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La luce del sole mi sta uccidendo.
Anche con il cuscino sopra la testa non riesco a riaddormentarmi.

-Kook...-
Allungo il braccio, ma non c'è nessun altro.

Mi ci vogliono dieci minuti buoni per svegliarmi del tutto.
Libero le mie gambe dal groviglio di coperte e mi alzo.

Faccio una piccola tappa in bagno, dove mi lavo velocemente, senza stare ad osservare il mio riflesso nello specchio, già sapendo di essere messo piuttosto male.

Attraverso il corridoio in punta di piedi, fino alla cucina.
Mi avvicino a Jungkook, che sta preparando qualcosa ai fornelli, e lo abbraccio da dietro, baciandogli il collo più volte.

-Oh, ti sei svegliato principino!- esclama, divertito.

Si volta verso di me, cingendo con un braccio i miei fianchi, e accarezza le mie labbra, facendo scorrere il suo pollice su tutto il loro contorno.

-Tae, vai a sederti, il pranzo è quasi pronto e dobbiamo parlare.-

Mi lascia un bacetto sulla guancia, prima di sciogliere l'abbraccio e tornare ai fornelli.

Dobbiamo parlare?
Che io non gli piaccia più?
Forse si è stancato di dovermi tenere a casa sua...

La mia mente galoppa in tutti gli scenari possibili (tutti negativi, perché si sa che il "dobbiamo parlare" non ha niente di buono), mentre mi metto a tavola.

-È una cosa tanto grave?- chiedo, un po' esitante.

-Uhm, non so come definirla, in realtà. Ma non ti preoccupare, non ti voglio lasciare.- risponde, divertito.

Inutile dire che la sua risposta vaga mi faccia agitare ancora di più.

[...]

Abbiamo mangiato in silenzio, senza toccarci neanche una volta e tutto questo mi sta facendo impazzire.

Perché Jungkook è così strano?
Devo aver fatto qualcosa di sbagliato, per forza.
Potrebbe essere di tutto, sono un disastro vivente, quindi non mi resta che aspettare pazientemente.

Dopo aver lavato i piatti, si siede accanto a me, prendendo una mia mano e mettendola fra le sue.

-Taehyung, lo sai che puoi dirmi tutto, vero?- inizia, guardando le mie dita.

-Sí.- annuisco deciso, facendogli spuntare un piccolo sorriso.

-Allora raccontami di ieri sera. Com'è andata al lavoro? Non me ne parli mai...-

Ora mi guarda negli occhi, così tanto serio da farmi venire i brividi.

-Non ho...non ho tanta voglia di dirtelo, ecco..- la mia voce si assottiglia sempre di più, finché non blatero da solo nella mia testa.

Mi prende il mento, in modo che io sia costretto a far incastrare i nostri sguardi.
-Taehyung, ho sentito quello che mi hai detto quando sei tornato dal locale. Io-

Prima che possa continuare, mi libero dalla sua presa, alzandomi di scatto e provando a correre via, ma i suoi riflessi me lo impediscono.
Finisco bloccato tra le sue braccia e, nonostante i pugni che dò al suo petto, non ho modo di uscirne.

-Calmati, Taehyung. Non voglio farti nulla, dovresti fidarti di me, ormai.- sussurra, creando piccoli cerchi immaginari sulla mia schiena, nel tentativo di tranquillizzarmi.

-Non...non dovevi sentire quelle cose, io non dovevo parlare. Prima o poi mi taglio questa lingua, cavolo.- mi lamento, poggiando la fronte sulla sua maglietta.

-No, amore mio. Vorrei solo che mi parlassi dei tuoi problemi quotidianamente, capito? Io sono sempre qui per te, sempre. Sei la mia anima gemella, non riuscirei a stare un giorno senza di te, quindi non preoccuparti: non mi darai mai fastidio. Per favore, dimmi tutto quello che ti succede, non tenerti tutto dentro, lascia che ti aiuti, Tae.-

Mi aggrappo a lui, sentendo i singhiozzi percorrermi da parte a parte e abbandonandomi alle lacrime.

-D'ora in poi lo farai? Ti sfogherai con me?- mi chiede dolcemente, passando le dita tra i miei capelli.

Annuisco vigorosamente, abbracciandolo più forte.

Ed è in questo momento che capisco quanto lui sia veramente importante per me.

*:・゚

Grazie a Yuta, ai soldi del colpo e di Nam, siamo riusciti a procurarci un alloggio abbastanza decente.

Questo mese è stato così pieno di impegni che non ho avuto tempo di cambiarmi colore dei capelli.

Avrei dovuto farlo subito, ma Tae mi ha informato che la polizia non ha abbastanza prove per poter avvertire le autorità giapponesi, quindi non ci ho pensato molto.

Oggi, però, devo proprio comprarmi una tinta, perché tra qualche giorno dovrò tornare in Corea e non vorrei essere riconosciuto.

Non vorrei neanche tornarci, ma gli affari sono affari e Yuta mi ha offerto una cifra troppo alta per rifiutare.

Quel giapponese è sempre stato disponibile a proteggermi il culo, perciò, nonostante i rischi, ho accettato l'incarico.
Senza di lui, Suga starebbe marcendo in prigione.
Mi ha aiutato a crearmi il personaggio di Doyoung nei bassifondi e sono riuscito anche a portare a termine altri colpi.

Il Giappone, poi, è proprio un bel Paese.
Mi piace il panorama, il cibo, la lingua, la gente.
Tutto quanto praticamente.

Se non fosse per quello strano bisogno di guardarmi intorno alla ricerca di una certa testa rossa, sarebbe tutto perfetto.

Scrollo le spalle, liberandomi da tutti questi pensieri e, soprattutto, dalla sua immagine, raggiungendo finalmente il supermercato.

Cammino velocemente fino al reparto che mi interessa e prendo la tinta nera, il colore perfetto per mimetizzarsi.

Pago il prodotto ed esco in fretta, rendendomi conto di quanto sia tardi.

Mentre corro, però, il mio telefono squilla, avvisandomi di una chiamata in arrivo.

Mi fermo, con un leggero accenno di fiatone, e controllo il nome sullo schermo: è Yuta.

Pronto?

Suga, c'è stato un imprevisto, perciò dovrai partire domani

Ah
D'accordo, capisco

Fatti trovare all'aeroporto alle 10 del mattino, uno dei miei uomini ti raggiungerà e sarà il tuo compagno di viaggio

RM può venire?

Se proprio ci tieni, va bene
Ma ricordati che non devi dire niente a nessuno, neppure a lui

Sai già quanto dovrò stare?

Due o tre giorni, il tempo di prendere tutta la cocaina e pagarla
Ricordati cosa ti ho detto riguardo ai controlli del ritorno
Non farti beccare, mi raccomando

Non preoccuparti, sai che sono un esperto

RUN┃yoonseokWhere stories live. Discover now