FILADELFIA

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Le luci del mattino trovarono me e Yoongi nello stesso letto. Eravamo nudi, con i capelli attaccati alla testa dal sudore e occupavamo due porzioni di letto separate, ma io ero sdraiato a pancia in giù e dormivo beatamente, Yoongi era a pancia in su e aveva gli occhi aperti.

Era fermo come una statua. L'unica prova della sua vitalità era la mano che tirava a sé un lembo del lenzuolo per nascondere la mancanza di vestiti, ma non batteva nemmeno le palpebre. Era come un serpente che ha ingoiato la preda in un solo boccone e deve aspettare che i succhi gastrici la digeriscano in un'immobilità agonizzante.

Dopo un po' ne ebbe abbastanza. Si alzò dal letto e andò in bagno, ne uscì vestito di tutto punto e con la faccia bagnata. Nel sonno avevo percepito uno spostamento di peso sul materasso, ma mi ero svegliato soltanto dopo aver sentito lo scorrere dell'acqua nelle tubature. Controllai l'orario e mi parai il viso dalla luce del sole con un braccio.

"Perché sei sveglio?" bofonchiai. "Non sono nemmeno le sei."

"Vado in aeroporto."

"A fare che?"

"Faccio un salto a Filadelfia."

"L'ultimo concerto del tour è fra due giorni."

"Torno la mattina stessa."

Aveva già organizzato tutto. Mi sollevai a sedere e lo guardai cercare le sue cose per la stanza mentre sbadigliavo.

"Hai già il biglietto? Devo accendere il computer?"

"Ciao."

Raccogliendo qualcosa e ficcandosela in tasca, Yoongi si allungò verso il comodino del letto per prendere il cellulare. Io approfittai della sua vicinanza per farmi dare un bacio, ma lui mi rifilò una pacca sulla spalla e andò via. Senza dare troppo peso al suo comportamento, mi lasciai ricadere sul letto e abbracciai il cuscino che aveva usato lui.

Almeno sette ore dopo, Yoongi atterrò all'aeroporto di Filadelfia. Indossava jeans e maglietta, aveva un cappellino calcato sugli occhi e un trolley da trascinare, come tutti i viaggiatori, ma non riuscì comunque a passare inosservato. Un paio di fan lo riconobbero e chiesero una foto insieme, lui acconsentì e poi riprese il suo viaggio solitario.

Venne investito da un forte odore di chiuso quando entrò nel suo appartamento. Si chiuse la porta dietro e appoggiò le chiavi su una mensola, dopodiché gli bastò premere un pulsante per aprire tutte le tapparelle contemporaneamente. La luce del pomeriggio fece retrocedere il buio e intanto Yoongi mollò da una parte la valigia, si tolse il cappellino e gettò sul divano la felpa che si era legato in vita. L'unica cosa di cui ebbe cura era la chitarra che si era portato dietro. Se la caricò sulla schiena e salì le scale che portavano alla zona notte.

Yoongi si fumò una sigaretta quando ebbe sistemato il minimo sindacale. Si trovava nel terrazzo della sua cucina e aveva lo sguardo perso in lontananza mentre si teneva il cellulare premuto contro l'orecchio. Sembrò riscuotersi quando la persona dall'altra parte della linea rispose.

"Ehi, Emmett. Sono io. Certo che sono Yoongi, non hai letto il nome sullo schermo? Sì. Sì... Senti, sono a Filadelfia. Anche tu? Fantastico. Ci vediamo questa sera? Per me non è un problema. Sì. A stasera."

Yoongi chiuse la chiamata. Infilò il cellulare in tasca, poi tornò ad appoggiarsi al davanzale per fumare in santa pace. Dopo qualche secondo si portò la maglietta al viso per annusarla.

* * *

I costumi di scena erano all'ordine del giorno durante il tour. Il vestiario dei J-EY consisteva in giacche, camicie, fronzoli e foulard, ma durante la giornata non facevano altro che indossare magliette a maniche corte e i primi pantaloni pescati dalla valigia, come tutti i componenti della troupe. Fu per questo che Yoongi si sentì rinato quando poté indossare i vestiti che aveva lasciato a Filadelfia. Uscì di casa completamente vestito di nero e si complimentò con sé stesso quando una ragazza, intenta a portare a spasso il cane, gli lanciò un'occhiata di apprezzamento.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now