42) Pianificare il trucco delle tre mele

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Mavelina delle ombre raggiunse la cima del mastio bianco, seguita dal suo lungo strascico, dietro questo spuntarono in fila i suoi congiunti. Raggiunse lo scranno più sontuoso tra quelli posati lì per l'occasione e lo occupò per vedere gli altri raggiungerla.

«Un consiglio dei valorosi, alla luce del sole.» dichiarò solennemente «Ordino alle guardie del castello di lasciarci soli.»

«Mia signora» Fedele si piegò sulle ginocchia di fronte a lei e attese finché questa non le indicò un seggio alla sua destra. Lui andando a sedersi levò un telo dalla mela d'oro che portava con sé e Lisifilio apparve di fronte a Mavelina delle ombre.

«Mavelina?»

«Cos'è quella faccia stupita, principe? Mi immaginavi legata al centro di un rogo?»

«Confesso che trovarti in un castello vestita come una regina è più inaspettato del rogo.»

«Mio caro principe» col mento alto Mavelina si aggiustò il cerchio della corona tra i capelli «ci sono molte persone che devo interrogare, vieni qui accanto a me, devi vedere anche tu.»

Una riverenza lieve e Lisifilio andò accanto a Mavelina. Lei, abbigliata di nero e con quell'affettata regalità gli ricordò quei momenti accanto alla Regina Nera, quando lui doveva presenziare in silenzio al pomposo spadroneggiare di Mafalda la Celeste, quella strega insinuata nel suo regno come una tenia, ricordarne di esserne il marito lo lasciava raggelato e pure ripassarne i momenti assieme, non sapeva con quale stomaco avesse sopportato quella farsa.

«Ora si presenti il nostro ospite.» ordinò Mavelina.

«Eccomi, Mavelina delle ombre.» Ero sibilò quel titolo da dietro un ghigno «Mi chiamo Ero, sono maestro delle ombre.»

«Molto impressionata: fammi vedere un trucco.»

«Ehm» Lisifilio schiarì la voce per poi bisbigliarle «Non mi sembra il momento, mia signora.»

«Niente trucco!» smentì lei «Però leva il cappuccio, vorrei vederti in faccia.»

«Purtroppo dovrò peccare di non accontentarvi nemmeno su questo: sono delle ombre da troppo tempo e il mio vero aspetto non si può più mostrare al sole senza che questo venga dissolto e io sparisca.»

Una pioggia gelida nello stomaco di Mavelina e gli occhi che le si sgranano per vedere nel buio sotto il cappuccio, qualcosa riconosceva di quel meccanismo, di morire al sole, qualcosa di raccontato dal suo maestro della paura, non ricordava cosa di preciso soltanto che la spaventava.

«Ero è un nome misterioso e il tuo volto è oscuro. Il mio maestro delle ombre, a suo tempo, raccontava di un maestro delle ombre più ombroso di lui e più spaventoso. Si diceva non si trattasse di un umano o...»

«O che non lo fosse mai stato.» Ero si chinò e arretrò fino a sedersi di fronte a Mavelina.

«Non avevo finito di parlare.» fece lei a bassa voce.

«Comunque l'uomo incappucciato è qui per colpa mia.» Filomeno prese parola «Potrebbe essere lo spavento degli inferi in persona, ma non me ne sono accorto perché su di me non ha potere.» fissò Mavelina negli occhi «Perché io non ho paura.»

«Il mio nanetto» lei scrollò la testa col sorriso «Cosa hai portato?»

«Un vassoio di mele d'oro» Filomeno lo posò al centro del gruppo, poi sollevò lo sguardo su quello attonito del principe «E in particolare ho portato, questa mela d'oro.» gliela porse, tra le sue dita callose il viso di Lisifilio si riflesse nell'oro «È questa?» balbettò il principe.

«Sottovaluti l'occhio di un nano? Saprei riconoscere dell'oro incantato fin dalla cima di una montagna.»

«È questa?»

Pomo d'oro fuorilegge || Vincitore Wattys 2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora