Minacce

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- Cazzo - mi parai davanti a Michael per nascondere il suo piccolo... problemino. Chiunque fosse, sarebbe stato troppo imbarazzante.

Quando gli occhi azzurri di mio fratello fecero capolino dallo spiraglio della porta, poi, sentii il mio povero cuoricino afflosciarsi impaurito su se stesso. Le braccia pallide di Michael mi circondarono la vita. Jason ci squadrò con un'espressione a dir poco scontenta, ma non disse niente. Il silenzio si protraeva per lunghi, interminabili istanti.

- Lauren, è arrivato il detective Moore. Venite?

Annuii, cercando forza nelle mani di Michael. Le sue dita si intrecciarono alle mie.

- Okay, a-arriviamo. Dammi un minuto.

Jason inarcò un sopracciglio e percorse a fondo la scena con lo sguardo. Sentii il mio corpo bruciare sotto all'azzurro incandescente delle sue iridi severe. Con lo sguardo fissò le mani unite, mie e di Michael, e il suo mento affondato nella mia spalla. E le mie gambe sopra alle sue, io parata davanti a lui.

- Va bene, ma muoviti - sbuffò alla fine. Non apprna la porta si chiuse tirai un forte sospiro di sollievo, accasciandomi contro il petto di Michael. - C'è mancato poco - gemetti, arrossendo.

Lui fece un verso strano e lo guardai interrogativa. Rimasi paralizzata nel vedere i suoi occhi verde scuro con una strana scintilla.

- N-Ness, t-ti spiacerebbe t-togliere la mano da lì?

Abbassai lo sguardo e sussultai. La mia mano era inconsapevolmente finita sulla parte interna della sua coscia, poco lontana dal rigonfiamento che vidi perfettamente sulla stoffa nera dei jeans.

- Scusa - mi ritrassi di scatto e lui prese un respiro quasi esasperato.

Mi tirò un'occhiataccia, ma le sue guance erano rosa. - Inizia ad andare. Io devo... riprendere il controllo - disse. Sembrava senza fiato. Forse fu quello a spingermi a farlo.

- No, resto.

Michael's POV:

La guardai inarcando un sopracciglio, mio malgrado stupito, eppure lei non batté ciglio. Il solo pensiero mi metteva a disagio.

Ma il dolore in mezzo alle gambe si stava facendo sempre più acuto e difficile da sopportare. - Okay - grugnii. Mi piegai in due e mi schiacciai con forza contro le mie stesse gambe, fino a comprimermi i polmoni. Presi a respirare profondamente, in modo regolare. Allungai le mani e mi slacciai il bottone dei jeans. Subito mi sentii più libero e sospirai di sollievo.

Lanciai un'occhiata di sottecchi a sinistra e vidi Lauren che mi guardava assorta. Arrossì non appena il mio sguardo incrociò il suo e smise di fissarmi.

- Ringrazia che non siamo soli, altrimenti non avresti scampo.

Le parole rotolarono fuori dalla mia bocca senza controllo. Lei inarcò un sopracciglio.

- Se fossimo in una discoteca e fossi ubriaca, e tu un po' brillo, cosa faresti?

- Ah, questo è facile. Ti porterei a casa mia e ti scoperei così forte da lasciarti lividi per una settimana.

Lauren avvampò ancora di più e risi. Il dolore si stava attenuando, ma mi morsi le labbra. - Scherzo... - aggiunsi, con il fiato un po' corto.

Il suo viso assunse una strana espressione. Delusa, forse? Allungai la mano e strinsi la sua con forza.

- Sul violentemente - completai la frase.

Vidi un timido sorriso nascere sulle sue labbra. - Quindi... mi vuoi... anche se mi conosci fin da quando eravamo bambini? - mormorò timidamente, a disagio. I suoi occhi scuri erano abbassati, e si massaggiava il collo dando sfogo al suo nervosismo. Sbuffai e l'afferrai per le gambe. Lei trasalì, ma riuscii a metterla a cavalcioni delle mie gambe con un gesto brusco. Premetti una mano sulla base della schiena, spingendo il mio bacino contro il suo e facendole sentire tutta la passione che avevo per lei. Mi sfuggì un rantolo quando mi scontrai contro di lei. Lauren arrossì, un'espressione così stupita e imbarazzata da sembrare comica.

Heartbreak Girl || Michael Clifford||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora