44) Madre e figlia

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La magia di Mavelina diradò il fumo e ingigantì il suo corpo fino a farle sfiorare il soffitto con la testa. Il bastone in mano e la Regina Nera piccola piccola a confronto con la sua mano. Gli arcieri della Regina presero a tirarle contro ma i dardi la trapassavano senza lasciarle un segno.

«Sono una gigantessa invincibile.»

«Brava.» fece la Regina «Dillo ad alta voce altrimenti non ti credono.»

«Ho il permesso di parlare adesso?»

A un cenno di mano gli arcieri sparirono, la Regina si sollevò dal trono e incedette petto in fuori, ignorò la gigantessa per puntare Fedele, non per curiosare ma per fissarlo negli occhi e trarre anche lei un poco di quella paura. Tese la mano per toccarlo in viso e lui si ritrasse.

«Perdonatemi, Regina, ma io...»

Mavelina piantò un piede tra i due «Io sono quassù. Senti bene: noi abbiamo nascosto sia Cornelia che Lisifilio, ti concederemo uno scambio, tu togli la maledizione da una mela e ti potrai tranquillamente tenere l'altra.»

«D'accordo.» la Regina ghignò

«Perché sorridi?»

«Pensa di prendere entrambe le mele e basta.» avvertì Fedele «L'abitudine criminale, prendere tutto. Ma siamo stati avvertiti: non potrete usare la forza Regina.»

«Perché mai? Tutt'ora vi stavo vincendo.»

Fedele scrollò la testa «Con noi abbiamo portato un giudice che si assicurerà che non usiate magia.» l'ombra di uno dei guerrieri bianchi si sollevò da terra, Fedele ci stese un mantello sopra e quello prese la forma di un uomo incappucciato «Il maestro delle ombre, Ero.»

La regina non lo guardò nemmeno, si affrettò a tornare al suo trono ancor prima che gli occhi nel buio del cappuccio si rivolgessero a lei e cinque file di mostri neri le si schierarono di fronte per proteggerla.

«Quel Ero non può venire a chiedermi nulla, nemmeno lo può pretendere.»

«Ma noi sì» ribatté Fedele «Perché Cornelia è in mano nostra» quella non rispose e lui proseguì «Dovrete scegliere a quale togliere la maledizione tra le mele e vi potrete tenere l'altra. Al tramonto di oggi accenderemo un fuoco sul luogo dello scambio e basterà che vi rechiate dove si trova il fumo.»

Di nuovo quella non rispose, impietrita sullo scranno. Rimase lì finché quei fastidiosi ospiti non le girarono le spalle per prendere l'uscita. La gigantesca figura di Mavelina andò gattonando oltre la porta e i mostri dell'ombra li lasciarono andare.

«Ci inseguono?» domandò Fedele mentre ancora si trovavano a vista del castello.

«Che ci inseguano, non importa.» rispose Ero «La regina non ha vinto il castello bianco con la forza dei suoi mostri e non può liberarsi di me con la forza della sua magia. Non vedrà alternativa che stare al nostro gioco.»

«Non può liberarsi di te, Ero?» Fedele ricordò del proprio dubbio su quell'ombra incappucciata «Cosa otterrai se la regina spezzasse la maledizione di Cornelia senza volerlo?»

«La Regina Nera perderà le proprie capacità e io riavrò il mio corpo. Un po' quello che volete voi per i vostri amici, non ti sembra?»

«Che legame c'è tra i poteri della Regina e il tuo corpo?»

«Gli accordi tra un maestro dell'ombra e la sua allieva sono complicati, sono redatti con la magia, non ti posso spiegare perché o come ma il collegamento è vivo.»

«Mavelina, cosa ti capiterà se non porti a termine il tuo compito?»

Fin a quel momento assorta nel ripensare a se stessa gigante e a come risolvere il problema della gonna, Mavelina tornò di dimensioni normali «Non lo so: il mio contratto è stato siglato quando ancora non sapevo né leggere, né scrivere e capivo poco. Ho avuto un'infanzia spaventosa, sicuramente peggiore delle vostre, non offendetevi, lo spavento era la parola chiave della mia crescita. Io... credo che alla lunga mi abbia resa un po' matta.»

Pomo d'oro fuorilegge || Vincitore Wattys 2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora