GLI AMERICAN MUSIC AWARDS

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Sei mesi dopo il mio ultimo concerto coi J-EY e tre mesi dopo l’uscita del mio album da solista, mi svegliai il ventotto febbraio del Duemilaventuno, in un albergo di Las Vegas, con un unico pensiero per la testa: quel giorno avrei rivisto Yoongi.

Era da settimane che mi preparavo psicologicamente al grande evento, ma nella mia immaginazione era ancora tutto molto surreale. Un incontro fra me e Yoongi sembrava qualcosa di fantascientifico, come se fossimo diventati i personaggi di due universi paralleli, per questo avevo passato i giorni precedenti a distrarmi, bello tranquillo. Poi arrivava la sera e la realizzazione mi investiva in pieno. Non riuscivo più a dormire e passavo la notte sul divano, a piangermi addosso. Sprecavo così tanto tempo ad evitare gli stessi locali di Yoongi, le strade di Filadelfia che frequentava più spesso e le zone vicine a casa sua, che essere improvvisamente costretto ad interagire con lui sembrava un’offesa alla mia buona volontà.

Anche se i J-EY non avessero vinto il premio come Miglior Band dell’anno, rischiavo comunque di imbattermi in Yoongi. Potevo incontrarlo durante il red carpet, dietro le quinte dello spettacolo o in platea, nei posti riservati alle celebrità… Dovevo stare attento anche ai fotografi. Alle riviste di gossip bastava che io Yoongi respirassimo nella stessa direzione per inventare un articolo. Non avevano pietà di me, se avessero immortalato degli sguardi più sentimentali del dovuto, potevo essere certo che l’indomani avrei trovato la mia faccia stampata sotto un titolo suggestivo. Ed io ci sarei stato male. Avrei letto ogni parola di ogni articolo ed avrei buttato le riviste, poi le avrei salvate dalla spazzatura per riguardare le foto.

Quando venne il pomeriggio, mi recai alla stanza d’albergo che mi aveva segnalato Gary. Lui, la mia truccatrice, la mia parrucchiera e la mia stylist avevano già preparato tutto il necessario per farmi bello e mi spedirono a fare una doccia fredda quando videro la mia faccia tirata.

Io mi lavai senza fretta. Sentivo le loro voci dall’altra parte della parete, ma lo scrosciare dell’acqua attutiva ogni cosa e i miei pensieri si misero a navigare fra i peggiori scenari possibili e dei ricordi così dolci che facevano male. Dopo qualche minuto non mi stavo nemmeno più insaponando, ero fermo sotto il getto con lo sguardo perso nel vuoto. Fu così che mi beccò Gary quando fece irruzione nel bagno. Bussò contro il vetro della doccia ed io mi spaventai a morte, oltre a diventare rosso di vergogna.

Fui vestito, truccato e pettinato, dopodiché salimmo tutti in macchina. Le mie guardie del corpo restarono impassibili davanti al mio outfit di Gucci, un trionfo di rosa antico e linee pulite, ed entro una manciata di minuti mi ritrovai a sfilare sul red carpet. Salutai qualche faccia familiare e risposi a un paio di domande, ma drizzai le orecchie quando arrivò l’ennesima limousine.

Era quella dei J-EY. Emmett Bay fu il primo ad uscirne e ci fu subito una cascata di flash. Non esitai un altro istante, mi congedai dalla giornalista che mi stava intervistando e mi allontanai il più velocemente possibile.

Pensavo di trovare un po’ di pace nel camerino che mi era stato riservato all’interno del Microsoft Theater, il teatro che ospitava gli American Music Awards, ma non fu così. Lo trovai pieno di fiori. I miei fan si erano accordati per farmi una sorpresa, ma io non potei fare a meno di sospirare quando vidi che tutti i biglietti erano dedicati “al ragazzo innamorato.”

Decisi, nonostante Gary fosse contrario, che non sarei andato a sedermi in platea. Pazienza se mi perdevo il primo grande spettacolo a cui ero stato invitato, sarei rimasto nel mio camerino finché non mi avrebbero chiamato per annunciare quella maledetta categoria. Era l’unico modo che avevo per tornare a casa con il cuore tutto di un pezzo e non volli cambiare idea.

Fu così che mi ritrovai da solo nel mio camerino per delle ore intere. Il tempo non passava più, ma ogni volta che lanciavo un’occhiata all’orologio, sembrava che i minuti stessero correndo troppo in fretta. Io non ero ancora pronto. Io non sarei mai stato pronto. Cominciai a camminare per la stanza e provai il discorso che avrei tenuto sul palcoscenico per annunciare la Miglior Band dell’anno. Serviva a calmarmi, ma più ripetevo le stesse frasi, più mi mangiavo le parole e mi innervosivo. Quando incrociai il mio sguardo allo specchio, mi guardai con un tale fastidio che mi tirai la bottiglietta che stavo usando come microfono. Mi sedetti su uno sgabello e mi presi la testa fra le mani.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now