11.

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L'ultimo dell'anno. Tutti si sentono così inutilmente spavaldi il 31 Dicembre. Io spavalda non mi ci sono mai sentita, ho sempre avuto paura di tutto e in particolare avevo paura di quello sguardo che Cesare mi aveva lasciato addosso prima che mi scostassi da lui il giorno precedente.

Il campanello suona avvisandomi dell'arrivo di Gaia, che avrebbe pranzato con me, mentre Cesare era andato a pranzo dai suoi e a lasciargli Chewbe.

"Ehi pulcino!" dico aprendo la porta e abbracciandola. Sono riuscita a legare molto con lei, la sua gentilezza e i suoi modi carini si sono fatti piano spazio facendola diventare una compagnia fondamentale in questo periodo. Le dicevo fin troppo spesso che lei e Nic erano una delle più belle coppie che avessi mai visto. Insieme avevano una grande sintonia, data anche dal fatto che erano molto simili.

"Dov'è Cesare?" chiede lei tirando fuori i piatti. "Dai suoi, ha accompagnato Chewbe e si è fermato lì a pranzo" rispondo scegliendo il formato di pasta. "Avete parlato?" mi domanda delicata guardandomi. Scuoto la testa. "Cosa potrei dirgli? Mi manda una rosa dicendomi che di base la nostra conoscenza è impossibile, poi mi dice che lui e Elena si sono presi una pausa" rispondo con un sospiro "sono confusa, Ga" concludo tirando fuori i fusilli.

"Io e Nic siamo insieme ormai da otto mesi e in questi mesi non ho mai visto Cesare avere dubbi su lui e Elena, qualcosa dovrà pur significare, no?" dice lei.

Alzo le spalle e cerco di cambiare argomento. "Che ti metti stasera?" chiedo con un sorriso. "Ho trovato un vestito di velluto verde bottiglia stupendo nell'armadio di mia sorella! Tu?" risponde passandomi il sale. "Non ne ho idea, sono una frana su queste cose" dico mentre aspettiamo che la pasta raggiunga i minuti di cottura.

Dopo pranzo sistemiamo la cucina e Gaia mi convince ad andare a spulciare nel mio armadio alla ricerca di qualcosa di carino. Dopo una mezz'ora decidiamo che una gonna di pelle con una camicetta bianca un po'trasparente possono andare. Fisso il tutto un po'indecisa pensando già a che effetto avrebbero fatto quelle trasparenze sui miei fianchi.

"Ma se mettessi il pantalone nero con la camicia rossa?" provo io. "Ma non stai andando ad un colloquio di lavoro! E poi Nic ha sistemato l'illuminazione in modo da rendere tutto un po' più soffuso, non si noterà nemmeno la tua camicetta" dice alla fine con una punta di tenerezza e comprensione nella voce. Mi stupisco di come abbia capito in fretta cosa mi preoccupava e le faccio un sorriso cercando di rassicurare entrambe.

Quando Gaia va via io inizio a sistemarmi, rendendomi conto di avere comunque un paio d'ore di tempo. Mi faccio una lunga doccia provando a togliermi dalla mente gli occhi del mio coinquilino ma sono lì. Penso a come quel verde abbia lottato con il mio marrone il giorno precedente, quando ho dovuto fare appello a tutta la mia razionalità per non spingermi di nuovo sulle sue labbra.

Sospiro uscendo con le goccioline che mi fanno rabbrividire e mi guardo. Il minimo indispensabile, prima di provare la solita sensazione di disgusto che scaccio scuotendo la testa e mandando qualche goccia sullo specchio. Apro la porta e vado verso la mia stanza.

"Ehi" sento dire appena metto piede fuori dal bagno con il mio asciugamano legato un po'a caso. "Non sapevo fossi rientrato, non ti ho sentito" dico imbarazzata al mio coinquilino mentre mi dirigo verso la mia stanza. Mi segue ma resta sulla porta. "Andiamo con la mia auto stasera?" dice con un sorrisino indecifrabile. "Se non ti va di bere a me va bene" rispondo iniziando a tremare per il freddo "mi fai vestire?" aggiungo infatti guardandolo seria.

"Credevo venissi così" scherza lui ridacchiando. "Sei un'idiota" rispondo ma non trattengo un sorriso, mi piaceva prenderci in giro in maniera bonaria. "Non staresti affatto male e forse nemmeno senza staresti male" dice lanciandomi un'occhiata leggermente maliziosa e girando verso la sua stanza. Sospiro cercando di far defluire il sangue dalle mie guance e chiudo la porta iniziando a vestirmi per la serata. Eppure questo lato un po'provocatorio di Cesare non abbandona la mia mente, anzi, per la prima volta mi porta a voler provocare a mia volta. Guardo i vestiti per la serata e stavolta, forse, sono meno preoccupata all'idea di indossare qualche trasparenza in più.

(e non) - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now