Capitolo 1.

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⚠️⚠️ATTENZIONE⚠️⚠️: eccomi qua con una nuova storia. Ci tengo a precisare che non ho nulla contro nessuna delle persone che ricopriranno un ruolo poco simpatico, che amo il calcio e che, seppure tifo Cagliari, rispetto qualsiasi club e qualsiasi calciatore. Inoltre:
1)qualsiasi fatto e/o avvenimento sarà puramente frutto della mia immaginazione, niente di più.
2) ho deciso di inserire nella rosa della Fiorentina alcuni calciatori che ora non giocano più lì, ma che comunque, in passato, ci hanno giocato, ai fini della trama.
Ora vi lascio al primo capitolo, a presto e ditemi cosa ne pensate nei commenti. 🤭

Lo guardavo, da lontano. Attenta a non farmi notare dagli altri, nessuno doveva sapere quello che c'era tra noi, o forse quello che c'era stato tra noi fino ad allora.

Il locale era gremito di gente, nessuno faceva caso a me, seduta sola al bancone del bar, con gli occhi fissi prima sul drink e poi su di lui. Non potevo fissarlo spudoratamente, ufficialmente stava là con la sua ragazza.

Non so ancora perché avessi accettato il suo invito. Sapevo benissimo che sarebbe stato con lei. Ma sapevo anche che sarebbe stato con me dopo la festa. Avrebbe mollato la sua ragazza con una scusa qualunque, come faceva da un po' di tempo, e poi mi avrebbe raggiunto.

Mi sentivo uno schifo in quella situazione. Fare la sua amante mi faceva stare male, sia perché non era giusto moralmente, sia perché non stare sempre con lui, ma solo quando potevamo farlo senza essere scoperti, era devastante. Avevo provato a chiudere con lui, ma non riuscivo. Era più forte di me, mi attraeva come una calamita. Senza di lui non sapevo stare, che cosa patetica.

Finalmente si girò verso di me. I suoi occhi incrociarono i miei, senza farsi notare. Si passò la mano tra i capelli color miele e si morse il labbro inferiore, mentre mi scrutava. Bastava questo piccolo gesto per mandarmi in panne.
Ricambiai il suo sguardo con un sorrisino divertito sulle labbra, ma poi la sua ragazza tornò al suo fianco, lo prese per mano e lo portò a ballare, frantumando l'intesa che avevamo creato.

Sbuffai senza riuscire a contenermi. Non ne avevo nessun diritto, eppure la gelosia mi mangiava dentro. Sapevo quanto era intenso il rapporto tra noi, non poteva stare così anche con un'altra. Non era possibile. O con me sapeva fingere benissimo, o con lei non c'era nulla di solido. Eh beh, a me piaceva pensare che con me non sapesse fingere, che non sapesse mentirmi guardandomi negli occhi.

- Posso offrirti da bere?- mi girai verso destra e vidi un ragazzo che mi fissava con un sorrisino idiota stampato sulle labbra. Pensava di riuscire ad entrare nelle mie grazie, si sbagliava, e non di poco.

- Sto già bevendo.- tagliai corto, per riportare lo sguardo sul ragazzo per il quale mi ero scomodata per andare in quel locale.
Vidi che il suo sguardo era fisso su di me, mentre ballava con la ragazza. Anche da quella distanza riuscii a percepire la rabbia che irradiava i suoi occhi. Avrebbe voluto tanto far tornare al suo posto il tipo che ci stava provando con me.

Nel momento in cui sentii il tizio ridere, alzai gli occhi al cielo e gli rivolsi la mia attenzione per un attimo, sentendolo parlare - ma dai, che ti costa? Non credo che tu sia qua con qualcuno.-

- Scusa? Ma che modi sono? Accetta il rifiuto e sparisci. Che ti importa con chi sono?- gli lanciai un'ultima occhiata sprezzante e tornai a guardare il mio ragazzo. Se il suo sguardo avesse potuto, avrebbe fulminato il tipo accanto a me.

- Chiesa? Davvero?- mi girai di scatto verso il tizio sconosciuto, se la stava ridendo di gusto. - Tu pensi che uno così possa mai notare una come te? Lui è a livelli molto più alti e non frequenta le ragazze normali, per quanto bella tu possa essere. Lui fa parte di un altro mondo. E poi è fidanzato, e la ama, lo sanno tutti. Ti consiglio di lasciar perdere.-

Sbuffai rumorosamente, lasciai una banconota sul bancone e uscii. Avevo bisogno di allontanarmi dal locale. Senza nemmeno avvisare Chiesa, senza nemmeno guardarlo.

Inutile specificarlo. Le parole di quel tipo erano arrivate dritte al mio cuore, al mio stomaco e alla mia mente. Erano le mie paure più grandi, e le avevo appena sentite raccontare da uno sconosciuto. La paura di essere per lui niente, mi attanagliava ogni giorno.

In fin dei conti ero solo la sua amante. Potevo benissimo essere solo uno sfogo per lui. Erano sempre mille le scuse che lui mi dava, dicendomi che non poteva lasciare la ragazza, e io credevo a tutto, innamorata come ero.

Sentii qualcuno fare il mio nome e immediatamente capii chi fosse, ma non mi fermai. Qualcosa mi diceva di andare via, senza voltarmi più.

La sua mano mi strinse il polso e mi costrinse a fermarmi. - Dove vai?-

Mi girai verso Federico e scossi le spalle, facendogli allontanare la mano da me. Mentirei se dicessi che non mi si strinse il cuore, nel momento che nel suo viso si dipinse un'espressione delusa.

- Fammi andare via.- quasi lo pregai - Non possiamo continuare così.- mi sentii stupida nel momento stesso in cui lo dissi, non volevo stargli lontana, lo sapevo bene.

- Cosa vuoi fare, allora?- mi incalzò, temendo di sapere già la mia risposta. - Finirla qua? Se tu riesci fallo, perché io non ce la faccio. Non riesco, è più forte di me.-

Mi portai le mani sulla testa, esasperata da quella situazione. Avrei voluto urlargli contro e allo stesso tempo stringermi a lui, e non lasciarlo andare più. Mi faceva diventare pazza. Completamente.

- Perché, Chiesa?- mi avvicinai a lui e posai le mani sul suo petto. Indossava un abito nero elegantissimo, con sotto una camicia bianca, quanto era bello non saprò mai spiegarlo. - Perché mi prendi così? Cosa hai in più degli altri?-

- Avanti, gioco nella Fiorentina e sono stupendo.- smorzò la tensione lui, scherzando. - Ma quanto sei bella stanotte? Andiamo via.- mi prese per mano, improvvisamente, e fece per accompagnarmi alla sua macchina, ma lo fermai ridendo, era pazzo.

- Non puoi scappare dalla festa senza avvisare nessuno, tutti si chiederebbero dove sei, Chiesa.- scrollai le spalle ridendo, mentre lui si fece serio, tremendamente. I suoi occhi diventarono più scuri.

- Dio, non chiamarmi per cognome, mi piace troppo il modo in cui lo dici. Comunque corro dentro, mi invento una cazzata e torno.- mi porse le chiavi della sua auto, poi mi fece un segno con la testa indicando verso di essa - Aspettami lì dentro.-

Annuii distrattamente e lui ne approfittò per lasciarmi un bacio veloce sulle labbra. Lo guardai sconvolta e lo rimproverai, avrebbe potuto vederci qualcuno.
Inutile dire che lui se la rise di gusto, sapeva quanto quel piccolo gesto mi aveva reso felice.

Ero incredibilmente e irreversibilmente andata.

Un altro amore|| Federico ChiesaWhere stories live. Discover now