AREA FUMATORI

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(Il guaio in cui mi stavo cacciando)

Fra la notte e la solitudine del traffico, l'unico rumore che riempiva l'auto con cui stavo viaggiando con i J-EY era quello del motore.

Gary mi aveva messo nelle loro mani dopo aver lasciato il teatro. Avrei voluto pregarlo in ginocchio di non andarsene, di non lasciarmi da solo con loro, ma le occhiate che gli avevo lanciato non dovevano essere state abbastanza disperate: mi trovavo sul sedile posteriore di una Maserati nera a pregare che tutto finisse in fretta, come se mi stessi preparando per essere pestato di botte. Di fianco a me c'era Simon, ingombrante con tutti i suoi muscoli. Tyler era sul sedile del passeggero e Yoongi era al volante.

Simon e Tyler ci avevano provato a mettermi a mio agio. Mi raccontavano del più e del meno, mi chiedevano se fosse la mia prima volta a Filadelfia, ma l'astio che aleggiava fra loro e Yoongi era tangibile. Loro non facevano altro che guardare male lui e lui non faceva altro che guardare male me. Lo faceva indirettamente, attraverso lo specchietto retrovisore, ma quando si rese conto che lo osservavo la smise e tenne gli occhi sulla strada. Non lo fece per buona educazione, ma per farmi sentire ignorato.

Quel silenzio saturo d'astio durò finché non beccammo un semaforo rosso. Yoongi parlò dal niente, ma con la convinzione di chi ha già cominciato un discorso nella propria testa.

"Gary non è il nostro manager."

Tyler fu lento a ribattere. Lo vidi grattarsi un sopracciglio.

"Ne parliamo davanti a una birra. Non ora."

"È solo un talent scout, Tyler. Sente una cosa e dice che gli piace, non riesce a pensare al contesto."

"Yoongi. Non ora."

Non si dissero più niente. Il semaforo diventò verde e l'auto ripartì.

Arrivammo a destinazione dopo pochi minuti. Non so cosa mi aspettassi, forse pensavo saremmo andati in uno studio o alla Gibbs Records, ma ci trovammo davanti a un pub irlandese. Gli schiamazzi della clientela si sentivano già da fuori e i J-EY ne attraversarono i portoni di legno con l'aria di chi conosce bene un posto. Non ebbero bisogno di consultare un cameriere per chiedere a che tavolo potevamo sederci.

Si stavano già inoltrando nel locale quando una donna in divisa venne a frenarci. O meglio. Che venne a frenare Yoongi, perché fu contro il suo petto che piantò un dito.

"Ehi, ehi, ehi. Non così in fretta, Min."

"Buonasera, Telma."

"Ciao, Telma!" saltò su Tyler. Sorrideva, improvvisamente smagliante, e cercò di mettersi davanti a Yoongi come se questo potesse bastare a nasconderlo. "Sei in forma smagliante!"

"Dove pensate di andare?"

"Al nostro solito tavolo. Per una cenetta deliziosa."

Telma non considerava Tyler, aveva occhi solo per Yoongi. E non gli occhi da ommiodio-questo-è-il-chitarrista-più-bono-del-mondo, ma degli occhi da rapace. Gli occhi di chi avrebbe usato gli artigli per strapparti la faccia, se avesse potuto.

"Non voglio il tuo culo misogino qui, Min. Te l'ho già detto."

"Oh, andiamo... Vengo a cenare in questo pub da cinque anni."

"E io farò in modo che non diventino sei. Fuori."

"Il mio culo misogino può stare qui se dà mance abbondanti?"

Telma strinse gli occhi a fessura. Simon stava già per afferrarci tutti per le giacche e guidarci fuori dal locale, ma lei alzò una mano vuota, con il palmo rivolto al soffitto. Yoongi tirò fuori il portafoglio e le consegnò una banconota che lei infilò nel grembiule da barista senza nemmeno guardare. Si levò dalla nostra strada.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now