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Alex
Quando ho visto Elena accasciarsi a terra e mio padre sopra di lei, non mi sono sentito più io. Per un secondo sono rimasto immobile a guardare quella scena raccapricciante, poi ho urlato con tutta la forza che avevo in corpo e mi sono catapultato da lei, spingendo mio padre di lato, mentre lei era ferma lì, immobile, che mi fissava inespressiva senza quasi sbattere le palpebre.

Sarà stato per lo shock, ma non mi sono accorto subito di quello che era successo veramente. Poi i passi, la nebbia, tutto da capo, per l'ennesima volta, mentre Elena era stesa, immobile. Mi sono guardato intorno per capire da dove stesse arrivando questa volta quello stramaledetto spirito e l'ho visto. Intorno a noi era tutto immobile, non saprei come altro descriverlo. Ogni cosa, pianta o persona era letteralmente immobile intorno a noi.

Per un attimo sono rimasto immobile anche io guardando intorno a noi i lupi, alcuni fermi a mezz'aria, altri cristallizzati mentre azzannavano il lupo difronte a loro, poi un enorme lupo bianco che corre verso di noi, anche lui immobile. I passi si avvicinavano sempre di più, ma questa volta non ci facevo caso, avevo il cuore a pezzi, mi sono semplicemente trasformato e piangendo ho provato in tutti i modi ad aiutare Elena, ma non c'è stato verso. Non apriva gli occhi, rimaneva lì, come se si fosse arresa. Ma io sapevo che non era possibile, che lei non si sarebbe mai arresa, non lo avrebbe mai fatto, non mi avrebbe mai lasciata, o almeno, ci speravo. Un dolore lancinante mi si stava formando dentro, mi mancava il respiro mentre continuavo a piangere chiamando il suo nome. Poi lui è arrivato, l'ha indicata e mi ha fatto segno di alzarmi. Era lui, ero e sono ancora fermamente convinto che fosse davvero lui. Ma io non volevo alzarmi, continuavo a dire di no mentre stringevo Elena a me, con il mondo che mi cadeva a pezzi e il suo sangue che mi sporcava le mani, sangue versato dallo stesso lupo che mi ha dato la vita, poi lui ha continuato ad insistere, mi faceva segno di alzarmi ma io mai l'avrei abbandonata, qualsiasi cosa fosse successo, ma poi lui si è avvicinato ancora di più, mi ha poggiato una mano sulla spalla, la pelle ghiacciata e mi ha sussurrato con una voce quasi angelica parole che all'inizio non capivo, che lui ripeteva quasi come un mantra.
-Lasciala uscire-

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Apro gli occhi di colpo e prendo dei grossi respiri, come se non respirassi da una vita, mettendomi seduto. Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere ancora nel cambi di battaglia, tutto cristallizzato come prima, ma non ricordo di essermi addormentato. Subito il mio pensiero va ad Elena e mi guardò intorno agitato cercandola, per trovarla solo a una decina di metri da me, con il bambino che le accarezza il viso, seduto accanto a lei. Subito mi alzo e corro da loro agitato che lui possa farle qualcosa, ma quando le sono davanti resto sbalordito da quello che vedo. Lei ha gli occhi aperti e sbatte la palpebra osservando il bambino che le accarezza la guancia. Ma quello che mi lascia davvero sbalordito sono i suoi occhi, o meglio il suo occhio sinistro. Mi lascio cadere sulle ginocchia affianco a lei e prendo il suo volto tra le mani e subito lei incatena il suo sguardo nel mio. Attaccata alla pupilla, in quel pozzo castano c'è una piccola macchia azzurra che quasi risplende sotto i raggi della
Luna.

-Lupetta...- sussurro abbassandomi davanti al suo viso fino a stare a pochi millimetri dalle sue labbra.
-Stai bene- dico a bassa voce più a me stesso che a lei mentre lei mi fissa sbattendo le palpebre.
-Alex?- chiede lei a bassa voce e io annuisco incapace di trattenere le lacrime. Lei cerca di mettersi seduta mentre allaccia le braccia al mio collo e io la tiro su abbracciandola.
-Cosa è successo?- mi chiede mentre la stringo forte a me.
-Non ne ho idea- le dico mentre lei rimane immobile tra le mie braccia.
-Ho avuto così tanta paura di perderti- le sussurro ancora all'orecchio. 

