Fanculo

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Lauren's POV'

Tremante, mi passai le mani tra i capelli. Le mie gambe cedettero di colpo e mi accasciai per terra, appoggiata alla parete della cucina. Serrai le labbra e permisi alle lacrime di scorrere libere sul mio volto, ma non lasciai uscire nemmeno un gemito dalle mie labbra.

Come aveva potuto Jason credere alle stronzate di quell'articolo e non a me? Non a Michael?

Per fermarlo avevo dovuto dirgli una cosa che avrei dovuto tenere per me e basta. Mi vergognavo solo a sapere che Mikey lo sapesse. Ma dirlo a J? Dio, no.

Affondai la faccia nelle mie cosce, piegata malamente in due, e soffocai l'ennesimo singhiozzo.

Mamma e papà erano morti. Jas non si fidava di Michael. Michael era perseguitato da ogni fan e dai paparazzi, con il solo risultato di non poter uscire da casa senza essere fermato ogni tre secondi.

In quel momento, per un solo, terrificante secondo, lo odiai. Odiai il mio migliore amico per essere famoso, per aver realizzato il suo sogno ed essersi allontanato da me.

Poi la mia mente si schiarì e mi ritrovai disgustata da me stessa. Mi alzai di scatto e afferrai una penna dal barattolo colorato sopra al mobile, afferrai un post-it verde e scribacchiai veloce qualche parola.

Non cercatemi. Voglio stare da sola.

Dopodiché, mentre le voci di Michael e Jason si avvicinavano, corsi alla porta e uscii senza fare rumore.

Non avevo preso il cellulare. Fu la prima cosa di cui mi pentii. Mentre vagavo verso il mio nascondiglio mi resi conto di non poter nemmeno mandare un messaggio a Jason o Michael per tranquillizzarli.

Se lo meritano, pensai acidamente.

Il cielo era già scuro quando arrivai alla mia meta. Un vecchio palazzo abbandonato e cadente a pezzi. Gli skater l'avevano come loro meta di giorno. Le pareti erano interamente coperte di graffiti vivaci e cupi. Di notte era abbandonato nel vero senso della parola.

Salii le scale pericolanti. Qualche gradino era scheggiato o scivoloso, ma non me ne importava. In uno strano stato di apatia pensai che anche se fossi caduta non sarebbe veramente importato a nessuno.

In poco tempo arrivai all'ultimo appartamento. Un grandissimo balcone si apriva sul mare. I suoni della città erano quasi scomparsi. L'edificio era stato un vecchio albergo a cinque stelle, l'appartamento in cui mi trovavo una vecchia e lussuosa suite. C'era ancora il gigantesco letto con le coperte ancora perfette, rosa.

La portafinestra era spalancata. Mi feci strada nel balcone. Una vecchia vasca vuota e un muretto di pietra, che doveva essere stato ricoperto di cuscini, segnavano l'esistenza di una piscina privata. Mi accoccolai con la schiena al muro, fissando la superficie calma del mare, e una lacrima solcò la mia guancia.

Perché non poteva essere tutto come quando eravamo piccoli? Perché J doveva essere geloso di Michael e della nostra amicizia? Perché non lo lasciavano in pace? Perché non poteva nemmeno fare una passeggiata senza essere rincorso?

Chinai la testa e affondai il volto nelle cosce.

Perché vivevo? Perché non ero morta con mamma e papà?

Michael's POV:

- È sparita cazzo! - urlai non appena la voce di Calum rispose al cellulare. Avevo una dannata voglia di spaccare tutto. Avevo una dannata voglia di trovare Lauren e scrollarla finché il suo cervello non si fosse aggiustato. Come aveva POTUTO andarsene via così, senza neanche prendere il cellulare? E se l'avessrto rapita? E se l'avessero stuprata? O, peggio, se avesse incontrato Benjamin?

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora