Capitolo 14

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È mattina ed è molto presto. Sono fuori al balcone del dormitorio ad osservare le stelle.
«Enza,che ci fai qui?». Sento una voce dietro di me e mi giro subito.
«Wendy,piuttosto tu che ci fai sveglia a quest'ora?»
«Non riuscivo a dormire»,risponde. «Tu?»,continua.
«Pensavo»
La ragazzina dai capelli blu si strofina gli occhi per poi camminare e affiancarmi.
«Mi dici perché sei sveglia?»,mi domanda guardandomi.
Sospiro. «E va bene,te lo dico»,rispondo.

Continuò a guardare il cielo,spostando una ciocca di capelli davanti agli occhi.
«Beh,ecco vedi...io sapevo chi era Mystgun. Me l'avev detto prima di dirlo a voi»,le dico guardandola.
«Perché lo conoscevi?»,mi domanda.
«Eravamo amici d'infanzia ma dopo lo perso di vista e non lo vidi più,almeno fino ad oggi»,dico mordendomi le labbra.
«Per stare così,vuol dire che ci tieni tanto a lui»,mi dice sorridendo.
Aveva ragione. Nell'altro è stato un pezzo importante nella mia infanzia.
Come ben sapete il mio cognome è Scarlet. Questo cognome me lo diede proprio Jellal. Ero davvero felice,talmente tanto che mi innamorai di lui. Diventammo amici,ma purtroppo successe qualcosa di veramente brutto e non lo vidi più.
Nonostante ciò non l'ho mai dimenticato.

«Si,ci tengo tanto a lui,anche se non l'ho dimostrato»,rispondo.
«Che ha fatto di così speciale,Jellal?»,mi chiede Wendy.
Fa troppe domande questa ragazzina.
Ridacchio. «Perché tutte queste domande,Wendy?»,le domando.
Lei sorride. «Beh,volevo saperlo. Ma se non ti va fa nulla. Insomma,possono essere cose di cui non ti va di parlare»,mi dici.
Io scuoto la testa. «Non sono cose che non mi va di raccontare,tranquilla»,le dico.
«Comunque Jellal è stata la mia prima cotta. Lui mi affidò il cognome Scarlet e da allora mi innamorai di lui»,le dico sorridendo.

Guardò la ragazza di fianco a me e sorride.
«E perché tu avevi quella faccia così,quando hai visto la faccia di Jellal?»,le chiedo.
Sento anche lei sospirare. «Jellal fu come un fratello maggiore per me e come hai detto tu per un motivo,che io non so,se ne andò un giorno,senza dirmi nulla»,mi disse.
Lo guardò. È molto triste,glielo leggo nella sua espressione.
«Sono sicura che lui si ricorda di te,magari domani parlagli»,le dico.
Lei annuisce sorridendo.
«Torno a dormire,ci vediamo più tardi»,mi dice abbracciandomi improvvisamente.
Sorride ricambiando il suo abbraccio,per poi entrare nel dormitorio.

Io invece,restò ancora qui. All'orizzonte vedi il sole spuntare e il cielo farsi arancione. È una bellissima vista. È una bellissima vista come quel giorno. Il giorno in cui vidi Jellal andarsene. Lo rincorsi fino al cancello e poi lui,camminare senza girarsi.

Quel giorno fu uno dei più tristi della mia vita. Non mi riuscivo a spiegarmi perché se ne stesse andando. Mi chiedevo se era colpa mia,mi chiedo se ero io la ragione per cui se ne fosse andando. Piangevo ogni sera. Lo aspettavo. Aspettavo il suo ritorno. Credevo che
fosse ritornato, ma mi sbagliavo. Quel giorno non arrivò mai. Anzi,arrivò. Ma lui non cercava me. Non ero io la ragione del suo ritorno. Guardando l'alba,che mi fa ritornare quei ricordi,scoppio a piangere lasciando scivolare le lacrime sulle mie guance.

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