussurrò passandosi stancamente una mano sugli occhi. Le carezzai dolcemente la spalla. - Non importa - la consolai. - Non preoccuparti.

Lei deglutì e si passò una mano tra i capelli, incastrati sotto alla sua testa. Fece una smorfia di dolore quando le ciocche tirarono la sua pelle e si sollevò su un gomito, ma la precedetti nelle sue intenzioni. Le liberai la nuca dai suoi lunghi capelli neri, imprimendo le dita nella sua pelle morbida per raccogliere ogni filo scuro, e li raccolsi sulla sua spalla. Mi sorrise e i suoi occhi marroni si rassenerarono per un po'. Lentamente allargò il braccio con cui non si teneva su e mi sporsi verso di lei, abbracciandola. Posai la testa sul suo petto morbido, chiudendo gli occhi e assaporando quella sensazione stupenda, mentre le sue braccia esili si aggrappavano alle mie spalle, enormi in confronto alle sue. Mi accarezzò i capelli e tirò giocosamente il lobo del mio orecchio con due dita, come facevamo da piccoli. Sorrisi e inspirai il suo odore caldo. La sua pelle sapeva ancora di vaniglia, anche se era leggermente appiccicosa.

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Where stories live. Discover now