Rimaniamo così per qualche secondo, poi guardo alle sue spalle alla ricerca del bambino. I capelli bianchi sono illuminati dai raggi della luna e sul viso ha l'espressione fredda che quasi lo caratterizza.
-Cosa è successo?- chiedo io questa volta al piccolo spirito e lui indica la Luna.
-Come hai fatto?- chiedo ancora io e questa volta indica me, poi si avvicina e sfiora con un dito le mie labbra.

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-Ma quindi come si fa per sbloccarli- dice Elena piegandosi vicino al corpo immobile di mio padre.
-Non ne ho idea, ma non toccarlo- le grido dall'altra parte del campo mentre osservo la guerra cristallizzata intorno a noi. Corpi morti, feriti, sani, tutti immobili. Riconosco molti tra quelli a terra, molti miei compagni, amici, fratelli. Mi avvicino al corpo immobile del mio Gill, con la gola completamente aperta da un morso. Mi piego sulle ginocchia e osservo il suo viso fermo in una smorfia mista tra terrore e dolore, immobile nei suoi ultimi istanti di vita. Da quando è arrivato, ho messo più distanza possibile tra noi. Quando era a Tokyo, di proposito o meno, mi sono affezionato molto a lui, ma sapevo che non sarebbe mai stato in grado di affrontare un tale scontro e mentirei se dicessi che non mi dispiace, avevamo in ogni caso un legame di sangue.

Mi alzo in piedi e raggiungo la mia compagna, anche lei chinata vicino ad una lupa che ormai conosco, l'asiatica con cui ha stretto il legame di sangue e la stringo a me.
Ci alziamo entrambi e torniamo dal bambino che era fermo a guardarci.
Appena arriviamo ad un metro da lui, quasi come se si fosse improvvisamente azionato, ricomincia a canticchiare la melodia della prima volta.

-Chiudi gli occhi ma guarda in su, ciò che vedi poi non lo vedi più, abbassa la testa ma resta in alto che i quattro poi arriveranno, ti salveranno due a due, tu chiedi loro che indicheranno giù- canta a bassa voce Elena e io la guardo ad occhi aperti.
-L'hai ricordata?- le chiedo quando finisce di cantarla e lei mi guarda sorridendo e annuisce. Poi succede tutto in un attimo, alzo una mano per sfiorarle una guancia, ma appena la tocco una sorta di scarica di energia mi attraversa e una luce accecante riempie ogni cosa intorno a noi, circondandoci completamente.

Poi una sensazione strana mi invade e quasi istantaneamente stringo la mano di Elena ancora accanto a me, ma questo fa solo aumentare l'intensità della luce fino a farla diventare quasi accecante. Poi improvvisamente la luce cessa, intorno a noi tutto torna com'era prima, ma del bambino, non c'è più nessuna traccia.

Mi giro a guardare la mia compagna quasi spaventato, ma appena lei incrocia il mio sguardo, un'espressione mista tra paura e sorpresa le si dipinge sul viso.
-Alex, i tuoi capelli- sussurra soltanto portando una mano tra di essi.
-Cosa hanno?- le chiedo avendola ad una piuma di distanza dal mio viso.
-Molte ciocche sono diventate argentee- mi dice continuando a toccarli, mentre io mi concentro sulla piccola macchia sul suo occhio.

-La scelta è fatta prima della nascita- sento improvvisamente una voce sussurrare, poi una forza assurda mi allontana da Elena facendomi cadere a terra ad una decina di metri di distanza da lei e un urlo di terrore mi sfugge dalle labbra, quando improvvisamente mi ritrovo immerso nella battaglia, ripresa come se non si fosse mai fermata.

Nexus, il legame del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora