Grazie

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Lauren's POV:

- Ehi.

Guardai Michael sedersi di fianco a me, soffiando piano sulla tazza bollente di ceramica verde. Lui aveva quella blu. Erano bollenti. Accennai un sorriso quando mi guardò preoccupato, cercando di accertandosi che la visita al cimitero non mi avesse destabilizzato troppo. È dolcissimo, quando fa così. - Ciao - mormorai. Lui si passò una mano tra i capelli verdi. A dispetto di quanto dicevo, è vero che mi piacevano. Erano particolari. Be', Michael è particolare.

- Come stai? - gli sorrisi in risposta. I miei occhi bruciavano ancora ma, del resto, nemmeno lui sembrava tanto tranquillo. Aveva ancora le guance rosse. È sempre stato così: piange poche volte, ma quando lo fa... il suo viso rimane rosso per un sacco di tempo. - Okay - sospirò.

- Credo di voler fare una cosa con te - disse dopo qualche minuto di silenzio, in cui fissammo il televisore spento ustionandoci le lingue e i palmi delle mani stretti attorno alle tazze bollenti. Girai un pochino la testa verso di lui, aggrottando perplessa un sopracciglio. La mia mente partì per la tangente, mandandomi in panico.

Vuole fare qualcosa con me... oddio...

- Andiamo in camera tua? - chiese sorridendo furbo. Avvampai, mentre il mio cuore palpitava agitato. Oddio, non è che... oh cazzo. MERDA. Vuole... ossignore. COSA DIAVOLO DEVO FARE???

- Dai, avanti, mica mordo... forse. Dovrai dirmelo tu - aggiunse ammiccando, tirandomi per un polso verso il corridoio. C A Z Z O. - Ehm... io no-non... penso che sia una b-buona idea... - cercai di sviare. Mikey rise, trascinandomi più veloce mentre cercavo di non inciampare nei miei stessi piedi, costretta a corrergli dietro per le sue gambe lunghe, e cercavo allo stesso tempo di non rovesciarmi il tè addosso.

- Oh, sì, lo è, fidati di me... faremo un sacco di cose interessanti!

MA DOVE CAZZO È JASON QUANDO SERVE?

- M-ma davvero, i-io non... - provai di nuovo, ma lui aprì la porta con una spallata e mi spinse dentro alla stanza posandomi una mano sulla schiena. A quel contatto ogni singola cellulare del mio corpo iniziò a tremare di panico. Michael mi sospinse verso il letto, mentre rischiavo di spezzarmi le unghie serrando la presa sulla tazza.

- Siediti.

Anche se avevo le gambe di gelatina e il cuore in gola, obbedii. Non ero ancora sicura di quello che volesse fare ma, ovviamente, le conversazioni pervertite delle mie amiche continuavano a tornarmi in mente. Michael chiuse la porta e mi sorrise, posando la tazza blu sul cassettone nell'angolo, cosparso di fogli e matite, più una piantina. Una viola, che mi era stata regalata da mamma il giorno prima della sua morte.

- Potremmo disturbare i vicini se teniamo la porta aperta - ridacchiò.

La mia bocca si seccò del tutto. Si avvicinò lentamente, osservandomi arrossire al significato ambiguo delle sue parole. I suoi occhi color bosco però sembravano innocenti. Si sedette piano accanto a me. Lo osservai sporgersi all'indietro, afferrando qualcosa dietro di noi. E respirai di sollievo quando mi sistemò la chitarra sulle gambe; ma, a essere onesta, sentii una punta di delusione e rimorso intaccare il mio sollievo. Stupida. - Adesso impariamo qualche canzone, ti va? - disse sorridendo.

Di fronte a quel sorriso adorabile e alla sua espressione entusiasta tutti i miei pensieri si sciolsero in una massa di eccitazione. - Sì.

Lui rise e si sporse su di me, affondando il mento nella mia spalla. Mi circondò con un braccio, sistemando la mia presa, e prendendo la mia mano cominciò a suonare lentamente. Sbagliammo spesso, provocando parecchie risate, provando e riprovando gli stessi pezzi, che non uscivano mai uguali. Il tempo passò veloce come il vento. Ogni tanto alzavo lo sguardo dalle corde e lo sorprendevo ad osservarmi. Mi sorrideva e arrossivo, abbassando di nuovo gli occhi. Altre volte invece mi persi a contemplare la piega delle sue labbra, o la forma da bambino delle sue guance bianche. Anche quando cominciai a suonare con più sicurezza non lasciò quella specie di abbraccio; continuò a circondarmi con un braccio, la mano aggrappata alla mia spalla che di tanto in tanto scendeva leggera fino all'avvallamento del mio fianco, scompigliandomi non solo i vestiti.

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Where stories live. Discover now