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Alex
-Chiamami presto, Alex- mi dice Okami dandomi un abbraccio fraterno.
-Lo farò prima di quanto pensi- dico con una punta di acidità in bocca. Non mento, ometto la verità.  Senza dargli il tempo di aggiungere altro, lo lascio alle mie spalle e mi dirigo all'infinita coda del check-in.

Mentre sono seduto nella zona dei gate aspettando il mio aereo, mio padre mi chiama, come promesso.
-Figlio- dice subito con tono freddo Marduk, l'Alpha dei Rock, al quale io succederò.

-Padre- rispondo con il suo stesso tono. So che non mi parla così per cattiveria e so che nonostante tutto mi vuole bene. Semplicemente è fatto così, freddo e distaccato con tutto e tutti.

-Ormai qui è tutto pronto per "l'ultima istigazione", come la chiama il branco. Tutti sono assettati di sangue dei Goose, bramiamo già le nuove terre che presto avremo. Ma dimmi, quando potrò di nuovo godere della tua presenza?- mi chiede con un tono aspro, ma so che è il più dolce che mai potrò ricevere da lui.
-A momenti prenderò il mio aereo. L'unico volo che partiva oggi arriva in Italia. Da lì arriverò velocemente da voi- dico riguardando i biglietti e assicurandomi sull'orario di arrivo e di partenza.

-Ottimo. Tra una settimana esatta darò l'ordine. Ci sarai?- mi chiede e io chiudo gli occhi.
-Certo che ci sarò, padre. Sarò già li da un paio di giorni ad addestrare i cuccioli- gli dico e lo sento sorridere dall'altra parte del telefono. So cosa dire per rendere orgoglioso il mio vecchio.

-Ora devo andare. Ci sentiamo quando avrò nuove notizie- dice prima di chiudere, senza aggiungere altro. Io sospiro e ripongo il telefono nella tasca della giacca e avvicino a me lo zaino, accorgendomi di averne stappata la cerniera. Sbuffando mi guardo in torno cercando un qualsiasi negozio dove trovarne un altro. Mi guardo gli abiti e mi rendo conto che anche quelli sono logori. Osservo per un ultima volta l'orario sul biglietto e felice di costatare che sono perfettamente in anticipo, mi alzo e mi dirigo al negozio di vestiti più vicino.
Vedendomi entrare la ragazza al bancone mi rivolge un leggero sorriso come saluto, che io ricambio con un cenno della testa. Osservo velocemente quello che il negozio mi offre, prendo una felpa grigia e dei jeans, i più comodi e dall'aspetto resistente che trovo e li indosso, buttando i vestiti che indossavo prima, sporchi e logori, d'avanti allo sguardo interrogativo della commessa. Sposto poi tutto quello che ho da uno zaino all'altro, butto anche quello, pago alla cassa e torno a sedermi.

Tutti i lupi, quando viaggiano, usano questa tecnica. Questo ti permette di viaggiare leggero, con niente di più di una maglietta o una felpa di ricambio nello zaino, e di avere vestiti sempre alla moda nel mondo umano, il che ti permette invece di mimetizzarti anche meglio.

Dopo qualche minuto, una voce meccanica annuncia che è ora possibile entrare nel mio aereoe alzandomi e prendendo il mio unico zaino, con i documenti in mano, mi dirigo all imbarco.

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Dopo dodici ore chiuso in un tubo metallico a centinaia di chilometri sopra la terra ferma, o il mare, finalmente il mio aereo atterra nell'aeroporto di Milano.
Sono una tortura questi voli infiniti. Non appena sarò sceso, la prima cosa che farò sarà quella di correre un po' nella foresta più vicina. Non mi importa dove sia, il mio lupo ha bisogno di correre e ha più che ragione.

Mentre mi alzo dal sedile scomodo del velivolo, una strana sensazione mi stringe il petto e mi costringe a fermarmi di colpo. Non so se si tratti di un dolore fisico, perché è come se mi facesse male il cuore, ma non letteralmente. Non so come spiegarlo a parole. Come se qualcosa mi stesse avvolgendo, un liquido bollente che si riversa sul mio cuore riempiendolo, oltre che coprendolo.
Spalanco gli occhi spaventato da questo improvviso malessere e senza che possa controllarli i miei denti si allungano ed escono da soli e gli occhi cominciano a bruciarmi.

Nexus, il legame del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora