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L'agente sorrise stringendogli la mano e presentando i miei genitori e poi me che imbarazzatissima gli strinsi la mano dicendo "Ginevra, piacere" e cercando di sorridere senza sembrare strana eppure lui era Cesare Cantelli, quel Cesare Cantelli e stava per vedere il mio stesso appartamento. Susanna aprì la porta e io sperai solo che i miei genitori non mi mettessero in imbarazzo eppure, a giudicare dallo sguardo un po' contrariato di mia madre, forse sarebbe stato difficile. Neanche il tempo di pensarci che lei, a due gradini dal ballatoio, sputò un "non ci avevano detto che ci sarebbe stata la possibilità di una casa mista!". Volevo sprofondare, nonostante avesse ragione e io non fossi per niente pronta per quel genere di convivenza e nonostante mi chiedessi perché diamine questo tipo aveva deciso di condividere una casa con una sconosciuta pur avendo una ragazza. Ero decisamente confusa eppure riuscii a dire "non è un problema in realtà, mamma, nel senso a me non importa molto". Cercai di apparire disinteressata e feci spallucce per rafforzare la mia tesi.

La casa, nemmeno a dirlo, era spettacolare. Non era una di quelle case estremamente moderne ma nemmeno troppo datate, c'era una cucina abbastanza grande, un salottino con un divano color senape che sia io che Cesare guardammo adoranti, le stanze erano in fondo all'ingresso, dove si apriva un corridoio che portava alla zona notte con le camere e un bagno, beh in un appartamento per due non potevo aspettarmi un bagno tutto per me, pensai mentre andavo verso quella che Susanna aveva detto essere la mia stanza. Appena aprii la porta rimasi colpita dalle finestre che illuminavano l'ambiente esattamente come volevo io, il sole ancora brillava abbastanza in alto e faceva luce su una scrivania bianca e su un armadio in legno molto grande. Era la mia stanza e dovevo convincere anche i miei, per forza.

Li chiamai entrambi in camera e iniziai a parlare frenando subito mia madre e le sue proteste: "questo posto è stupendo, il prezzo è super conveniente, è vicino l'università ed è perfetto per me. So che voi avete fiducia in me, l'avete sempre avuta, sapete che posso vivere in questa casa e sapete che posso vivere con questo ragazzo. A me non interessa minimamente di chi abiterà dall'altra parte della casa, questa è la mia stanza, ne sono certa. Datemi un mese di tempo, qualsiasi cosa dovesse andare storta sarò io la prima a cambiare casa". I miei genitori sembravano abbastanza colpiti perciò rincarai la dose con un "se volavate dimostrarmi che vi fidate di me è il momento giusto per farlo, fatemi scegliere questa casa, vi prego". Si guardarono e mi guardarono. Fu mio padre a parlare per primo e disse: "un mese, se le cose hanno anche un solo intoppo cambi casa". Li abbracciai nel momento in cui Susanna, seguita da Cesare entrò nella ormai mia stanza sorridendo "vedo che siete soddisfatti!" esclamò camminando verso di noi. "Saremo coinquilini, quindi?" disse il ragazzo che era invece rimasto appoggiato sullo stipite della porta con un mezzo sorriso, lo guardai e annuii restituendogli il sorriso. Forse sono un po' nei guai.

I miei partirono per tornare a casa la sera successiva, dopo aver firmato il contratto con Susanna, promettendo di inviarmi tutti gli scatoloni per il trasloco. Dopo averli accompagnati in stazione a averli salutati con un paio di lacrime di troppo m'incamminai verso casa guardando il tramonto su questa città magica. Potevo finalmente dire che c'era della magia: ero lì da appena tre giorni e già era successo qualcosa di talmente assurdo che se avessi provato a raccontarmelo probabilmente avrei finito per non crederci. Nelle mie cuffiette passarono per caso i rovere e sorrisi pensando che forse un giorno avrei potuto incontrarli davvero. Arrivai a casa per la prima volta da sola e aprendo la porta notai che era chiusa a chiave, probabilmente Cesare ancora non era arrivato. Sistemai le ultime cose della valigia, feci una doccia e finalmente mi misi i vestiti da casa, mi sedetti con il computer sul divano di cui mi ero innamorata a prima vista e iniziai a sistemare gli orari dell'università, che sarebbe iniziata di lì a una decina di giorni. Guardai i testi da comprare, il materiale e mi segnai gli indirizzi delle varie sedi in cui avrei dovuto seguire le lezioni. Talmente immersa nella vita che stavo per iniziare non sentii la chiave nella porta, tant'è che saltai sul divano non appena la figura di Cesare fece capolino nel salotto con un allegro "Ciao!".

"Oddio scusa, non volevo spaventarti" disse ridendo e sedendosi sul divano "ma figurati!" risposi chiudendo il computer e facendogli spazio. "Ero troppo concentrata a guardare tutta questa roba che mi tocca fare fra qualche giorno" continuai e così iniziammo a parlare un po' di noi e di quelli che potevano essere i nostri progetti. Quando si arrivò a parlare di Space Valley mi sembrò corretto dire che già sapevo cosa fosse. "Ci conosci?" disse sorpreso, io alzai le spalle e annuii dicendo "non che vi segua da molto, è un annetto che vi conosco e ho avuto il tempo di recuperare praticamente tutti i vostri video. Mi dispiace di non avertelo detto prima" aggiunsi un po' colpevole "non volevo sembrare strana" lui nel frattempo si era fatto un po' più serio "vivere con una fan sembra strano" sentenziò fissando un punto indefinito del muro di fronte a lui. "Non ho mai detto di essere una fan" risposi un po' acida, sinceramente mi dava fastidio essere scambiata per una di quelle che perdeva la testa o che li fermava per strada in maniera molesta "ho visto i vostri video, mi fate ridere, tutto qua" finii la frase alzandomi dal divano diretta in camera. Chiusi la porta e mi buttai sul letto, di certo non speravo di essere sua amica ma una convivenza doveva pur avere dei buoni presupposti e questi non mi sembravano affatto buoni. Sentì bussare la porta "vieni" dissi tranquilla, non ero arrabbiata, anzi immaginavo come si dovesse sentire ma nessuno sopporterebbe di essere giudicato senza nemmeno essere conosciuto.

Cesare aprì la porta e rimase poggiato sullo stipite con la spalla "mi dispiace" disse con la bocca un po' storta, io sorrisi "non devi dispiacerti, io non conosco te e tu non conosci me, ci sta all'inizio" risposi invitandolo con un cenno del capo ad entrare. Si sedette sulla scrivania e ricominciò a parlare dei ragazzi, del loro canale, del casino che combinavano e ridemmo un sacco. "Un giorno magari te li faccio conoscere" disse aprendo un sorriso gigante "beh se credi che possa saltargli addosso e rubargli brandelli di carne no, eh" risposi ridendo e alzando un sopracciglio "okay ho esagerato prima, ma ti posso assicurare che non è facile il rapporto con le fan, hanno tutte questo problema di non riuscire a capire quale sia il limite che separa una persona da un personaggio. Inizialmente non lo capivo nemmeno io ma adesso il Cesare davanti la telecamera e quello dietro sono senza dubbio diversi, capisci cosa intendo dire?" annuì seria e gli dissi che non avevo assolutamente intenzione di invadere i suoi spazi o di oltrepassare qualsiasi confine, eravamo coinquilini e ovviamente ci sarebbe voluto un po' prima di poterci capire bene e a pieno. "Però effettivamente potrei creare sei altarini qui dentro e mettere delle ampolle con i vostri capelli, che te ne pare?" dissi seria fissandolo, lui spalancò gli occhi e io iniziai a ridere "sto scherzando, idiota!" lui afferrò un cuscino che era rimato a terra e me lo scagliò addosso ridendo e dicendo "ti piacerebbe avere i miei capelli eh? Non li avrai mai!" urlò teatrale.

Decidemmo di ordinare da mangiare, nessuno dei due aveva ancora fatto la spesa, perciò lui cercò un posto su Just Eat che definiva "sublime" e ordinammo due pizze e due birre, dopotutto non potevamo non brindare ai nuovi inizi. Nonostante insistetti un sacco decise di offrire la pizza dicendomi che sicuramente avremmo avuto tempo per farci favori a vicenda! Dopo cena scappò in stanza a montare un video e io, dopo aver sistemato le cose in cucina feci una veloce chiamata ai miei genitori e crollai addormentata molto presto, immaginavo che Cesare avrebbe fatto tardi perciò gli urlai una buonanotte dalla mia camera ricevendo un "notte Gin" ridacchiato dall'altra parte. Sprofondai subito dopo e sinceramente non credo sognai, quello era già abbastanza per potermene permettere altri! 


Salve, è la prima volta che parlo, comunque spero vi possa piacere almeno un po'. L'inizio sembra un po' lento ma voglio sistemare bene le cose prima di andare avanti per non rischiare fraintendimenti. Ovviamente io Cesare così come gli altri ragazzi li conosco poco quindi in sostanza se sbaglio qualcosa nel descriverli mi scuso, è tutto frutto dell'immaginazione e della noia da quarantena, okay? Se avete qualcosa da farmi notare vi prego ditemelo perché mi fa immensamente piacere e nulla, a presto.

Chia.

PS. Il nome Ginevra non vi sembra spettacolare? Boh io lo amo.

(e non) - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now