9) Una mela d'oro nel tesoro del re

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«No!»

Il sole spuntava appena tra le cime a oriente della valle «Ti prego! Ho detto di essere un menestrello? On no! Non tirarmi per i piedi!» qualcuno stava gridando.»

Uomo mela batté le palpebre, allungò un passo ma lo ritrasse subito, si trovava in piedi su un tavolo di fronte al quale sedeva un uomo vestito distinto. Questi non lo notò, girato col braccio sullo schienale della sedia osservava Fedele che, trascinato per i piedi da un uomo con un cappuccio nero in testa e quattro guardie armate, urlava. Fedele notò uomo mela appena comparso «Aiuto!» gridò rauco.

Uomo mela sollevò le spalle, dispiaciuto ma incapace di reagire, attorno a loro la merlatura delle mura del castello, sporgendosi poco più in là capì di trovarsi su una torre di guardia, sul tavolo stavano posati dei gusci di noce, due pugnali e un cappello a punta viola, arricciò il naso, quel cappello gli ricordava quello di Mavelina. Riconobbe anche l'uomo di fronte a sé, seduto al tavolo si trattava del capitano della guardia

«Fedele di Gambagamba eh?» fece quello «Mi suonava familiare, ci credo! Hai risalito metà del regno a sbandierare quel nome e truffare interi paesi.»

«È davvero il mio nome, sono un cantastorie, sono famoso perché racconto le avventure di un truffatore che...»

«Sentite che inventiva!» toglietegli la voglia di dire altre bugie.

Misero Fedele seduto, tenuto dalle quattro guardie, l'uomo incappucciato di nero andò a prendere un ferro incandescente dalla brace di una torcia e lo avvicinò alla bocca di Fedele, piano piano che questi ebbe il tempo di dire «Aiuto.» poi di esclamare «Aiuto» e poi di gridare «Aiuto!» un grido che spezzò l'aria cheta di quel mattino, come evocasse la brezza che girò la bandiera e portò ombra all'uomo mela, di nuovo tramutato in pomo d'oro.

«Gli stacco anche le orecchie capo?»

Uomo mela provò terrore all'idea di sollevare le palpebre e vedere chi stesse parlando. La sua condanna sembrò improvvisamente invertita, costretto a essere uomo, quando avrebbe preferito essere pomo.

«Staccagli anche le orecchie.» ordinò il capo.

«Subito.»

Uomo mela aprì gli occhi sulle cucine del castello, le pentole piene, i fuochi accesi e quelle tavole piene di ingredienti su cui lavoravano decine di persone. Notò un giovane garzone strappare le orecchie a una testa di maiale prima di metterla in pentola. Poi guardò sé stesso e notò d'esser seduto su un vassoio, una grossa scrofa dalla pelle caramellata lo mordeva ad un'anca, con gli occhi chiusi.

«Oh porca...» sussurrò «Eh già.»

«Chiudi la finestra che entrano gli animali.» di nuovo la voce del capo e quella del garzone «Subito!» rumore di imposte chiuse e di nuovo il nulla, di nuovo il pomo.

Gli occhi delle persone non prestano attenzione all'assurdo, lo cancellano dalla loro visuale, per lo meno per quei pochi momenti in cui il cervello non riesce a realizzarlo. A tanto convenne uomo mela in quell'attimo in cui una tenda si mosse al vento, lasciò che il sole entrasse sulla sala dei banchetti e che lui apparisse sulla portata principale del re, sopra al vassoio della scrofa, per poi sparire in un battito di ciglia.

«Oh capitano il vostro letto è così morbido...»

«Anche tu lo sei.» di nuovo la voce del capitano, uomo mela aprì gli occhi su una stanza dalle pareti coperte di arazzi caldi, il pavimento in legno e un letto ampio dove le coperte si scuotevano sopra alle forme del capitano e una donna.

«Oh no...» uomo mela calò le palpebre a metà pupilla «Questa situazione inizia a stancarmi.» sospirò senza che lo sentissero. La luce del sole filtrava proprio da uno dei dischetti di vetro del mosaico sulla finestra, il suo raggio lo raggiungeva giusto giusto sull'ombelico «Uff» sospirò affranto.

