FRECCIA A DESTRA

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Lasciammo la festa. Jungkook andò a prendere le nostre giacche nel guardaroba, ma io non potevo stare in quella casa un minuto di più: accaldato dalle lacrime, dal sudore e dalla rabbia, uscii all'aria aperta così com'ero, senza nemmeno salutare Tyler o la sua compagna, e mi incamminai verso l'auto. Jungkook dovette fare una corsa per raggiungermi. Mi mise la giacca sulle spalle e mi strinse al suo fianco per scaldarmi, sostenendo il mio passo veloce.

Una volta raggiunta l'auto, frugai nelle tasche dei miei pantaloni per cercare le chiavi, ma mi caddero nella ghiaia ed io feci un gesto di stizza.

"Merda!" sbottai. Jungkook raccolse le chiavi.

"Sali in macchina, guido io."

Non contestai. Feci il giro dell'auto e salii nel posto del passeggero. Jungkook mise in moto e uscimmo dal vialetto di Tyler, lasciandoci quella grande casa e quella grande festa alle spalle.

Fra di noi scese il silenzio. Il cielo di dicembre era nero e senza stelle, per strada non c'era anima viva e la città, con le sue luci, insegne e negozi, sembrava un puntino lontano da quella zona residenziale tanto isolata. Gli unici rumori che sottolineavano la nostra assenza di comunicazione provenivano dal motore dell'auto e dalle ruote che inciampavano in qualche buca occasionale dell'asfalto.

Jungkook mi lanciò un paio di occhiate mentre guidava. Ero rannicchiato alla sua destra con le ginocchia al petto e una mano fra i capelli, rivolto verso il mio stesso riflesso sul finestrino. Sapevo che stava aspettando una spiegazione e lo accontentai quando sentii il nodo che avevo alla gola farsi troppo stretto. Mi sfregai gli occhi, grattando via quella sensazione di lacrime secche, e parlai. Mi sembrò il momento giusto quando ci fermammo ad un semaforo rosso.

"Non l'ho cercato io." dichiarai. "L'ho incontrato per caso. Era ubriaco, si è fatto male e l'ho aiutato."

"E stai piangendo perché..."

"Non sto piangendo. Ho smesso, vedi?"

"Jimin."

"Non ha importanza."

"Come fa a non avere importanza? Non ti ho mai visto così- Così-"

Incasinato. Non era esattamente questo il termine che cercava Jungkook, ma era quello che intendeva. Si lasciò andare ad un sospiro, poi svoltò ad un incrocio. Io aspettai di non avere più i suoi occhi addosso per farmi coraggio e dire quello che dovevo.

"Ha detto che mi ama." mormorai. "Se n'è uscito dal nulla con la storia di avermi comprato una casa, poi ha iniziato a dire che gli manco e che è pentito di quello che ha fatto."

Jungkook socchiuse le labbra. Mantenne lo sguardo sulla strada e strinse le mani attorno al volante, ma il tono con cui mi rispose fu morbido e controllato.

"Questa sì che è una novità."

"Non lo è, fidati. È la stessa storia che si ripete all'infinito. Yoongi è un bugiardo ed io non credo a una parola di quello che dice. Se gli manco, sarà perché inizia ad essere solo come un cane e la casa l'avrà inventata, come il resto."

Jungkook tacque. Per un po' continuò a guidare, dandomi l'illusione che il capitolo fosse chiuso, poi una smorfia di disappunto gli curvò la bocca. Mise la freccia a destra e accostò la macchina al ciglio della strada, si slacciò la cintura di sicurezza e si girò verso di me.

Ci guardammo dritto negli occhi. Quando il silenzio iniziò a pesarmi addosso, allungai una mano e la appoggiai sul suo braccio, ma lui scelse quel momento per parlarmi in modo schietto.

"Se adesso mi dici che vuoi tornare alla festa per parlare con lui, ti ci porto, Jimin. Ma me lo devi dire adesso."

"No." gli dissi subito. "No. Torniamo a casa."

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Onde histórias criam vida. Descubra agora