HUNGRY HEART

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"Com'ero quando mi hai conosciuto? Come parlavo, cosa ascoltavo, che espressione avevo quando nessuno mi stava guardando? Com'era il mondo prima di Yoongi?"

Non avevo posto una domanda semplice a Gary.

Un mondo senza Yoongi non poteva essere esistito, perché io non me la ricordavo nemmeno l'ultima volta che ero stato più di un'ora senza pensare a lui. Di sicuro non era successo negli ultimi mesi, quando ho dovuto ripetere il suo nome all'infinito tra interviste, spiegazioni e pianti giornalieri, e di sicuro non quando stavamo insieme, perché vivevo di lui.

Pensavo a lui addirittura prima di incontrarlo. Non conoscevo il suo nome, non lo avevo mai visto in faccia, non sapevo della sua esistenza, eppure lo aspettavo. Lo aspettavo nello stesso modo in cui d'inverno si aspetta la primavera.

Avevo sempre desiderato innamorarmi. Me lo ricordo ancora oggi quel formicolio del cuore, quel bisogno urgente di uscire e di incontrare gente. Assomigliava tantissimo alla mia voglia di fare musica.

Fare il cantante non era mai davvero stata un'opzione per me. Alle medie presi lezioni di chitarra, alle superiori fondai una band, ma non mi ero mai illuso di poterne fare un lavoro.

Se mi chiedevano cosa volevo fare da grande io dicevo: "Cantare!"

Se mi chiedevano cosa avrei fatto da grande io dicevo: "Mandare avanti l'officina di papà!"

Non ero pessimista, dicevo solo le cose come stavano.

Adoravo lavorare in officina. Mi piaceva interagire con la gente, capire i problemi dell'auto (che spesso erano quelli della gente) e risolverli dopo essermi scervellato con mio padre. Detestavo quando c'era così tanto lavoro da non potersi concentrare su nulla e amavo quando si avvicinava l'orario di chiusura. Specialmente d'estate.

L'officina era in paese, ma papà aveva fatto del capannone di famiglia una succursale. Ci portavamo i lavori più urgenti e ci restavamo anche oltre l'orario di lavoro. O almeno, io ci stavo oltre l'orario di lavoro. Papà preferiva andarsi a lavare mentre io non aspettavo altro che di avere l'officina tutta per me.

O meglio. Tutta per noi. Perché l'officina, di notte, si trasformava nella sala prove della mia band.

Vivere in Tennessee è una fortuna quando si ha una band particolarmente incline al vecchio rock. Il vicinato non esiste e fra una casa e l'altra ci sono campi su campi, staccionate su staccionate, per cui il volume della musica non è mai un problema. Dovevamo stare attenti a non toccare niente, questo è vero, dovevamo suonare con un'auto perennemente fra le scatole e l'odore della benzina nei polmoni, ma quando eravamo da soli con i nostri strumenti non ci frenava più nessuno.

Io mi scatenavo. Non mi limitavo a cantare, ballavo come un pazzo ogni volta che un assolo di chitarra mi permetteva di staccarmi dal microfono e non ci provavo nemmeno a conservare un po' di dignità: ero ancora più scalmanato quando cantavo una delle mie canzoni preferite, come ricordo essere successo in una serata in particolare. Al tempo mi era sembrata speciale per motivi diversi, ma fu soltanto dopo molti mesi che la etichettati come l'ultimissima serata da adolescente della mia vita.

"Got a wife and kids in Baltimore, Jack
I went out for a ride and I never went back" intonai nel microfono. Il ritmo era incalzante, l'allegria della tastiera mi spronava a fare il pagliaccio. La ragazza al basso riusciva a malapena a suonare da quanto la stavo facendo ridere.

"Like a river that don't know where it's flowing
I took a wrong turn and I just kept going

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now