In semifinale, contro ogni aspettativa. 🔥

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Etra's pov
La telefonata con Natasha mi ha dato un'ulteriore spinta a fare del mio meglio sia per la nazionale che per la squadra di Edgar. La partita contro la Spagna si terrà questo pomeriggio alle 17, mentre l'Italia giocherà tra due ore esatte.
Ho fatto alcune ricerche riguardo la nazionale italiana e ho scoperto che ha rivoluzionato la squadra. Chi se lo aspettava?

A colazione ci siamo tutti, ad eccezione di Ray. Devo dire che sono scesa piuttosto in anticipo, ma non mi aspettavo di non vederlo.

«Che succede, Etra? Stai fissando il muro davanti a te da quando ti sei seduta a mangiare», mi chiede preoccupato Axel.

«Ehm... Niente. Non c'è nessun problema, figurati!» non sembra molto convinto della mia risposta.

«Sicura?», replica Mark. Do un'occhiata veloce alla ciotola di cereali che ho appena finito. Di solito sono lenta a mangiare, tuttavia oggi ho bisogno di energie, e in modo legittimo (e legale).

«Sì.» Jude mi prende per un braccio e mi colloca in disparte, mentre gli altri ragazzi continuano a parlare.

«Dimmi la verità. Che ti prende? Sei in pensiero perché il comandante stamattina non è con noi?» anche, ma non è il motivo principale.

«No, Jude. Io sono in ansia per l'Inghilterra. Sai quanto è importante per me, ci giocava mio padre!.»

«In effetti Paolo e Giulio mi sembrano strani ultimamente. Sono così... Iperattivi.» hanno troppa grinta per essere dei calciatori non dopati, questo però non deve saperlo nessuno. Non posso dire a tutti che è stato Ray a drogarli. E ora mi sento in colpa anche ad essere così innamorata di lui.

«Vinceranno di sicuro e io devo impedire che ciò avvenga, ad ogni costo.»

«Ma Etra...» abbassa la voce per farsi sentire solo da me. «Intendi giocare nella loro squadra? E a seguire contro la Spagna? Sei impazzita! Cosa c'era in quei cereali?»

«Per favore, non dirlo a nessuno! Inventati qualcosa!»

«Non possiamo giocare senza di te, senza le tue solite energie. Senza la Etra di sempre...»

«Ce la faremo lo stesso, però ora devo scappare!» Jude mi vede andare via e rimane senza parole, il suo volto è desolato.

Raggiungo il campo dove l'Inghilterra si sta allenando come se non ci fosse un domani. D'altro canto, i giocatori italiani sembrano piuttosto sicuri di sé. Non ce n'è almeno uno che stia correndo o che perlomeno si sia alzato dalla panchina.

«Edgar! Ragazzi! Ciao a tutti!» mi sono avvicinata ai giocatori della nazionale di mio padre. Mi hanno salutato tutti con dei bei sorrisoni. Quella casacca, quel modo di guardare... Tutto mi ricorda lui. Mi manchi tanto, papà... Non c'è giorno che io non ti pensi da quando sono atterrata in questa città per giocare il FFI.

«Ciao Etra! Quanto tempo è passato!», mi saluta Edgar, risvegliandomi dal mio stato di trance.

«Già, non ci vedevamo dagli ultimi mondiali.»

«Qual buon vento ti porta qui?»

«È un po' lungo da spiegare...»

«Se vuoi ne parliamo in un luogo isolato, che ne pensi?»

«Per me va bene. Cercherò di essere breve, non è mia intenzione farti perdere tempo.»

«Tranquilla, il tempo passato con te non è mai tempo perso. Anzi, è spesso troppo poco.» sorrido alle sue parole. Non me lo ricordavo così poetico.

I ċaռ't ɛsċaքɛ ʄʀօʍ ʏօʊ. ᯾ Ŕѧʏ ÐѧяҡWhere stories live. Discover now