«Uff» sospirarono sotto le coperte.

«Uargh!» nano Filomeno saltò fuori da un cassettone, con due asce in mano «Ridammi i miei amici!» ringhiò e ringhiando ancora si tuffò di pancia sul letto, con le asce alte.

Lo stupore fece spostare uomo mela di un passo e di nuovo si tramutò in mela.

«Va bene!» questa volta uomo mela volle annunciarsi «Sono un uomo normale, che si trasforma in un pomo d'oro all'ombra, nessuno si spaventi.»

«Cosa?»

Di fronte a lui un uomo in mantella rossa e corona d'oro sui capelli bianchi, porgeva la mano vuota come se poco prima vi tenesse una mela.

«Buon giorno vostra maestà...» uomo mela tirò un'occhiata fuori dalla finestra «Che sole oggi.»

«Cosa?» ripeté sua maestà prima di ribaltarsi indietro, svenuto dallo stupore.

«Oh!» uomo mela abbatté le spalle «Odio questa vita!» corse per andare a prendere un cuscino dal letto del re e lanciarlo contro un muro, non si accorse che al letto non arrivava alcun raggio di sole.

«Ti prego» pianse uomo mela per l'ennesima volta in cui tornava nelle proprie carni senza sapere dove si trovasse «Ti prego che questa sia la volta buona... sono solo un uomo dannato da un incantesimo.»

«Lo sappiamo, uomo mela.» fece Fedele accanto a lui.

«Fedele? Ma... hai ancora la lingua.»

«Di che stai parlando?»

«Abbiamo un altro problema ora.» avvisò Filomeno con la fronte rivolta tanto al cielo che per poco non gli si sfilava l'elmetto.

«Ah... Ciao anche a te, nano.»

Si trovavano sul prato di un giardinetto ai piedi di una torre attorno a loro la quiete di alti muri e case di pietra, l'interno privato del castello, suppose uomo mela, o più probabilmente proprio il giardino del re.

«Cosa state guardando?»

«Mavelina» Filomeno indicò la terrazza in cima alla torre da cui si agitavano due braccia.

«Aiuto» si sentiva gridare.

«La sento distante distante» fece Fedele.

«Io non la sento proprio» affermò Filomeno «Sei sicuro che sia lei?»

«Se te lo dico.»

I due, mani sui fianchi e fronte corrugata sembravano meditare sul da farsi da molto tempo, l'erba attorno ai piedi di Filomeno pareva tutta schiacciata da passi irrequieti, Fedele invece si massaggiava la nuca, come non sopportasse più di guardare in alto.

«Io vorrei sapere cosa è andato storto.» confessò uomo mela, gli altri due lo guardarono per un attimo, scossero la testa e tornarono a guardare in alto.

«Di storto c'è che tu dovevi essere lassù ad aprire la porta.» affermò Fedele.

«Lei invece quaggiù ad aprirci la fuga.» concluse Filomeno.

«Mi dispiace, ma ne ho viste di tutti i colori. La vita da mela è... allucinante, vedo sprazzi di follia ogni volta che apro gli occhi.»

«Oh sì!» Fedele si batté una mano sulla fronte.

«È fatta.» il sorriso arrivò sulle labbra del nano che smise di guardare in alto «Gli è venuta l'idea, io mi preparo...»

«Uomo mela» lo chiamò Fedele «Ti copriamo con uno straccio, così torni mela. E Filomeno ti lancia lassù.»

«Oh no...» lamentò affranto uomo mela.

«Geniale!» esclamò Filomeno, già con una mantella in mano.

«Aspettate ragazzi, non ce la faccio più per oggi. Per oggi basta.»

«Ma... Uomo mela... fai parte della banda» deluso Fedele aggrottò le sopracciglia «Sei stato mela metà del tempo, non hai fatto niente... Accidenti: Mavelina è in pericolo!»

«E va bene!» affermò lui.

«Grazie.» il sorrisone di Fedele non infuse alcuna tranquillità nell'uomo. Filomeno gli gettò sopra la mantella e uomo mela sparì un'altra volta.

Pomo d'oro fuorilegge || Vincitore Wattys 2021Where stories live. Discover now