23) Le arti senza guadagno

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Il maestro della grotta oscura insegnò il terrore con metodo, Mavelina si esercitava nelle tecniche ogni mattino, come il maestro diceva.

Quel maestro ordinava di vegliarsi ma tenere ancora chiusi gli occhi, rimanere appena sotto la superficie degli incubi, svegli ma non ancora salvi. In quello stato immaginare gli incubi realizzasi in quel mondo che ancora le pupille non possono riconoscere.

«Poi aprire gli occhi.» nel buio «Ciò che gli occhi non vedono, può essere qualunque cosa» e qualunque cosa Mavelina la immaginava finché il cuore non le palpitava dalla paura e il fiatone non la costringeva a correre alla finestra e aprirla.

Una vacca muggiva, sotto la finestra spalancata, il sole sgelava i fili d'erba della collina.

«Buon giorno!» Mavelina salutò quella suora tutta incurvata là sotto.

«Buon giorno.» rispose la priora, col mento alto.

«Oh! Ma non siete andata a dormire?»

«Si ricorsi di fare silenzio, signorina!»

«Scusatemi...» si nascose dentro «Era la prima regola. O la seconda?»

Nessun buon profumo da seguire, quella mattina, nessuna colazione pronta. Seguì la fila di porte aperte su stanze vuote.

«Gli altri si sono già tutti alzati.»

«Il silenzio.» la priora le tagliò la strada «Cosa gironzolate?»

«Cercavo da mangiare.»

«Venite.» la priora la accompagnò giù per due rampe di scale e avanti per le sale dei ricoveri «La colazione l'abbiamo già fatta: qui la vita si vive, non si dorme in clausura. Ecco.» la donna strappò per lei un pezzo di pane le indicò un secchio d'acqua.

«Grazie.» addentò quel pane secco «Evviva» ripensò alla caciotta della notte appena passata.

«Qui i viandanti ci ripagano con un po' di lavoro, voi signorina siete in grado di...»

«Io sono un'incantatrice» annuì e tirò un sorriso largo che le gote le andarono negli occhi.»

«Di che tipo?»

«Un tipo particolare. Ehm... forse è meglio che mi indichiate i vostri lavori e poi vi dico se posso aiutarvi.»

La priora strinse le mani dietro la schiena, le sopracciglia appiattite sugli occhi «Vieni con me.» pochi passi più in là nella stessa sala, diverse donne e suore sedevano circondate di lana, a mano e a macchina filavano e chiacchieravano

«Questo?» domandò la priora.

«No, non credo proprio.»

«Tessere?»

«Ahm, nemmeno.»

Andarono avanti e passarono per la cucina, un forno vicino al quale l'unica suora coi gomiti in vista, e il saio bianco, infilava le mani nella farina, la impastava su un pianale e gettava l'impasto nel forno.

«Ecco da dove arriva il pane...» fece Mavelina «Evviva.»

«Allora?» chiese la priora «Cuoca?»

«Ah no. Non, non mi sembra il mio campo.»

«Qual è di preciso il vostro campo?»

«Un altro.» sorrise di nuovo come prima, un sorriso che suscitò uno scrollare di testa sconsolato nella madre superiora.

Steso il passo in avanti attraversarono gli orti, piantine che crescevano in zolle ben divise, come una coperta di toppe per la terra.

«Questo no, vero?» domandò la priora.

Pomo d'oro fuorilegge || Vincitore Wattys 2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora